La grande trollata

sILVIO MARCIODiciamocelo: la galassia mediatica rossonera se non brilla per spirito di ribellione, l’aria che si respira ad Arcore è sempre riuscita ad annusarla. Nell’ estate 2009 dopo l’ addio di Kakà le fanfare erano riposte nell’ armadio e la sensazione che il mercato sarebbe stato in stile raccolta punti della Lidl era chiara, idem in quella del 2012. Viceversa nel 2010, nonostante tre mesi di immobilismo o quasi, con un Boateng preso solo grazie all’ aiuto del Genoa, un cauto ottimismo non era mai mancato ed il finale spiegò bene il perché.

Quest’ anno le fanfare sono state suonate a lungo, le visite del vecchio a Casa Milan, il raduno, l’ innamoramento del boss per Inzaghi, il famoso “per Inzaghi c’è voglia di spendere”, la disponibilità in un anno senza coppe di investire per ridare nuova linfa al club e non commettere errori reiterati, ma andiamo con ordine.

Nei primi incontri dai soliti ben informati è emersa la necessità di sfoltire la rosa e dare una mazzata ad un monte ingaggi effettivamente assurdo se rapportato alla qualità presente.

“Se parte Kakà ne arriva uno forte”

Kakà se ne va il 30 di giugno, addirittura sul sito di riferimento per l’ informazione rossonera qualche giorno prima si scriveva un pezzo dal titolo “Se vuoi bene al Milan, rescindi”. L’ uomo di quel periodo, se ve lo foste scordati, era Iturbe.

Poco dopo anche Matri se ne va.

Suma sottolinea che troppi giocatori non vogliono lasciare il Milan e questo rende difficoltoso limare lo spazio salariale per poter aumentare il budget. Lasciando stare i vari Zaccardo ed Essien (capolavoro del re del mercato, cit. Ruiu), il vero bloccamercato diventa Robinho ma nel mondo dell’ informazione rossonera non viene meno manco per un attimo la convinzione che il presidente abbia voglia di rinforzare la squadra.

Anche Robinho se ne va e continuano i summit, summit che dovrebbero presupporre una situazione in evoluzione, altrimenti te ne stai a casa se già sai.

“Diciamo le cose come stanno: se Balotelli avesse fatto un gran Mondiale, il mercato del Milan sarebbe potuto partire con fuochi d’ artificio”, recita Suma in un suo pezzo.

Dunque l’ asticella è stata alzata: per finanziare il mercato, ora passato a Cerci come unica richiesta tecnica di Inzaghi, è necessaria una cessione eccellente. Nelle varie trasmissioni locali lo stesso sottolinea in continuo come in serie A le grandi operazioni in entrata siano ormai finanziate esclusivamente da cessioni eccellenti.

Balotelli viene venduto ad un club, il Liverpool, che ha acquistato nelle medesima estate Lallana a 30 milioni e Lovren a 25, a 20 milioni. Liverpool che però aumenta l’ ingaggio al giocatore di ben 1,5 milioni all’ anno.

La frenesia che parte da Jackson Martinez , passa per Destro e arriva a Falcao (nel frattempo sparisce l’esterno d’attacco, cercato per un’intera estate, dalle priorità), si esaurisce in due/tre giorni. Il sostituto e gli altri rinforzi nel frattempo non arrivati dovranno costare la bellezza di zero euro.

“I soldi incassati dalla cessione di Balotelli serviranno per il bilancio”. Suma pronuncia queste parole a testa bassa in uno studio televisivo, lui che fino ad un mese e mezzo prima, in una per entrambi stucchevole querelle che va avanti da mesi, accusava Serafini di essere un soldato giapponese non ancora arresosi.

Li ha fregati tutti. E tra Galliani che si lamenta di non avere proprio il braccio in questo periodo, lo stesso Suma che evidenzia una Roma che mentre vende Benatia fa fare le visite mediche a Manolas, comprendendo il malumore dei tifosi senza tacciarli di ingratitudine per una volta, e perfino il lisergico Pellegatti che ammonisce a non servire caffè che lascino un ricordo schifoso del ristorante, chiaro riferimento alla fase storica del ciclo berlusconiano, addirittura si percepisce un sommesso malumore tra chi la vita in rossonero l’ ha sempre trascorsa al coperto a ben allineato.

Perché l’ ha fatto? Perché non ha fatto capire da subito che i rubinetti non solo sarebbero stati chiusi ma avrebbero preteso pure indietro qualche litro d’ acqua? Non c’ erano per una volta motivazioni propagandistico – politiche, il patto del Nazareno e l’attiva collaborazione col suo clone giovane e grassottello dovrebbero essere garanzia sufficiente per una serena vecchiaia, richieste di sette anni di carcere hanno iniziato a trasformarsi magicamente in assoluzioni “perché il fatto non sussiste”.

Avrebbe potuto continuare a lamentarsi con la formula “pensate a me che piango e pago”, spesso venduta con successo ai pensionati che affollano i suoi comizi.

Per il vostro umile scrittore le chiavi di lettura possono essere tre.

Si sta lavorando alacremente per ridurre disavanzi in bilancio ed incassare di più da un’eventuale cessione del club al netto dell’indebitamento. Da notare che il “famoso” 30% delle quote del club per le quali aveva inviato in giro la figlia, per pochissimi giorni in realtà, viene valutato in 300 milioni di euro, più o meno l‘ammontare dell’attuale esposizione verso le banche. Strano eh?

Ma in questo caso, visto che ci si trova alla fine della corsa, forse avrebbe maggior senso tenere un profilo basso, evitando di far dire alla figlia che “mio padre ha ritrovato entusiasmo, c’è voglia di investire nel Milan da parte della mia famiglia”.

La seconda non è da escludere: Galliani avrà pure contribuito in maniera decisiva all’ assegnazione dei diritti per il calcio a Mediaset, un affare da parecchi milioni che potrebbe aver salvato Cologno Monzese dal baratro, rendendola appetibile anche per un’ eventuale vendita, ma senza dimenticare il Moggi già preso nella primavera 2006 prima di Calciopoli e la finta/verissima lettera recapitata a Biscardi nel maggio 2013 in cui parlava di profondi rinnovamenti a livello dirigenziale, ci sono altre cose dell’ ultimo tormentato anno che non può dimenticare.

Il 29 novembre, approfittando di una delle rare vittorie del Milan in quel periodo e due giorni dopo la decadenza da senatore, in un momento non certo felice l’ amico di sempre decide di replicare alle accuse di Barbara minacciando dimissioni per giusta causa e reclamando una buonuscita non indifferente. La buffa creatura a due teste in dirigenza nasce in quel periodo e per quel casino, il rinnovamento (Sogliano D.S. vi posso garantire che era sicuro a novembre) si ferma alle dimissioni di Braida, e un oscuro travèt di via Turati, tale Maiorino, diventa il nuovo, “potentissimo” D.S.

L’ allenatore voluto dal vecchio sin da quando diede l’ addio al Milan da calciatore, Seedorf, viene osteggiato dal cravatta gialla sin dall’inizio – non trattieni a forza l’ allenatore della primavera ad un passo dalla sua prima squadra in A se non hai nulla da offrirgli in cambio – , normali contrasti e problemi della rosa vengono esacerbati con la complicità delle marionette con tesserino da giornalista che gravitano attorno al sole malato e pelato del Milan, arrivando al punto di poter tenere il tecnico solo cacciando mezza rosa di insorti. Ancora prima dell’esonero ufficiale dell’ olandese, Galliani si fa vedere in giro alla gare della primavera con picchetti d’onore della prima squadra, si presenta al vertice in cui si doveva discutere del futuro tecnico direttamente con lui al fianco, imponendo di fatto una candidatura pesantissima e portando con la cacciata dell’ ex culone preferito ad un bagno di sangue da dieci milioni lordi per due anni.

Alla luce di quanto detto, Berlusca potrebbe non aver accettato di buon grado un simile golpe con presa di potere assoluta, decidendo a questo punto di spostare l’ intera responsabilità della stagione attuale su Galliani e la sua scelta tecnica, senza mancare ovviamente di metterlo nelle peggiori condizioni possibili per lavorare: a rubinetti totalmente chiusi e vampirizzando per le casse societarie qualsiasi eventuale entrata.

L’ ipotesi è ovviamente farina del mio opinabilissimo sacco, e potrebbe indicare una forzatura della mano di Galliani a mollare prima o poi l’ osso, minacce di buonuscita o meno.

Ce ne sarebbe anche una terza, una brutta per davvero: è tutto a posto così.

Il vecchio non conta davvero più nulla e a parte la paghetta e la fidanzata giovane con cane brutto, niente altro è concesso. Ai due figli di primo letto alla guida di Mediaset e Mondatori, già scottati dall’ annuale migrazione di pezzi di futuro asse ereditario in direzione Veronica Lario e figlioli, un Galliani che soffochi qualsiasi velleità di emergere di Barbara nella galassia del decadente impero va benissimo, basta che il Milan all’ azienda costi zero o quasi, nell’ attesa che qualcuno se lo compri, e visto che non è più un peso eccessivo se lo compri alle cifre che vogliono loro.

Ambizioni sportive? Non avrebbero più dimora ufficialmente.

Vendite di qualsiasi giocatore emerga con questi colori addosso? Se necessarie per non metterci un euro, sicuramente.

Fuga dei marchi di livello mondiale che contribuiscono al celebrato fatturato? Immediata alla scadenza dei rispettivi contratti.

Ritorno del Milan da dove si è sempre vantato di averlo preso? Oddio, questa è tosta, ma la morte di rugby, volley e hockey a Milano porta la firma del medesimo casato.

Che dire, è il karma. Noi milanisti dai 35 anni in giù stiamo pagando il fatto di esser stati troppo piccoli o non ancora nati quando il Diavolo soffriva in B e vivacchiava in serie A nell’ assoluta incertezza, mi spiace per i fratelli maggiori di tifo che non si meritavano il bis, sinceramente.

E’ anche vero che forse un giorno tutto questo sarà solo un ricordo che renderà ancora più belli altri momenti e forte la nostra passione, voglio perciò salutarvi con le parole del grande Enzo, un rossonero che ovunque sia sarà incazzato come noi col suo Milan, ma che amava ridere in faccia alla vita…

“E allora sarà ancora bello
Quando ti innamori
Quando vince il Milan
Quando guardi fuori
E sarà ancora bello
Quando guardi il tunnel
Che è ancora lì vicino e non ci credi ancora
Ne sei venuto fuori e non ci credi ancora
E ci hai la pelle d’oca e non ci credi ancora”

8 comments for “La grande trollata

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