2 settembre 2014. Il nostro ad si presenta con uno dei suoi sorrisi più smaglianti ed affila la lingua, pronto per l’ennesima autocelebrazione. Accanto a lui, l’ultimo colpo a sensazione, arrivato ça vans sans dire, a parametro zero. Intorno, la solita platea di giornalisti, pronta a tessere le lodi del Condor, a fare da marionette nello spettacolo già imbastito. Poco importa che in passato, a zero, siano arrivati molti più pacchi rispetto a quelli che si sono rivelati affari. Poco importa che tutto (e più) il risparmio sui cartellini finisca in ingaggi e che il Milan sia virtuoso solo per chi analizza superficialmente.
E’ il giorno della presentazione di Fernando Torres, (ex) fuoriclasse spagnolo che ha vinto tutto ciò che si poteva vincere, sia a livello di Nazionale, sia a livello di club. Arriva per sostituire il partente Mario Balotelli, con una formula fantasiosa: prestito biennale, fino alla scadenza del contratto con il Chelsea, poi un ulteriore anno in rossonero. Tutti contenti: il Chelsea non fa minusvalenza e si libera di parte di un ingaggio pesante ad un panchinaro (già lo scorso anno non era titolare fisso, poi d’estate è arrivato un certo Diego Costa), il giocatore non rinuncia ad un euro del suo lauto ingaggio, il Milan ha un nome altisonante da offrire a folla e sponsor.
Come ovvio che sia, ben preparate nei giorni precedenti, fioccano le cazzate: si parte da un Torres che ha battuto un sacco di record nei test fisici di Milan Lab (caspita, e dire che l’anno prima li aveva battuti Kakà!), poi la lustratina al palmarès dello spagnolo, la solita storiella su quanto sia stato difficile convincere Mourinho ed il Chelsea a liberarsi del suo centravanti di riserva, 30enne, in netta fase calante, e con un ingaggio da superstar assoluta. Tra i vari, spicca Franco Ordine (sorpresona!), che si rivolge a Galliani chiamandolo “signor Condor”.
Insomma, il consueto teatrino, a malapena tollerabile in caso di scelte vincenti, ridicolo in ogni caso, con un messaggio chiaro: il Milan con Torres ha acquistato un signor centravanti, che può far la differenza in Serie A e riportare i rossoneri nella massima competizione europea.
Passano tre mesi, e sul centravanti spagnolo è calata l’ombra. Un goal ed una buona prestazione al debutto, poi una serie di apparizioni opache, con conseguente discesa, lenta ma inesorabile, nelle gerarchie. Da titolare fisso, a titolare che ruota, a riserva, fino ad essere scavalcato anche da Pazzini. Domenica, in Genoa-Milan, con la squadra sotto ed Inzaghi che butta dentro tutti gli attaccanti, gli è stato preferito perfino Niang.
La cosa più preoccupante per Torres è come l’intera comunicazione rossonera stia pompando in maniera ossessiva la storiella di Menez centravanti: un’idea estiva di Inzaghi nata dalla necessità e poi trasformatasi in scelta preferita dal tecnico rossonero. Negli ultimi giorni, ne abbiamo lette di tutti i colori su questo fantasista scostante, capace di alternare giocate meravigliose a pause lunghissime, partite in cui vince quasi da solo a lunghi, irritanti, incontri, in cui prova a dribblare anche i guardalinee e non combina niente. Probabilmente, anche se non sono del tutto convinto, attualmente è il meno peggio che passa al convento, in quanto unico a potersi inventare la giocata dal nulla, ma non so quanto sia buono affidare l’intero reparto offensivo ad uno così altalenante nel rendimento. Sembra di leggere la descrizione di Balotelli? Beh, non è che si vada così lontano…
Dicevo… Negli ultimi giorni su Menez ho letto e sentito castronerie del tipo “centravanti puro”, “al PSG faceva lui la prima punta, con Ibra che gli girava intorno”, fino all’incommentabile “centravanti più tecnico della storia del Milan”. Tutte queste boiate, alcune ribadite anche da dichiarazioni ufficiali dei nostri prodi ad e mister, significano solo una cosa: non potendo dire apertamente che si è costretti a schierare un fantasista da centravanti per le carenze dei giocatori che lo sarebbero di ruolo, si esalta il francese al massimo, ingigantendo gli alti e coprendo i bassi, facendolo passare come grande intuizione del mister.
In base a ciò, per Torres sembra arrivata una bocciatura difficile da ribaltare, considerato quanto Inzaghi straveda per Menez, come consideri che il francese renda al meglio da prima punta, e visto quanto gli piace il 4-3-3. Le prestazioni, finora opache, dello spagnolo sembrano dar ragione ad Inzaghi nella scelta, ma in ogni caso pongo alcuni distinguo:
- A Torres non sono state date quelle 5-6 partite di fila da titolare per poter trovare condizione (altro che record di Milan Lab!) e sincronismi con i compagni, mentre Menez è stato tollerato e schierato praticamente sempre anche durante un mese abbondante in cui ha fatto pena
- La manovra del Milan non esiste, c’è grande difficoltà a mettere in fila tre passaggi, figuriamoci nello sviluppare trame di gioco, quindi in questo caso è meglio uno che parte da dietro e magari ogni tanto ti azzecca l’azione in cui ne salta tre, anche se anarchico ed egoista come Menez, rispetto ad una punta centrale più classica come Torres. Senza contare che il 4-3-3 con Honda in fascia è penalizzante per un centravanti rispetto al 4-2-3-1 con il giapponese suggeritore (so che ad alcuni non piace, ma Keisuke è quello che sa mettere i palloni più puliti dell’intera rosa)
Vero, sono delle attenuanti per uno che, per quello che si è visto per ora, sembra l’ennesimo giocatore sul viale del tramonto che è venuto a strappare un lucroso pre-pensionamento a Milanello, ma sono piuttosto forti e danno comunque a Fernando un minimo beneficio del dubbio.
A tal proposito, gradirei che nei prossimi giorni qualcuno dei giornalisti sorridenti alla presentazione del Niño tirasse fuori una domanda sullo spagnolo, chiedendo sulle sue condizioni e sul perché del suo continuo scendere nelle gerarchie, ricordandosi che è il giocatore più pagato della squadra ed era considerato il fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva. Ma, dato che questi giornalisti vogliono tornarci a Milanello, la vedo piuttosto dura.
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