Mirabelli, Fassone, Gattuso e il mercato

Comprendo lo sbandamento del tifo milanista. Dopo un mercato esagerato vissuto stile Inter anni ’90 – ma non poteva essere altrimenti per un tifoso a digiuno da anni, seduto di fronte a una tavola riccamente imbandita – si è ritrovato catapultato in una stagione a tinte nerassurde d’antan, con la conseguente figura epocale di palta di cui dall’altra parte del naviglio sono scafati collezionisti e quindi abituati ad assorbire il colpo nei numerosi anni di magra. Per il tifoso milanista, viceversa, la situazione attuale costituisce una amara novità, almeno per chi non ricorda il Capello bis, conclusosi con il decimo posto in campionato in una stagione che vedeva il Milan partire addirittura come favorito per lo scudetto, dopo un mercato voluto e gestito dal tecnico friulano, tornato sul cavallo bianco dopo i successi madrileni.

Come nella migliore tradizione, dopo lo sbandamento iniziale è iniziata la caccia al colpevole, che ha visto susseguirsi come preda di caccia nell’ordine Montella, Mirabelli, il preparatore atletico, i calciatori, specialmente i nuovi dai quali ci si aspettavano meraviglie, lo stesso Fassone,accusato di aver illuso i tifosi con slogan tornati indietro come un boomerang, Li Yonghong colpevole di non essere uno sceicco e di aver scelto Fassone e Mirabelli. Superato il problema Montella con Gattuso, già nel mirino di alcuni per le scelte di domenica e le dichiarazioni post partita, non rimane che valutare le altre componenti societarie.

L’ormai vituperato mercato estivo aveva portato al Milan tre dei migliori calciatori dello scorso campionato, Biglia, Conti, Kessie (quest’ultimo conteso a suon di milioni con la Roma), Bonucci, colonna difensiva dei gobbi bifinalisti in CL, concupito da Guardiola, Musacchio, centrale difensivo della seconda miglior difesa della Liga, Ricardo Rodriguez, miglior terzino sinistro degli ultimi mondiali, Andrè Silva, centravanti del Portogallo, incoronato da CR7, considerato dagli addetti ai lavori l’attaccante emergente del calcio europeo insieme a Dolberg, Calhanoglu, trequartista e talento emergente nel calcio tedesco campione del mondo, alfiere del gegen pressing proposto dal Bayern Leverkusen, ma proveniente da uno stop di 4 mesi per squalifica, Kalinic, centravanti esperto più utile che bello,  preso per colmare la lacuna di una punta abile a tenere palla e far salire la squadra, Borini, onesto mestierante, buono per la panchina.  Letti uno ad uno questi nomi, se potessi cancellare gli ultimi quattro mesi, ancora adesso in buona parte mi entusiasmano.  Più che sulle individualità, si può casomai discutere su come è stata costruita la squadra. Ad esempio avrebbe potuto essere più intelligente utilizzare i 40 milioni di Bonucci per prendere un esterno d’attacco e/o un ulteriore centrocampista. Ma Bonucci (così come Kalinic) è stato un acquisto fortemente voluto da Montella e d’altra parte non si ha alcuna certezza che altri giocatori presi per ruoli diversi si sarebbero immediatamente integrati senza essere coinvolti nel marasma generale.

Il punto è che quando si ricostruisce una squadra daccapo lo sbaglio è dietro l’angolo e più giocatori si comprano più diventa complicato  assemblarli .I più vecchi ricorderanno che la prima campagna acquista di Berlusconi, seppur limitata a pochi nomi, dato che comunque si partiva, almeno in difesa, da una base importante, venne comunque in buona parte sbagliata o  bocciata dai più. Giovanni Galli a parte, Galderisi (nazionale italiano) e Bonetti, pagati a peso d’oro.si rivelarono due clamorosi flop. Anche la prima stagione dell’emergente Donadoni ebbe pochi luci e molte ombre, tanto che era in dubbio la sua permanenza per l’anno successivo. Per fortuna, all’epoca si ebbe la pazienza di aspettarlo. A mio avviso per giudicare la campagna acquisti estiva con cognizione di causa senza incorrere in premature bocciature bisognerà attendere il prossimo anno, con un tecnico che sia in grado di sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori di oggi e di giovarsi dei 2/3 innesti necessari, come avvenuto all’Inter quest’anno. Ci vuole tempo, ma pensare di ricostruire tutto in un’unica campagna acquisti senza passare per errori, aggiustamenti e integrazioni da fare in più mercati è utopistico. Si guardi nel post Ferguson quanto tempo c’è voluto al Manchester United per tornare competitivo a livello nazionale, pur con tutti i milioni profusi.

Prendiamo un giocatore come Calhanoglu, abituato a un’altra realtà e a un calcio ben più dinamico di quello proposto da Montella, si è ritrovato in una squadra con poca corsa in cui il movimento senza palla è considerato un mero optional.  A chi doveva fare gli assist? Immaginiamo il turco in una squadra con Conti rientrato a tempo pieno,  altri due giocatori di gamba da prendere l’anno prossimo e un tecnico che più che il controllo del pallone attraverso un palleggio in orizzontale ricerchi la velocizzazione e la verticalizzazione, avvalendosi di un buon preparatore atletico . Io credo che valga aspettare Calha così come altri giocatori, poi il prossimo anno si tireranno le somme, separando il grano dal loglio.

A quanto sopra ovviamente segue che anche per giudicare l’operato di Mirabelli e Fassone bisognerà avere pazienza; d’altra parte anche a Paratici e Marotta venne dato il tempo di sbagliare e di rimediare agli errori fatti, fermo restando che Fassone non è un uomo di campo e dovrà essere giudicato, soprattutto dai cinesi, per quanto è di sua competenza. Il “passiamo alle cose formali” della scorsa estate era uno slogan simpatico inventato in un momento in cui la dirigenza stava facendo cose eccezionali. Perché annunciare ogni settimana uno o due  giocatori, emergenti o affermati, per completare buona parte della rosa i primi di luglio, al di là del revisionismo storico di queste settimane, rimane  qualcosa di mai visto nel calcio italiano.  Tantomeno ricordo proclami di vittorie, ma rivendicazioni di voler lottare per un posto in CL. Se poi in molti la scorsa estate si erano illusi (magari suggestionati dalle chiacchiere di quegli stessi personaggi che solo oggi bocciano il nostro mercato estivo) che questa stagione potesse essere una passarella trionfale dalla quarta posizione in su, affari loro. Non vedo cosa c’entrino Fassone o Mirabelli. Le colpe di Fassone sono altre, come l’aver acceso la miccia con le dichiarazioni pubbliche rese nel post Sampdoria, così dimostrando di  conoscere poco le dinamiche connesse al campo da gioco rispetto a quelle relative al campo finanziario.

Due parole su Gattuso. Sentir dire, anche dai milanisti, che non è un allenatore, come non lo erano Inzaghi, Brocchi o Seedorf (quest’ultimo certamente non bruciato dal Milan) fa male, oltre che essere sbagliato. Gattuso, al contrario dei colleghi, non ha allenato  solo la primavera (Seedorf nemmeno quella): comunque lo si consideri ha fatto la gavetta, come la aveva fatta Conte prima di passare ai gobbi, dunque dire “non è un allenatore” è una cattiveria gratuita. Ciò premesso, a meno di mirabilie al momento non ipotizzabili, è presumibile che l’anno prossimo la dirigenza vorrà affidarsi ad un tecnico di nome, più esperto. Io spero che la mission principale che sia stata data a Gattuso sia quella di trovare un sistema di gioco che, oltre a dare equilibrio, permetta di valorizzare le qualità dei nuovi arrivati. In tal senso, mancando Conti, sarebbe opportuno accantonare finalmente una difesa a tre che non ha più motivo di esistere e passare a un 442 o un 4312, con il turco trequartista e Kessie Locatelli nel ruolo di mezzala che più gli si addice. Se si riuscisse ad avere le idee più chiare sullo scorso mercato estivo, si potrebbe risparmiare tempo per la prossima stagione e investire al meglio le risorse disponibili nel prossimo mercato, in attesa di sapere se per il voluntary agreement il semaforo segnerà verde o rosso.

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