Stavolta non vincono

Champions League 2007

Champions League 2007

23 maggio 2007.
Atene; ancora Atene. Come 13 anni prima.
Liverpool; ancora Liverpool!

“Tanto stavolta non vincono” continuavo a ripetermi. Un mantra che sussurravo tra me e me, non per farmi coraggio ma perché ne ero certo, stavolta non avrebbero vinto. Non dovevano vincere.

24 aprile 2007 Manchester United-Milan 3-2. Dimmi il superlativo assoluto di trequartista. Kakà. Ricky quella sera a Manchester era ancora Kakà, il prossimo pallone d’oro. Cristiano Ronaldo non era ancora del tutto Cristiano Ronaldo, Rooney era sempre Rooney. Kakà segnò uno dei gol che mai nella vita dimenticherò, quello del vantaggio milanista. Quella sera vinse lo United (mia seconda squadra del cuore oltretutto) ma il Milan ne uscì a testa alta. Come piace dire agli esperti. Mi dissi: “non c’è problema, vinceremo a Milano e andremo ad Atene”.

25 aprile 2007 Chelsea-Liverpool 1-0, gol di Cole: “Ok. Noi vinceremo a Milano, loro vinceranno a Liverpool e poi ci vedremo ad Atene e li faremo piangere”. Guai però a dirlo agli altri, agli scaramantici, mi avrebbero linciato. Me la tenevo dentro questa convinzione. Tanto stavolta non vincono.

1 maggio 2007 Liverpool-Chelsea finisce 1-0 poi passa il Liverpool ai rigori. Eccoli lì. Hanno già preso i biglietti per la capitale greca, si sentono già campioni. Ma tanto stavolta non vincono. E ai rigori non ce li facciamo neanche arrivare.

2 maggio 2007 Milan-Manchester United 3-0. United annichilito, annientato, asfaltato, distrutto, dileguato, massacrato, inebetito davanti alla forza di un gruppo che in finale ci voleva arrivare, ci doveva arrivare. Kakà, sempre lui, Seedorf e persino Gilardino. Manchester umiliato e piegato. Dispiace ragazzi, sarà per un’altra volta ma la storia chiama il Milan e il Milan deve rispondere “presente”.

“Cristian vieni a vedere la finale a casa mia anche questa volta come due anni fa?”, “Ti attacchi al cazzo!” Io le finali le devo vedere a casa; barricato in casa. Marsiglia-Milan 1-0 la vidi fuori casa, Ajax-Milan 1-0 la vidi fuori casa, e soprattutto Liverpool-Milan 3-3 la vidi fuori casa, non era abbastanza per capire che le finali io le dovessi vedere in casa mia?! Questa volta per tirami fuori dalle mie quattro mura domestiche, dovevano almeno legarmi a un pick-up.

La finale mondiale del 2006? Robetta!

Quella contro il Liverpool era la finale della vendetta. Era la finale post-Calciopoli che ci fece partire dai preliminari di Champions contro la Stella Rossa. Quella era la prima finale della mia vita che non vedevo con mio padre. Lui se ne andò sei mesi dopo la finale di Istanbul. Da allora non avrei mai più potuto commentare le partite con quel gobbo, stuzzicarci fino a quasi insultarci: “Siete i soliti ladri. Ci avete rubato due scudetti!”, “Facciamo anche tre!”, “Facciamo anche sei!” e poi dopo Istanbul: “Mi dispiace Nanìn, ma avete uno squadrone, sarete in finale sicuramente anche l’anno prossimo” e invece no, due anni dopo, ma comunque eravamo lì. Di nuovo ad Atene, come contro il Barcellona 13 anni prima.

Non c’era più mio padre ma accanto a me avevo il nostro cane, Shiro, sempre con addosso la maglia di Gattuso. Perché nelle serate di gala Shiro bisognava vestirlo come si deve. Shiro non mi lasciava mai solo e non lo fece neanche quella sera, rimase con me tutti e novanta minuti più recupero: “tanto stavolta non vincono” gli dicevo. Lui sicuramente pensava che prima o poi lo avrei portato fuori a spasso, che gli fregava della partita?!

23 maggio 2007. Quella sera Massaro compiva 46 anni, uno che di doppiette in finale, ad Atene, se ne intendeva. Dopo una manciata di minuti il Liverpool aveva già fatto capire che se il Milan voleva la coppa se la sarebbe dovuta sudare, e che problema c’è? Tanto stavolta non vincete. Arrivano i primi messaggi dagli amici/nemici: “questi vi asfaltano”, “Facciamo prima a vincere noi la terza che voi la settima” Gol di Pirlo, anzi no di Inzaghi! E uno! “Era da annullare! L’ha presa di mano!”, “I soliti ladri!”, “Parli tu che sei appena tornato dalla serie B dopo aver rubato 500 campionati!”, “Era mano!”, “Guarda bene… Era sto cazzo!”

Il Liverpool continua a spadroneggiare, ma è comunque sotto, è sempre sotto: “Che culo che avete, questi vi asfaltano ma non segnano mai!”, “Pensa alla tua inter, goditi lo scudetto e non piangere come sempre!” Gol di Inzaghi! E due: “Era in fuorigioco!”, “Ma che cazzo dici? Guardati il replay! Rosica e in silenzio!” La stavamo vincendo, la stavamo vincendo davvero. Avrebbe meritato il Liverpool? Sicuramente, ma a Istanbul meritavamo noi, quindi muti! Gol di Kuyt a due minuti dalla fine: “Ahia! Adesso questi rimontano! Istanbul bis! AH AH AH!” e spensi il cellulare, perché quando è troppo è troppo.

Il Liverpool invece non rimontò, non rimontò mai più. Niente supplementari, niente rigori, niente Dudek, niente di niente! Solo Maldini che alza al cielo la settima! Eravamo campioni, eravamo tornati dove ci spettava, ci era stato ridato quanto ci venne ingiustamente tolto. Vendicata la doppietta di Crespo, vendicato il gol del capitano, vendicato Shevchenko. Istanbul non c’era più. Ve l’avevo detto che tanto non avreste vinto.

Da due anni su di un muro vecchio di Parabiago, il mio paese, campeggiava la scritta “Grazie Liverpool” che qualche buontempone interista o forse juventino aveva scritto la notte del 25 maggio. La mattina successiva qualcuno cancellò la parola “Liverpool” sostituendola con “Milan per la settima coppa” giustizia era fatta.

Sono passati dieci anni da quella sera. Il cigno dell’era berlusconiana cantò l’ultimo canto europeo della sua storia e da allora fu un lento, prevedibile ed inesorabile declino fino ai giorni nostri, con quel piccolo sussulto dello scudetto di Allegri del 2011, figlio di un calciomercato improntato più per primeggiare in campo politico che per un rilancio della squadra. Come confermarono gli anni a seguire.

Sono passati dieci anni e oggi ci ritroviamo di nuovo in Europa, non quell’Europa lì ma questa Europa League. Ora è il momento di voltare pagina, è il momento di ricominciare, piano piano senza troppe pretese, ricostruendo quello che dieci anni di sciagurata gestione Berlusconi/Galliani hanno distrutto. Il 20 febbraio del 1986 difatti, Berlusconi rilevò un Milan che è vero che quattro anni prima era finito in Serie B, ma era anche un Milan che aveva una base di giocatori di tutto rispetto (Baresi, Galli, Maldini, Tassotti, Evani, Virdis e altri) Era un Milan in grosse difficoltà economiche ma non tecniche, neanche nel settore giovanile. Il Milan che invece ha lasciato nelle mani della cordata cinese, di Fassone e Mirabelli, è un Milan dove a parte un paio di giocatori promettenti, è composto da sole macerie e desolazione.

E adesso non vedo l’ora di ripetere quelle serate di coppa, le sogno, le bramo, le pretendo di nuovo! Me lo auguro con tutto il cuore di riviverle, di poterle guardare (rigorosamente in tv e a casa mia), stavolta senza più mio padre, senza più Shiro con la maglia di Gattuso, ma con altre compagnie, anzi compagne di tifo. Sarebbe un sogno guardarle negli occhi e dire loro “date retta a papà, stavolta non vincono!”

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