Se c’è uno spot in grado di dimostrare quanto il calcio può emozionare, il Milan-Sassuolo a cui abbiamo assistito è un perfetto veicolo per riuscire in tale obiettivo. Incredibile l’altalena che ha caratterizzato l’incontro, sia dal punto di vista tecnico che emozionale. Dapprima soddisfazione, perché l’1-0 di Bonaventura (con decisiva deviazione di Acerbi) suggella un positivo inizio di partita della squadra rossonera, capace di controllare il gioco e mettere nella sua metà campo la compagine emiliana. Poi rabbia, perché come troppo spesso accade è una grave topica di un singolo (Abate) a spalancare le porte agli avversari, rimettendoli in partita innanzitutto da un punto di vista emozionale. E come di consueto il Milan, una volta subito l’episodio negativo, non riesce a ripartire con la medesima consapevolezza vantata in precedenza, faticando a manovrare ed a provare colpi che non si limitino alla giocata elementare, ma siano anche in grado di fare la differenza spaccando la partita. L’uno-due di inizio secondo tempo firmato Acerbi-Pellegrini (in entrambi i casi sconvolgente l’apatia tattica mostrata dai rossoneri) sembra porre la parola fine alla contesa, con un Milan in completa balia dell’avversario, ed un San Siro tanto furente quanto sconfortato per l’atteggiamento impaurito ed arrendevole della squadra. L’episodio del rigore (dubbio, in verità), conquistato da Niang e trasformato da Bacca, è il classico punto di svolta che consente al Milan di riprendere slancio e provare il tutto per tutto, con un forcing che produce la splendida prima rete da professionista di Locatelli e l’inzuccata di Paletta per il 4-3 finale.
Di fatto, si è trattato di una reazione di orgoglio e disperazione più che razionale, come accade in questi casi, che non deve però distogliere da una amara considerazione: giocando così non si può sperare di andare lontano. Il match contro il Sassuolo ha infatti evidenziato tutti i limiti che attanagliano il Milan da tempo, tattici, tecnici e di atteggiamento, rappresentando un concreto passo indietro rispetto alle precedenti uscite. Urge assumere correttivi anche sostanziosi, perché non sempre il fato potrà andare dalla nostra parte come accaduto contro gli emiliani.
Di seguito le valutazioni ai 14 scesi in campo:
Donnarumma 5,5: ha delle capacità sensazionali, e questa è cosa arcinota messa in evidenza nel finale, dove sventa brillantemente il tentativo di 4-4 di Politano. Tuttavia, a volte cade in errori di superficialità che rischiano di costare caro a lui ed alla squadra: la compassata giocata con i piedi in occasione del mancato rigore concesso al Sassuolo, nel primo tempo, è una leggerezza che deve essere evitata, perché si tratta di episodi al limite e suscettibili di molteplici potenziali interpretazioni arbitrali. In più, non è convincente nemmeno in occasione dell’1-1 degli emiliani, dove prova si a chiudere lo specchio all’avversario uscendo dai pali, ma in maniera eccessivamente frettolosa, considerato che altri suoi compagni stavano rinculando a sua protezione.
Abate 4,5: disastroso in fase difensiva nel primo tempo, con la palla persa in occasione del pareggio di Politano ed un liscio che, se Adjapong non la toccasse di mano, limitandosi a spingere la palla in rete con le parti “lecite” del corpo, garantirebbe il vantaggio al Sassuolo. Non si nota nemmeno in fase offensiva, con poche discese che non lasciano il segno. Brutto rientro.
Paletta 7: anche nel momento di maggiore difficoltà del Milan non va sotto, dando l’impressione di essere uno dei pochi sempre sul pezzo, a dimostrazione della bontà delle prestazioni che sta sfornando in questo inizio di stagione. L’inzuccata del 4-3, tanto pregevole quanto goduriosa per noi milanisti, è un premio ampiamente meritato.
Gomez 5,5: in difficoltà quando c’è da impostare la manovra, tiene invece meglio sul gioco aereo, confermando le prime impressioni ricavate su di lui in questo scorcio di stagione. Certo, resta il fatto che deve ancora capire dove sia la palla calciata da Pellegrini in occasione del 3-1 emiliano.
De Sciglio 5,5: prestazione impalpabile. Se non altro va leggermente in ripresa nel corso del match, dopo un primo tempo in cui è sembrato nuovamente in grossa difficoltà in entrambe le fasi. Ancora non ci siamo, comunque.
Kucka 6: pur con i consueti limiti tecnici, lo slovacco è l’unico che riesce a dare un cambio di passo emotivo al centrocampo rossonero, tramite un costante pressing sull’avversario e la voglia di rischiare la giocata anche se non nelle sue corde.
Montolivo 5: non cerca mai una giocata più impegnativa della media, passando la palla al compagno più vicino nella migliore delle ipotesi, quando non all’indietro. Imbarazzante il suo atteggiamento in occasione dell’1-3 del Sassuolo, dove non intercetta un pallone che gli passa a pochi centimetri e, cosa ancora peggiore, resta fermo a guardare lo sviluppo dell’azione di Pellegrini, nonostante la teorica possibilità di intervenire.
Bonaventura 6: in miglioramento rispetto alle negative uscite precedenti, specie per il contributo fornito in fase offensiva. Difetta ancora di precisione, faticando inoltre in fase di ripiegamento.
Suso 5,5: come al solito, alterna spunti interessanti a giocate effettuate senza il necessario nerbo. L’impressione è che non faccia abbastanza, considerate le qualità che ha e la responsabilità che verte sulle sue spalle, essendo uno dei pochi in grado di creare la giocata.
Bacca 6,5: è sempre difficile valutare le sue prestazioni, perché se non viene servito adeguatamente quasi non lo si nota nemmeno. Stavolta in verità ripiega più del solito in fase di copertura, mostrando freddezza in occasione del rigore che riapre la partita.
Luiz Adriano 5: l’impegno non manca, ma non c’è fisicamente. E già lo si era notato nei pochi minuti giocati a Firenze.
Subentrati:
Niang 7,5: la sua esclusione dal primo minuto desta perplessità, ed il francese ripaga le speranze del tifo rossonero spaccando la partita con la sua tecnica e rapidità: conquista il rigore, fornisce l’assist a Paletta per il 4-3 e rappresenta una costante spina nel fianco per i difensori neroverdi. Pur con i limiti che ancora palesa, è imprescindibile per il Milan attuale.
Locatelli 7: di questo ragazzo piace il fatto che è sempre propositivo, guardando avanti in quasi tutte le giocate che fa, accettando di assumersi rischi in una zona del campo delicata ed in momenti delle partite mai facili da gestire per chiunque. Oltre a ciò, suggella un impatto positivo sulla squadra con la splendida conclusione da fuori area che vale il 3-3. Molto bella la sua sincera emozione nel post-partita: sono manifestazioni che fanno bene al calcio.
Poli s.v.: entra nel finale per fare legna. Troppo poco per poter essere giudicato.
Allenatore:
Montella 5: se c’è una cosa che mi auguro vivamente da questa partita, è che l’allenatore abbia fatto tesoro della lezione imparata. É francamente difficile condividere anche solo una scelta fatta dal mister: Calabria panchinato per lasciar posto ad Abate, al rientro e reduce da un inizio di stagione non esaltante; Montolivo continuamente schierato in una posizione dove fatica ad essere presentabile; Niang fuori per far posto ad un Luiz Adriano del tutto avulso dal contesto che si è venuto a creare. Insomma, Montella è chiamato a non ripetere tale sequela di errori, ripensando inoltre l’atteggiamento tattico della squadra: l’idea di provare a fare gioco è lodevole, ma bisogna confrontarsi con la realtà della povera (qualitativamente parlando) rosa rossonera, che rischia di trasformare il tentativo di cui sopra in un pericoloso boomerang. Di fatto, ad oggi si fatica a costruire calcio, affidandosi soprattutto alle iniziative dei singoli (Niang su tutti) e la difesa balla che è una meraviglia, dando spesso l’impressione di essere in affanno a causa del pressoché inesistente filtro fornito dal centrocampo. Insomma, la sosta cade a fagiolo per riflettere a fondo sulle carenze.
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