Romanticismi

amore e psicheCi alimentiamo tutti dei nostri romanticismi. I cinesi all’orizzonte, una svolta che ha sapore di felicità: non sappiamo né come, né dove, né tanto meno perché, ma è nella speranza che speriamo. Perché? Perché senza le emozioni, e quindi senza le speranze (che nella casella della felicità occupano il posto alla destra dei sogni), siamo capi di bestiame di un pascolo infinito e senza voce.

E’ tutto romanticismo: la gioia per un gol e per una vittoria; la risposta alla sofferenza; quel giocatore che se fosse al Milan sarei davvero felice; il sacrificio; quel calciatore in cui crediamo solo noi e non importa se ha toppato una – dieci – mille volte, perché ormai è investito del nostro proprio romanticismo; la bellezza della maglia, il colore che ci attira, la musica che ascoltiamo, lo scrittore che vorremmo essere, il viaggio, la macchina che vorremmo o il fatto che delle macchine non ci interessa proprio nulla, la moto l’arte la boxe la fede e iene e leoni e film e l’amore e tutto il resto.

In balia non di ciò che accanto a noi succede, ma del nostro intimo e perché no, spesso inconsapevole, romanticismo.

Un’amica, importante non in quanto tale, ma in quanto esistente (il sollievo di sapere che esistono persone migliori di me a volte è impareggiabile), ha usato le parole giuste, come solo poche persone sanno fare: “In amore, è sempre l’ultima volta”.

E quindi aspettiamo gennaio, che non tarderà ad arrivare. E se davvero non succederà nulla, e ci spiegheranno che per un cavillo bisogna solo aspettare, che i soldi arriveranno si, certo, ma ad agosto duemilaediciassette noi beh, non avremo altro che d’aspettare. Per l’ultima volta, come sempre.

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