Briciole

 

aaaaaaaaaaaaabbiati

Le parole pronunciate dal senatore Abbiati in occasione dell’intervista resa ieri alla GdS, seppur prive dell’arte oratoria di un Cicerone, proveniendo da fonte interna forniscono comunque un credibile ed efficace spaccato su quanto è avvenuto dentro Milanello quest’anno e che, con interpreti a volte diversi, si ripete dal 2012, ovvero da quando, vinto l’ultimo scudetto, si ritirarono contemporaneamente tutti gli altri senatori del Milan o addirittura dal loro ultimo anno nel club, quando la loro presa sui compagni non poteva più essere la stessa di prima. Il tutto sotto gli occhi di una società che non aveva in alcun modo programmato la graduale sostituzione dei senatori per un efficace passaggio di consegne.

“Se chiudo gli occhi e ripenso al Milan fino al 2011, vedo un’altra squadra, sotto tutti i profili. Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso Albertini, Costacurta e Maldini… Non sto dicendo che a quell’epoca vivessimo in clausura, ma quando ci allenavamo andavamo a mille all’ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood.”

Nei due anni successivi al 2011 la guida tecnica era rimasta la stessa (Allegri), ma, evidentemente, una volta ritiratisi i senatori e con una società gallianocentrica ormai in decomposizione, con Barbara Berlusconi e Galliani impegnati a farsi la guerra, il terreno era fertile perché saltassero tutte le regole fino ad allora vigenti, mancando chi potesse farle rispettare a suon di multe, esclusioni dalla rosa e cessioni; gli allenatori, apprendisti compresi, via via succedutisi nel tempo, abbandonati a se stessi nella gestione di uno spogliatoio anarchico.
Venendo all’oggi “ci sono stati 4-5 elementi che non hanno fatto quanto gli veniva chiesto. E non parlo di errori tecnici”.

Chi pensa di ravvisare in Mihajlovic un colpevole, addebitandogli la mancanza di polso, è fuori strada e il perché lo spiega lo stesso Abbiati.

“Il fatto è che se ce n’è solo uno lo controlli e lo isoli, ma cinque sono tanti ed è tutto molto più complicato”.

Ancora più complicato se i 4/5 sono nomi fortemente voluti dalla società, vuoi per fare un favore all’amica del Presidente, vuoi per fare un favore all’amico procuratore, vuoi perché è stato lo stesso Presidente a pretenderne il rinnovo del contratto.

Ciononostante, limitando l’impiego dei fancazzisti in rosa, il serbo era riuscito a tenere dritta la barra del timone.
Timone che gli è stato sottratto dalle mani per due motivi, prettamente economici.

Il primo è che continuare ad ignorare quei 5 elementi non solo costituiva un affronto alla volontà di Berlusconi e Galliani, ma poteva potenzialmente tradursi in un danno economico, atteso che 1/2 elementi avevano comunque un valore di mercato soggetto a rivalutazioni e svalutazioni a seconda dell’impiego (che poi il loro impiego sia sia rivelato un boomerang anche per la quotazione di mercato è un altro discorso).

Il secondo è che con Mihajlovic c’era il fondato rischio di mantenere il sesto posto con conseguente partecipazione ai preliminari di EL e annullamento della contemporanea remunerativa tournée programmata in America.
Più semplice quindi sostituire il serbo con l’ennesimo debuttante, avatar del Presidente, che avrebbe impiegato i 4/5 protetti di Berlusconi e Galliani, compromettendo il sesto posto finale.

Le conseguenze del cambio tecnico sullo spogliatoio le ha spiegate l’ottimo Daltrey (qui https://www.diavoltaire.net/anche-se-oggi-ti-sei-assolto-sarai-per-sempre-coinvolto/) ma anche lo stesso Abbiati.

“Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano”.

Se la colonna sonora del cambio Mihajlovic Brocchi è stata The End dei Doors, il sottofondo musicale dell’intervista di Abbiati non può che essere la Messa da Requiem di Mozart.

Sbagliato infine pensare che il j’accuse di Abbiati sia dettato dal risentimento per una presunta mancata proposta lavorativa della società.

Al contrario “Mi vedrò con Galliani, ma non abbiamo un vero appuntamento…potrei essere il club manager, quello che va a prendere nel calci nel culo quel giocatore che non si sta comportando bene…non ce lo vedo un Milan senza Berlusconi”.

Le parole sullo spogliatoio del Milan, in attesa di una eventuale chiamata societaria, sono forse ingenue ma sono state comunque rese da una persona in buona fede, laddove una società in malafede ha permesso, secondo l’immagine evocativa del nostro ex, che dall’attico si sia scesi al pianterreno finendo nel sottoscala.

Una questione di dignità e orgoglio”, appunto.

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