Una stagione nuovamente amara e deludente non poteva che concludersi in questo modo, con una sconfitta patita in un match che, dopo cinque anni, avrebbe potuto riportare un trofeo nella ormai impolverata bacheca rossonera. Esito giunto al termine di un incontro in cui il Milan si è distinto per impegno ed abnegazione, ma poco altro. Un discreto predominio territoriale, qualche occasione ed una pressione più o meno costante al cospetto di una Juventus rimaneggiata, e che non è sembrata mai troppo dentro la partita nonostante la posta in palio. Tuttavia, dire che la vittoria del Milan sarebbe stata meritata è troppo, ed a conti fatti ciò che i bianconeri hanno subito è una sorta di metaforico solletico, se consideriamo la mole di impegno messa dalla squadra per reggere il confronto. Situazione figlia di una compagine, quella rossonera, incapace di approfittare degli spazi lasciati dalla Juventus, a causa della scarsa qualità complessiva che non ha consentito di concretizzare situazioni potenzialmente molto interessanti. In più, a certificare ulteriormente i limiti del Milan attuale, si noti il fatto che l’azione che porta al gol della vittoria dei bianconeri è svolta sull’asse Cuadrado-Morata, ovvero due subentrati dalla panchina e nemmeno titolari indiscussi in condizioni “normali”. A dimostrazione di quanto una rosa profonda e di valore faccia la differenza rispetto a chi, invece, oltre all’11 titolare ha ben poco altro da proporre, se si parla di fare un salto di qualità a gara in corso. Una sconfitta che, per la terza stagione consecutiva, pone il Milan fuori dall’europa, certificando un fallimento su tutta linea: di una dirigenza che ha ormai fatto il suo tempo, e non è più in grado di garantire un livello di competitività in linea con la tradizione passata; di un allenatore ancora non pronto per certi palcoscenici, soprattutto da un punto di vista gestionale e dell’approccio al lavoro con la squadra; infine, di un gruppo di giocatori che, nella maggioranza di essi, non è degno di indossare questa casacca, per qualità tecniche e morali, ed in cui quelli da cui si potrebbe veramente ripartire si contano sulle dita di due mani (e magari avanza anche qualcosa).
Fatta la doverosa premessa, queste le pagelle dei 14 scesi in campo ieri:
Donnarumma 6: sempre attento nelle occasioni in cui viene sollecitato, lascia un po’ a desiderare sui rinvii. Incolpevole sul gol.
Calabria 5,5: traballante in fase difensiva, prova a proporsi con continuità in avanti, senza però incidere concretamente.
Zapata 6: partita senza infamia e senza lode.
Romagnoli 6: idem come il suo collega al centro della difesa.
De Sciglio 6,5: attento in difesa e propositivo in avanti. Probabilmente la miglior prestazione fornita da diverso tempo a questa parte.
Kucka 5,5: meno incisivo del solito, ha inoltre il demerito di non fare il classico “fallo tattico” su Lemina, per stroncare sul nascere la ripartenza del gol vittoria di Morata.
Montolivo 5,5: dopo un buon inizio cala alla distanza, perdendo un paio di palloni sanguinosi davanti all’area di rigore. Ce lo ricorderemo soprattutto per il piglio da leader (vedi foto) con cui aizza il seguito rossonero presente all’Olimpico.
Poli 5,5: dei tre in mezzo al campo è quello che ci mette più verve e presenza, ma a conti fatti non incide. Pure lui spreca una occasione da rete da buona posizione, nel primo tempo.
Honda 6: esegue un discreto lavoro di collante tra centrocampo ed attacco.
Bonaventura 5,5: anche lui ha un compito simile a quello del suo dirimpettaio giapponese, e lo svolge in maniera dignitosa. Sulla sua valutazione incide, però, l’occasione mancata dopo pochi minuti, che doveva essere concretizzata in maniera migliore e che fa capire come, evidentemente, non ha il “killer instinct” dell’attaccante di ruolo.
Bacca 5,5: servito poco e male, si distingue giusto per la bella rovesciata nel primo tempo supplementare, che avrebbe meritato sorte migliore.
Subentrati:
Niang 5,5: al rientro dopo diversi mesi, non lascia una particolare traccia della sua presenza.
Mauri 6: in pochi minuti ha il merito di creare, con una conclusione da fuori, l’occasione probabilmente migliore dell’intera partita.
Balotelli s.v.
Allenatore:
Brocchi 6: se si giudica solo la partita contro i bianconeri, schiera la formazione migliore guardando anche agli indisponibili, ma soprattutto torna ad un modulo più consono alle caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione. Non mi soffermerei invece tanto sull’aspetto psicologico, correlato allo sfogo del post-Roma: trovare le motivazioni in una finale, contro una delle avversarie storiche del Milan, non è propriamente un’impresa. Più difficile è farlo contro avversari di caratura teoricamente inferiore, come non è successo praticamente mai sotto la sua gestione. Così come questo ritorno al passato fa capire come non sia stato saggio ed intelligente a voler provare ad imporre subito un’altra idea di gioco, invece di effettuare un ingresso morbido nella abitudini della squadra, anche in considerazione del poco tempo a disposizione. Insomma, al di là della precarietà della situazione attuale in cui si trova il Milan, non è parso all’altezza della situazione sotto molti punti di vista.
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