La notizia dell’ esonero di Mihajlovic colpì come un fulmine pure la nostra umilissima virtuale redazione, su una cosa però ci fu una certa unità di intenti: non sarebbe stato possibile giudicare Brocchi e non sarebbe stato neppure giusto.
Bene, dopo un mese sento di dovermi dissociare perché Brocchi alla luce di quanto fatto si è volutamente messo in condizione di farsi giudicare.
Il Milan al giorno dell’ esonero del serbo è sesto in classifica, reduce da una terrificante serie negativa di partite sulla quale aveva inciso il calo fisico di un paio di uomini chiave, Bonaventura in primis, e l’ infortunio di un Niang che in fase di non possesso consentiva di schierarsi col 4-5-1, ma tutta la squadra intesa come i 13-14 titolari della rotazione è dalla parte del tecnico in carica e soprattutto legata al 4-4-2, evoluzione di quel 4-3-3 visto a partire da dopo la batosta col Napoli fino al recupero dell’ attaccante francese, e a quell’ atteggiamento fatto di attenzione e ripartenze che da Sassuolo a Sassuolo, per un girone intero, mantiene la squadra come media punti stabilmente tra il terzo ed il quarto posto con la seconda difesa del torneo dopo quella bianconera.
Gli equilibri sono fragilissimi, già spazzati via dal gol di Duncan al Mapei Stadium, le gare alla fine sono sei più la finale di coppa Italia, la logica imporrebbe soprattutto un lavoro sulla testa dei calciatori per comprendere per quale motivo un gruppo che per mesi ha fatto risultati più o meno dove doveva farli, senza mai subire tracolli contro le squadre superiori, si sia smarrito da un momento all’ altro, un recupero mentale da mettere in cima a tutto cercando al contempo di non modificare quei capisaldi tattici su cui si era costruito il bottino di punti.
Ma Brocchi non è stato preso per questo, ed è da questo punto in poi della storia che si rende giudicabile a tutti gli effetti.
Il sì pronunciato nell’ accettare l’ incarico rientra nella normale dinamica lavorativa di un’ azienda, quello declamato alla richiesta di cambiare da cima a fondo una squadra facendo dunque intuire di esserne in grado ad un mese e mezzo dalla fine della stagione, è interamente farina del suo sacco.
Ancora non si era esaurita l’ emozione di parecchi giocatori per i saluti allo staff di Sinisa , ed ecco che nel primo approccio col gruppo, quello in cui sarebbe necessario anzitutto infondere tranquillità e guardare ciò che i giocatori sanno fare col sistema utilizzato fino ad un attimo prima, via con Bonaventura dietro alle punte; non è passata manco un’ ora ed il lavoro di mesi viene bellamente sconfessato.
Alla seconda gara col Carpi arriva la nuova picconata: Boateng, un giocatore che il campo aveva dimostrato avere non più di dieci minuti di autonomia, viene schierato titolare in barba a qualsiasi logica meritocratica come dimostrerà il suo squallido arrancare fino a quando non verrà sostituito.
Alla terza pare cosa buona e giusta riesumare Menez, addirittura all’ ultima Romagnoli viene schierato terzino sinistro per trovare una sistemazione a Mexes, l’ ultimo desiderio presidenziale che ancora non era stato esaudito in queste sei dannatissime giornate.
Ora si narra di un Brocchi furioso, frustrato per il vedere che proprio alcuni di quelli che avevano tirato la carretta per mesi paiono stare con la testa da un’altra parte, incazzato nero anche con quelli che già prima stavano ai margini, cosa che aveva posto sul banco degli imputati proprio il cattivone serbo, e che per pietà mi limiterò a definire i tre scemi di talento da lui riesumati.
Ma cosa si aspettava di preciso?
Pensava che sarebbe bastato lui a dire che dovevano tenere palla e saremmo diventati il Bayern, pensava che far capire con il totale ribaltamento di modulo e atteggiamento in campo che costoro avevano sbagliato tutto per mesi e che le loro sicurezze derivavano da una base che per il loro capo era del tutto errata, avrebbe motivato a mille i giocatori, o forse pensava che regalare maglie da titolari a gente che crede di dover stare al Milan solo per un talento mostrato con parsimonia scozzese sarebbe stato un bel segnale per quelli che la maglia invece se l’ erano sempre sudata?
Modulo e mentalità inapplicabili, abbattimento di qualsiasi meritocrazia, devastazione di ogni equilibrio all’ interno dello spogliatoio, il tutto in un mese, e dovrebbe essere ingiudicabile?
Mi spiace, ma a Brocchi auguro il meglio per il suo futuro basta che sia lontano da Milano e nella speranza, per lui, che da questa esperienza tragga l’ adeguato insegnamento: allenare non significa disporre pedine in campo o vaneggiare di moduli che possono permettersi squadre che stanno molto al di sopra dell’ attuale cumulo di macerie creato dalla fine del ciclo Berlusconi.
Per fare robe simili basta e avanza pure l’ Emilio Fede dei bei tempi.
P.s: per la finale di Roma si vocifera di un 4-3-3 o di un 4-4-2. Un mese di devastazione dunque per tornare al sistema di gioco così odiato da creare la medesima devastazione. Benissimo.
P.p.s.: in effetti di una cosa sono grato a Brocchi. Dopo anni di elegante glissare da parte di Sacchi o Capello, dopo l’ ostensione di appunti dalla grafia curiosamente simile a quella di Carletto spacciati a Vespa come propri, almeno la certificazione ufficiale che Silvio di calcio non capisce una mazza l’ abbiamo avuta.
18 comments for “Anche se oggi ti sei assolto, sarai per sempre coinvolto.”