The Mentalist

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Premessa: il sottoscritto non crede alle nuove voci relative ad una possibile (ed imminente) cessione della maggioranza del Milan da parte di Berlusconi e Fininvest. In questo caso si parla di cordate e personaggi del mondo cinese, dopo la Thailandia assaporata con Mr. Bee lo scorso anno. Non ancora almeno, perché il comunicato di Fininvest fa capire come dei contatti ci siano e ce ne saranno altri nel futuro immediato. Ma ciò non toglie che si sia ancora in una fase sostanzialmente embrionale della vicenda, lontana dall’entrata nella zona calda, nella quale di solito si viene a conoscenza di informazioni più chiare e precise relative a potenziali acquirenti, quote e penali di vario tipo, che stando al comunicato di cui sopra non sono ancora note (almeno a noi comuni mortali). In più, semmai non bastasse questa considerazione, il video di settimana scorsa realizzato da Berlusconi, e pubblicato sulla sua pagina Facebook, dove lasciava intendere (almeno a parole) la preferenza verso acquirenti nostrani, fa capire come la vicenda sia ancora abbastanza contraddittoria ed ingarbugliata. E poi, mettiamoci anche un pizzico di scaramanzia di fondo, maturata a seguito della tramontata trattativa con il broker thailandese, dopo una teorica forte accelerata nella tarda primavera 2015, che aveva fatto pregustare un cambio di rotta a livello dirigenziale, e di conseguenza sportivo, dopo stagioni molto dure. Tuttavia, un dato ovvio per chiunque è la evidente necessità che un passaggio di mano vi debba essere, per i motivi ampiamente esposti e che sarebbe superfluo ripetere un’altra volta ancora. Ed un altro punto fermo della questione è la assoluta imprevedibilità con cui si deve trovare a fare i conti chi tratta con Berlusconi. Stante quanto detto sopra, ho provato un po’ a pensare a qualche motivo veramente credibile per cui il Cavaliere potrebbe decidere di opporsi alla cessione della società, in un tentativo strenuo di provare a dimostrare di essere ancora in grado di fare la differenza (in positivo) per questi colori. E non è stato facile trovarne di validi, forse perché è davvero impossibile entrare nella testa di un personaggio del genere, del tutto particolare e a se stante al di là di quelle che sono le opinioni sul suo conto.

A) Berlusconi ha da sempre palesato una certa ingerenza nelle scelte tecniche, sia in sede di mercato che nel modo in cui, a suo dire, i vari Milan avrebbero dovuto stare in campo. Non è difficile pensare, quindi, che creda davvero nelle sue idee e su quella che dovrebbe essere la loro vincolatività nei confronti degli allenatori, sull’onda lunga dei successi della squadra nei vari cicli vincenti avuti sotto la sua presidenza. Cosa che lo porta, quindi, a pensare realmente che la responsabilità stia in chi, di volta in volta, si succede sulla panchina rossonera, colpevole di non riuscire a metterle in pratica, di essere talmente inetto da non accontentare il famoso diktat presidenziale del “bel giuoco”, ampiamente praticato in passato. Ipotesi inquietante, perchè oltre a mettere in evidenza un certo distacco dalla realtà delle cose attuale, nonché delle competenze in materia che non spiccano per acume e brillantezza, potrebbe portare a delle medie di allenatori bruciati di Zampariniana memoria. In una ricerca spasmodica e quasi maniacale dell’allenatore (a suo dire) giusto, in grado di dimostrare che non sbaglia a persistere con certi concetti. Con buona pace di una società che, in questo modo, continuerebbe ad avere una sequela non indifferente di allenatori a libro paga, come sta accadendo attualmente tra l’altro. Con, nel contempo, la necessità di dover far fronte a rossi di bilancio sempre più importanti, specie se il rendimento in campo della squadra resterà mediocre come accade da un triennio a questa parte.

B) Il personaggio ha un ego smisurato, cosa arcinota a tutti. E per questo motivo non accetta di lasciare il Milan non da vincente, con un rendimento del tutto anonimo ed in forte declino, dopo aver contribuito a portarlo ad alti livelli, nazionali ed internazionali, a più riprese. Il fatto che dapprima si parlasse in termini di cessione di quote di minoranza, ed ora di maggioranza, al di là della veridicità delle indicazioni, avrebbe come comune denominatore il fatto di non voler lasciare il Milan subito, ma di farlo eventualmente in maniera graduale. Nella prospettiva, ottimistica, di poter avere una uscita di scena più che degna dal punto di vista dei risultati, e non ingloriosa e mediocre come sembra prospettarsi attualmente. Per questo cerca semmai qualcuno che possa aiutarlo nel far tornare il “giocattolo” a vincere, o quantomeno a competere per farlo. Cosa che gli consentirebbe, tra l’altro, di potersi fregiare del fatto di aver azzeccato un’altra volta ancora una scelta, in questo caso relativa al “partner” utile a rialzare le sorti della squadra. Il rischio però è quello che, nell’attesa di riuscire a creare una condizione simile, la situazione precipiti fino a diventare quasi irrimediabile, con una squadra che già ora, stando al rendimento dell’ultimo triennio, si è impoverita sempre più da un punto di vista tecnico, economico e dell’appeal. Insomma, la situazione è quasi ad un punto di non ritorno, e Berlusconi è oggettivamente con le spalle al muro sotto questo punto di vista. Perché, restando così le cose, non si vede come possano esserci dei margini per un concreto miglioramento del desolante quadro rossonero attuale. A tutto ciò si aggiunga il fatto che, considerata la tendenza all’autoesaltazione che connota il personaggio, sarebbe poi così facile una convivenza con altri imprenditori o personaggi di una certa fama? Perché io ancora ricordo molto bene l’incipit dell’ultima campagna estiva (quella degli acquisti dei vari Bacca, Luiz Adriano e Bertolacci, con assegni staccati per cifre pesanti senza quasi battere ciglio), con un Berlusconi che non faceva mancare proclami e slogan vari per il suo ritorno a pieno regime nel Milan, dimostrato dai soldi investiti fino a quel momento. Forte, però, della teorica garanzia di “rientro” dell’esborso, che avrebbe dovuto portare Mr. Bee e la sequela di personaggi che si diceva fossero dietro di lui. Che infatti, una volta venuto a mancare, fece puntualmente piombare il Milan in quella dimensione di “centro accattonaggio” in cui sguazza da tempo a questa parte, alla ricerca della occasione migliore da un punto di vista economico, a prescindere tuttavia dall’effettiva utilità tecnico-tattica.

C) Non è chiaramente questa la sede per approfondire la tematica, ma è indubbio che Berlusconi, al di là degli effettivi successi accumulati nell’ultimo lustro, ancora creda di poter essere un valido punto di riferimento nell’assetto politico italiano. Situazione testimoniata dalla forte presenza e partecipazione messa nella corsa alla poltrona per il sindaco di Roma, in vista delle amministrative del prossimo mese. E come sappiamo, l’arma-Milan è sempre tornata comoda in stagione di elezioni per provare a raccattare qualche consenso in più. Tattica che, per quanto possa sembrare assurdo, a mio avviso ancora adesso è in grado di raccogliere proseliti in un popolo che, il più delle volte, non ha spiccato propriamente per brillantezza ed indipendenza di pensiero. Basti pensare al “timing” scelto per scendere in campo con Forza Italia per confermare questa sensazione: quel 1994 in cui il Milan era nella piena epopea Capello, dopo la anch’essa vincente epoca sotto la guida di Sacchi, probabilmente il punto storico più alto raggiunto sotto la sua presidenza, al quale seguì il primo mandato come capo della presidenza del consiglio dei ministri. In questa ottica, riuscire a riportare il club ad un certo livello, dopo diverse stagioni di difficoltà, potrebbe essere da lui ancora vista come una occasione utile per rafforzare la propria immagine di politico e personaggio vincente. Che rischierebbe, invece, di essere definitivamente compromessa laddove decidesse di passare la mano dopo annate negative, e con la prospettiva di poter rivedere in breve tempo un Milan di nuovo a livelli consoni alla sua tradizione.

Nella speranza di non avervi inquietato abbastanza, vi chiedo: che busta apriamo? La A, la B, la C o nessuna delle tre? A voi la scelta.

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