C’è un momento, un preciso momento in cui il Milan inteso come quei dieci-dodici giocatori che da ottobre a fine febbraio avevano tirato la carretta e pure con numeri che lo collocavano in una gallianesca classifica parziale tra il terzo-quarto posto dalla gara interna col Napoli in poi, hanno mentalmente staccato la spina.
Di sicuro il gol di Duncan ha raso al suolo le speranze di un difficilissimo terzo posto, senza dubbio i due punti in cinque partite con relativo esonero di Mihajlovic sono stati un momento tremendo, ma c’è un altro istante a partire dal quale proprio quelli che si erano distinti per serietà, impegno e rendimento sul campo al di là dei propri limiti oggettivi, hanno iniziato una pericolosa china del disimpegno.
Quel momento è coinciso con la calata in campo da titolare di Kevin Prince Boateng, forse l’ emblema più lampante e fastidioso di cosa sia l’ attuale Milan.
Boateng, ceduto per undici milioni allo Schalke 04 nel tardo agosto del 2013, dal medesimo club della Ruhr viene messo fuori rosa durante i primi vagiti dell’anno 2015, nell’estate non passa le visite mediche presso un club saudita, infine nell’ autunno ottiene il permesso di allenarsi col Milan “a titolo di cortesia” come espressamente comunicato dal suo procuratore, Federico Pastorello.
Ottobre, novembre e dicembre, un periodo di tre mesi nel quale perfino su Adinolfi si potrebbe ottenere un buon risultato fisico, consegnano al 2016 circa dieci-quindici minuti di autonomia in campo al ghanese.
Cosa dovrebbe fare un club serio? Beh, farsi dire grazie dal giocatore per l’utilizzo a scrocco delle strutture e dei preparatori, poi salutarlo anche con un minimo di sdegno per la scarsa serietà di uno che alla trippa sotto la maglia ha deciso di non rinunciare già a ventotto anni.
Il Milan lo tessera.
Inutile dire che i titoli “Boateng ha convinto Mihajlovic” si sprecano, d’altra parte sono le medesime preziose fonti che ci raccontavano che “Balotelli è una richiesta di Mihajlovic”, fonti che ora non ci spiegano bene perché il bresciano sia titolare a prescindere, con Galliani che si prodiga a raccontare quanto sia diventato bravo, e che tutto capiti col serbo a spasso da venti giorni.
I fatti dimostrano quanto sia divenuto mesto il suo arrancare per il campo rispetto al giocatore dell’ ultimo scudetto, il volenteroso Alessandria è sufficiente a mostrare l’ ennesimo tramonto di un talento sprecato, sprecato da sé stesso. Il ripostiglio di Milanello non tarda ad accoglierlo.
Purtroppo dedizione, serietà, impegno in quelle tediose consuetudini settimanali chiamate allenamenti, non sono certo cose che possano ostacolare certe dinamiche ben più importanti nell’ accecante tramonto del Milan di Berlusconi, dunque sin dal vaticinio della Melissa sul nuovo profeta Brocchi (Rino , per l’ ennesima volta ti porgo le mie scuse per quando ti criticavo perché, da fresco ex, dicevi la tua ogni due giorni sul Milan) qualcosa si era intuito, ma ancora a Genova si era visto impegno con un minimo di coscienza sporca per non essere riusciti ad invertire il trend che aveva portato all’ esonero di Sinisa.
Col Carpi vedere nel tunnel al proprio fianco con addosso una maglia da titolare uno che ad aprile ancora aveva un quarto d’ ora nelle gambe è stata una mazzata devastante, è stato come vedere il collega d’ ufficio lecchino che viene messo a capo di un progetto mentre tu che ne vali tre rimani nell’ ombra del tuo tramezzo, è stato capire che sudore e puntualità a Milanello mica contavano tanto, che c’erano ordini da eseguire, vecchi capricciosi ego da sgrillettare.
Inutile dire che ora i dubbi di Bonaventura sul futuro verranno bollati come tradimento, il Bacca svagato ed impreciso futuro tesserato che “per trenta milioni lo porto in macchina io a X/Y/Z”, il Romagnoli che pare burro dopo mesi senza un errore “uno spreco da venticinque milioni”.
Purtroppo gli sprechi sono altri , con trenta milioni non ci si farebbe nulla come al solito, ma soprattutto sta altrove la gente che ha tradito il Milan, trasformandolo in rappresentazione su erba di una tela di Hieronymus Bosch, e giornalisti che la dedizione fanatica la portano sin dentro al cognome ci invitano pure a ringraziarla certa gente.
Forse anche loro auspicavano un Reic..ops, un ciclo millenario, ma di solito non funziona mai.
15 comments for “Il Milan ai milanisti, ma magari pure ai raccomandati”