Verso Sampdoria-Milan: perché tutto deve cambiare per rimanere uguale

"quando eravamo re"

“quando eravamo re”

E siamo di nuovo qua, a presentare la prossima partita di campionato del Milan, ammesso che il campionato, per il Milan, un senso ce l’abbia ancora. Due punti nelle ultime 5 partite: questo lo sconcertante bilancio dell’ultimo mese e mezzo. Una catastrofe sportiva. Ma i numeri non dicono tutto. La squadra è completamente scoppiata. Stanca, demotivata, scarica, inadeguata, senza orgoglio, disunita. L’avete visto anche voi come siamo ridotti.

Per Berlusconi era tutta colpa di Mihajlovic. Colpa di Mihajlovic, dunque, se Honda, dopo un buon gennaio e febbraio, è tornato a fare l’Honda di sempre. Se Bonaventura non si regge più in piedi e non c’è nessun esterno sinistro che possa farlo rifiatare. Colpa di Mihajlovic se Montolivo è Montolivo e il suo alter ego è Poli. E poi ci sarebbe anche Balotelli, uno che non giocherebbe nemmeno nel campionato cinese, ma che deve giocare nel Milan perché uomo di Raiola. E non parliamo di Kevin Satta Boateng, Menez, Mexes, Bertolacci e compagnia danzante. Voglio dire: solo Berlusconi può pensare che una squadra così composta possa regalare calcio-spettacolo. Beato lui.

Chissà cosa c’è davvero nella testa di Brocchi, il nuovo tecnico. Le 7 partite che mancano alla fine della stagione potrebbero condurlo alla riconferma, oppure “bruciarlo”, come già successo a Inzaghi, che però ebbe un anno intero a disposizione.
Non è facile parlare di Sampdoria-Milan sapendo che in fondo, al di là del cambio in panchina, lo scopo della società è sempre lo stesso: cambiare “tutto” per lasciare tutto com’è. Di allenatori, ad esempio, il povero diavolo ne ha avuti addirittura 5 (Allegri, Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi) negli ultimi due anni e mezzo. Solo Zamparini, in Serie A, è riuscito a fare meglio – o peggio, se preferite. Quelli che non cambiano mai sono i dirigenti. Zamparini, Berlusconi, Galliani: quasi 230 anni in tre! Ma ci rendiamo conto?

A Brocchi diamo un piccolo consiglio: non li ascolti, Galliani e Berlusconi, che è meglio! Pensi, piuttosto, a cosa si può fare nonostante la pochezza del materiale umano a disposizione. Due le possibili novità, domenica. Mexes – che tanto piace a Berlusconi e Galliani – dovrebbe affiancare Romagnoli (anche se non ci sembra proprio che il problema del Milan fosse Alex). Possibile, inoltre, l’esordio dal primo minuto del giovanissimo Locatelli, cresciuto nella Primavera di Brocchi. Di lui si dice un gran bene, ma un giovane di cui non si dica un gran bene, ancora, non s’è visto. E quindi aspettiamo che sia il campo a parlare.

Anche se il Milan si gioca virtualmente due obiettivi (sesto posto e Coppa Italia), ve lo dico sinceramente: m’importa poco di come finirà domenica sera. I rossoneri restano ancora in corsa per l’Europa League semplicemente perché il Sassuolo – che contro di noi sembrava un incrocio tra il Bayern e l’Atletico Madrid – ha messo la marcia indietro. Arriverà sesto chi correrà all’indietro meno velocemente. Bella sfida, eh?

Eppure la vedrò, Samp-Milan. Perché il calcio, in fondo, è anche o soprattutto un rito. E un rito non è necessariamente divertente. Di sicuro non è divertente vedere il Milan ridotto così, come un Palermo qualunque (non me ne vogliano gli amici e conterranei siciliani). Quando finirà questo strazio? La mia idea è molto semplice: fin quando a dirigere il Milan sarà uno che pensa di arrivare in finale di Champions con Honda, Montolivo, Balotelli, Bertolacci, Boateng e compagnia di ventura, non ci sarà speranza di risorgere. Per tutto il resto, ci sono le ridondanti notizie su improbabili cordate thailandesi, cinesi, russe, arabe. O… bizantine, nessuno l’ha ancora detto?

3 comments for “Verso Sampdoria-Milan: perché tutto deve cambiare per rimanere uguale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *