Cento di questi De Sciglio, ma anche no

de-sciglioMattia De Sciglio è appena stato premiato dal Milan con una medaglia per le sue 100 presenze in rossonero. Ora, a parte che a me pare un po’ ridicola questa usanza di festeggiare qualunque traguardo – di questo passo si arriverà a festeggiare i 1 000 palloni recuperati o i 500 calci d’angolo battuti – credo che il riconoscimento avrà fatto piacere al ragazzo, di cui ormai si erano quasi perse le tracce. Nel premiare il terzino, Galliani lo ha quasi ammonito: “Puoi fare di più”.
Una volta tanto – al di là dell’inutilità della medaglia, il cui unico scopo è nascondere, pateticamente, la cronica mancanza di vittorie vere del Milan – le parole dell’amministratore delegato mi trovano d’accordo. De Sciglio “può fare di più”. Anche se non è facile capire cosa Galliani intendesse esattamente con quel “di più”. Insomma, cosa può fare concretamente De Sciglio?

La sua prima stagione in rossonero corrisponde al campionato 2011-2012: nessuno, a parte gli esperti di calcio giovanile, conosceva ancora De Sciglio. Il giovane terzino disputò all’epoca 5 partite, di cui due in Champions. L’esordio in Serie A contro il Chievo, nell’aprile 2012. Un esordio che difficilmente sarebbe avvenuto se gli infortuni (sai che novità) non avessero falcidiato la rosa a disposizione di Allegri.
Il ragazzo, che dalla faccia sembrava avere anche meno di 20 anni, stupì tutti per la tranquillità e la semplicità con cui svolgeva il suo compito. Difendeva bene e si proponeva in attacco con discreta costanza, senza perdere lucidità e senza soprattutto perdere palloni. L’anno dopo, la sua conferma in prima squadra fu naturale.

Ibrahimovic e Thiago Silva non ci sono più e con loro le ambizioni di puntare in grande. Il Milan 2012-2013 è una squadra nettamente ridimensionata, che vuole ripartire da alcuni giovani. E tra questi non può che esserci Mattia.
Il terzino, messo ora a destra, ora a sinistra, a seconda delle esigenze, disputa 27 partite, risultando tra i giocatori maggiormente utilizzati da Allegri. De Sciglio non incanta, ma conferma di essere un difensore dai piedi buoni, dotato di corsa e buon senso tattico. A volte non sembra abbastanza determinato nei contrasti, spesso effettua i cross senza la necessaria convinzione (e precisione), ma nel complesso è un difensore di valore, tant’è che nel marzo del 2013 disputa la sua partita con la Nazionale italiana.

Intanto i paragoni si sprecano (immancabile quello delirante con Maldini) e le quotazioni di mercato volano. Il terzino viene accostato addirittura al Real Madrid all’epoca di Ancelotti, che sarebbe disposto a spendere fino a 20 milioni per il cartellino. Sarà vero? Davvero il Milan avrebbe rinunciato a quelle cifre? La logica fa pensare di no, ma restiamo ai fatti concreti. De Sciglio resta al Milan e sembra destinato a diventarne una delle colonne del futuro. Già, sembra.

Perché in verità è appena cominciato il declino, lento e inesorabile,del difensore. La stagione 2013-2014 e le due successive sembrano tutte delle fotocopie. Il terzino perde il posto da titolare, nonostante la concorrenza in casa Milan non sia esattamente rappresentata da Marcelo e Jordi Alba. Che succede a De Sciglio? Le sue prestazioni sono scialbe, le disattenzioni difensive diventano una costante, le proiezioni offensive efficaci una rarità. “Manca di personalità”, sentenziano in molti.

De Sciglio fa una partita discreta, una mediocre, una disastrosa. Così ormai da 3 stagioni. Certo, gli infortuni lo hanno penalizzato, ma non bastano a spiegare cos’è accaduto.
Oggi il titolare inamovibile della fascia destra è Abate, a sinistra c’è Antonelli, scuola Milan entrambi, esattamente come De Sciglio. Nessuno dei due è un fenomeno, ma certo è che nessun tifoso o giornalista si scandalizza se Mattia è il titolare fisso in panchina. Mihajlovic le sue opportunità gliele ha date e lui ha puntualmente fallito, nonostante qualche (rara) prestazione sopra la sufficienza.
La verità è che tutti, forse sbagliando, pensavamo che De Sciglio potesse fare ben altro tipo di carriera e che invece, oggi, non vale più di un De Ceglie o un De Silvestri.

Quando, a gennaio, si parlava con insistenza di un suo imminente passaggio alla Juventus, sinceramente, non sapevo cosa augurarmi. A Torino, nel Torino, andò a giocare un certo Darmian che disputò due stagioni strepitose, per poi passare al Manchester United per una ventina di milioni. Il Milan, che Darmian lo aveva formato, incassò le briciole dalla sua cessione prima al Palermo e poi al Toro.
A gennaio mi chiedevo: “E se con De Sciglio accadesse ciò che è successo con Darmian? E se ci fosse una nuova beffa, stavolta doppia, visto che il giocatore andrebbe alla nemica storica del Milan?”
Io non so ancora se De Sciglio possa essere il nuovo De Ceglie o il nuovo Darmian. Di sicuro non sarà il nuovo Marcelo o il nuovo Jordi Alba o  un Alaba meno offensivo. La società ne prenda atto e decida, presto, perché è vero che De Sciglio ha ancora 24 anni, ma è vero anche che altre stagioni grigie come le ultime non possono permettersele né il Milan, né lui. Per il semplice motivo che non avrebbe senso. Credo, e spero, che su questo società e calciatore siano d’accordo.

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