Disclaimer: ciò che seguirà è, anche se corredato da numeri e dati di fatto, un grosso rosicamento, dovuto principalmente al ricordo di un Milan che non c’è più.
Buffon, o meglio, la Juventus di Allegri ha appena battuto il record di imbattibilità che apparteneva a Sebastiano Rossi, o meglio al Milan di Capello. I complimenti ad uno dei migliori portieri di tutti i tempi si sprecheranno, il buon Marocchi aveva già zelantemente proposto al Torino di rinunciare a giocare i primi 4 minuti come omaggio alla sua grandezza, ma la cosa più fastidiosa sarà che la premiata ditta Barzagli-Bonucci-Chiellini verrà considerata da diversi “esperti” la difesa italiana migliore di tutti i tempi.
Pulpiti magari prezzolati o desiderosi di vendere un prodotto di qualità mediocre come la serie A di oggi avevano già iniziato giorni fa il lavoro ai fianchi, dicendo che ora è più difficile difendere rispetto ai tempi di Capello, che il calcio attuale è più veloce ed altre amenità del genere, ma nessuno dice con la necessaria chiarezza un concetto semplice semplice: questa Juve che si appresta a vincere il quinto scudetto consecutivo non si avvicina minimamente a quel Milan e Barzagli-Bonucci-Chiellini è una buona difesa, ma Tassotti-Baresi-Costacurta-Maldini è di un’altra galassia, roba che ha fatto la storia di questo meraviglioso gioco.
La Juve attuale è un’ottima squadra, sicuramente tra le prime 8 in Europa. In Italia domina meritatamente da anni, per le sue virtù, ma anche per i demeriti delle rivali storiche: le milanesi stanno arrancando, i fatturati nettamente inferiori delle varie Roma, Napoli e Fiorentina renderebbero un miracolo una loro eventuale affermazione. In Europa, però, il discorso cambia: la Juve paga, come le altre connazionali, la poca crescita del sistema calcio in Italia negli ultimi 10 anni e non ha i mezzi per essere competitiva in Europa con continuità. La buona prestazione contro il Bayern, finita con una combattuta eliminazione che sarei ipocrita dicessi che mi fosse dispiaciuta, ha certificato di sicuro il ruolo di buona squadra a livello europeo, ma i 6 goal subiti in 210′ da un Bayern non al top sono anche una bella tara da fare ad una difesa che in serie A è invece quasi imperforabile.
Il Milan di Capello, quello che ha regalato il record di imbattibilità ad un portiere “soltanto” sopra la media come Seba Rossi, fa invece parte di quella ristretta élite di 6-7 squadre che vengono ricordate a distanza di decenni, come simbolo del gioco a livello internazionale. Capello, successore di Sacchi, era più pragmatico e meno filosofo del tecnico di Fusignano, mentalità che gli fece adottare alcuni accorgimenti che resero quella squadra irresistibile. Meno pressing furioso, meno difesa alta a tutti i costi, meno tatticismi esasperati: un toccasana per un gruppo la cui età si stava alzando ed ormai esasperato dal martello Sacchi. Durante i primi due anni di Capello, si vide il miglior Milan che io ricordi: goal a grappoli, le migliori annate della carriera di Van Basten (il che è tutto dire), primo scudetto vinto da imbattuti, secondo vinto di slancio, prolungando la serie a 58 partite senza sconfitte (ancora record assoluto), finale di Coppa dei Campioni persa da incerottati ed anche per circostanze nebulose, dopo aver vinto tutte le altre 10 gare.
Il terzo anno di Capello, invece, segnò la discontinuità rispetto a Sacchi, mostrando, a mio avviso, la maggior duttilità del tecnico bisiaco rispetto a quello emiliano. Con Van Basten in pieno calvario e Gullit ceduto, il potenziale offensivo della squadra diminuì notevolmente, mentre la difesa rimaneva sempre quella, affiatatissima e matura. Capello decise quindi di piazzare un giocatore che fino a quel momento aveva fatto solo lo stopper come Desailly a centrocampo, a fianco di Albertini, di stringere le chiappe ed affidarsi alla solidità difensiva per continuare a vincere. Durante quella stagione, gli 1-0 si sprecarono, ma dal punto di vista dei trofei fu la migliore in assoluto del Milan berlusconiano: terzo campionato dominato di fila con annesso record di imbattibilità della porta, vittoria in Coppa Campioni subendo 2 goal in tutta la competizione, mantenendo la porta inviolata in 10 partite su 12, ed umiliando in finale il Barcellona di Romario. Quel Milan arrivò in finale di Coppa Campioni anche l’anno successivo, portando il conto per quel fantastico gruppo di giocatori a 5 finali (di cui tre vinte) in 6 partecipazioni.
A tutto ciò va aggiunto che tutti i record del Milan di Capello, tra cui quello di imbattibilità della porta, furono ottenuti in una serie A di altissimo livello, all’epoca senza dubbio il miglior campionato del mondo con ampio distacco sugli altri. Nelle 5 stagioni tra l’89-’90 ed il ’93-’94, le squadre italiane vinsero: 2 Coppe Campioni (più due finaliste), 2 Coppe delle Coppe (più due finaliste), 4 coppe Uefa (più tre finaliste). Il confronto con oggi è impietoso: una sola finalista di Champions e zero finaliste di Europa League nelle ultime 5 stagioni.
Il sentimento per il record di imbattibilità che è passato alla Juve di Allegri, quindi, è di profonda tristezza, ed il fatto che Buffon sia uno dei più grandi di sempre nel suo ruolo non lo lenisce per nulla: si andrà da una squadra incredibile, il corrispondente di quei tempi del Barcellona degli ultimi anni, ad una forte, ma normale, in grado di arrivare a battere il primato a causa dell’abbassamento del livello tecnico della serie A. I vari Mauro, Marocchi, Caressa, Tuttosport, Gazzetta, Sky possono dire quello che vogliono per reggere il giochino, ma, se ci si ferma ad analizzare le cose per un attimo e senza pregiudizi, l’unica conclusione sensata può essere quella appena esposta. Visto il presente nero ed un futuro prossimo che non sembra molto roseo, a noi milanisti restano solo la gloriosa storia ed i favolosi ricordi a cui aggrapparci. Non lasciamo che li deturpino o sminuiscano per meri fini editoriali.
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