Mercoledì sera c’era la Champions League, e nonostante la gobbaglia pigiamata mi provochi pruriti, gonfiore addominale e zyka, ho piazzato le mie terga sul divano con la tv sintonizzata sulla partita.
Dopo 70 minuti di disperazione e 20 di giramento di balle alla fine ero sollazzato come un bambino che guarda colpo grosso, ho potuto deridere il mio coinquilino tifoso della banda Bassotti, mandare sguaiati messaggi di giubilo agli altri gobbacci di mia conoscenza e andare, una volta tanto, a letto felice.
Poi il giorno dopo durante le classiche chiacchiere alla macchinetta del caffè e leggendo i vari commenti in giro per il web ho come percepito che siccome sono milanista non posso fiatare.
La mia squadra gioca un calcio pessimo, con una rosa composta perlopiù da calciatori indecorosi e con una “società” che fa di tutto per rovinarmi l’umore un giorno sì e l’altro pure, ma a quanto pare queste mortificazioni non sono sufficienti. Tutto ad un tratto ho scoperto che mi vogliono persino togliere il diritto di prendere per il culo quelli di #finoalconfine, l’ultima gioia calcistica che mi era rimasta.
La scorsa estate, magari un po’ illuso dalle voci di mercato, per la prima volta in vita mia mi sono abbonato allo stadio. Forse su questo sarete scettici, ma vi confesso che mi sono divertito. Non nego di aver visto una marea di partite di merda, di aver trovato un nuovo nemico personale nell’arbitro Irrati, e di aver perso varie volte la voce per via degli insulti che mi sono stati estorti dalle diagonali di De Sciglio e dai movimenti di Balotelli, allo stesso tempo però non posso dimenticare i match che mi hanno fatto esplodere di gioia, uno su tutti il derby, né i momenti spensierati passati a insultare Irrati, De Sciglio e Balotelli.
Anche quelli di Milan-Verona 1-1 o di Milan-Atalanta 0-0 sono stati pomeriggi ben spesi, e guardandomi indietro non potrò non ricordare questa stagione con affetto.
E questo nonostante le nostre pippe col pedigree si dimenino per strappare al temibile Sassuolo un ridicolo sesto posto.
Anche domani salirò sulla mia macchinina e dopo aver raccattato il mio amico laziale ed essermi fatto derubare dai posteggiatori abusivi dei dintorni di San Siro salirò mestamente gli scalini del settore 218.
Una volta in curva Sud (dato che il mio amico ci voleva venire con me, gli tocca sedersi lì) ci rincoglioniremo di birre e caffé Borghetti e, pur coscienti di tifare per squadre che al momento sono una dichiarazione di guerra al calcio, ci accontenteremo dello spettacolo che i ragazzi in campo ci sapranno fornire.
Se si vincerà dopo aver mostrato al mondo come si giuoca, tanto di guadagnato, sennò mi potrò consolare annunciando a tutta la curva che il mio amico è laziale e osservando le mazzate che gli daranno.
E lunedì mattina, con un sonno pazzesco e il mio amico sulla coscienza, mi sarò guadagnato il diritto di cazzeggiare alla macchinetta del caffè blaterando di pallone, anche se non tifo per una squadra che con un po’ di bucio in più poteva battere il Bayern Monaco.
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