Cicliche certezze

UroboroSiamo a marzo 2016 ma non è cambiato nulla rispetto al marzo degli anni precedenti. La ciclicità degli accadimenti in casa Milan è talmente perfetta da poter essere raffigurata nel movimento circolare di una giostra i cui potenziali elementi disturbatori vengono assorbiti dalla forza centripeta prodotta dal movimento della giostra stessa.

Si inizia la stagione con un nuovo allenatore, si fa una campagna acquisti alla membro di cane, creando una rosa disomogenea dove il reparto che più meriterebbe di essere rinforzato viene lasciato invariato, si fanno proclami di terzo posto totalmente avulsi dalla realta’.
Alle prime disillusioni (nostre, non loro), già verso fine ottobre, Silvietto si premura di farci sapere che non è soddisfatto del giuoco, del modulo, del trequartista, del numero delle punte, doppiepunte e così via.
A dicembre si vagheggia già sulla campagna acquisti invernale ed è il periodo in cui Galliani, prossimo a partire per le sue vacanze brasiliane, dà il meglio di sé: ammicca alle telecamere con i suoi dico non dico, facendo presagire nuovi arrivi nel caso riuscisse a piazzare vecchi bidoni che, caso strano, sono affezionatissimi ai nostri colori.
Gennaio passa nell’attesa illusoria.
A febbraio, quando i trasferimenti sono chiusi, si riaccende sui giornali il calciomercato del Milan e partono i fuochi d’artificio virtuali.
Marzo è il mese in cui, andati da tempo in vacca tutti i propositi di inizio stagione, la proprietà concentra le contumelie sull’ormai destabilizzato e sfiduciato allenatore di turno, mentre parte puntuale il totoallenatore per la successiva stagione, che ci terrà compagnia fino a giugno.
Manca aprile, che porta con sé l’ennesimo CdA, i soliti rimpasti, le strategiche assenze di Barbara, le accuse dei piccoli azionisti, ormai parte di un teatrino consolidato, le puntuali autodifese di Galliani.
In questi anni l’unica figura che si è discostata dal collaudato copione è stata quella di Inzaghi, difeso fa Galliani oltre ogni limite di decenza e coccolato da Berlusconi con le sue visite negli spogliatoi (“Attaccaaareere”).
Ovviamente la difesa di Inzaghi non è stata casuale ma rientrava nel disegno delle due cariatidi, come spiegherò a breve.

La puntuale ciclicità degli eventi rossoneri è, ironia della sorte, ciò che più avvicina il Milan alla cultura orientale, molto più di quanto potrebbero mai fare un Bee o una Dama Rossa.
La cultura orientale (in particolare quella indiana e buddhista)  si differenzia infatti da quella occidentale anche perché legata al concetto di mondo ciclico e di avvenimenti ripetitivi  e regolari, che non richiedono la ricerca né di un inizio né di una fine, in cui l’uomo è coinvolto in una perenne redenzione dalle rovine nel ciclo perenne della vita.
Ora, io non credo che il nostro simpatico duo alla guida del Milan per creare il meccanismo infernale in cui siamo precipitati si sia ispirato al concetto di tempo ciclico, già presente nella cultura greca e richiamato da Giambattista Vico.
Credo però che nulla di quanto accade al Milan sia casuale e che ciascuno degli attori che , consapevolmente o inconsapevolmente, partecipa allo stesso  spettacolo in cartellone in questi anni, assolva ad una funzione ben precisa.

Ad esempio, mi sono convinto che non è interesse della proprietà la partecipazione all’Europa League e che l’intensificarsi dell’opera di destabilizzazione proprio quando l’obiettivo del rientro in Europa si fa più vicino rientri in una precisa strategia.
In caso di qualificazione all’Europa League i conti diventerebbero oggetto di indagine da parte dell’Uefa per il fair play finanziario. Il pericolo molto concreto sarebbe quello di una di una sanzione (congrua  multa più rosa ridotta) pubblicizzata urbi et orbi,  o addirittura – eventualità improbabile ma non escludibile a priori – l’esclusione dalla competizione per violazione dei parametri imposti.
Inutile dire che un’esclusione o sanzione dovuta ad un problema di conti, nonostante il quasi dimezzamento del monte ingaggi rispetto a quattro anni fa e l’impoverimento tecnico della rosa, metterebbe sotto la lente d’ingrandimento del più distratto dei tifosi la mala gestio di questi ultimi nove anni.
Senza considerare che un Milan impegnato anche nell’Europa minore richiederebbe per il rafforzamento della rosa un esborso economico  per consentirgli di partecipare dignitosamente ad entrambe le competizioni, pena  il serio pericolo di andare incontro ad epocali debacle su tutti i fronti.
Tutto troppo complicato, costoso e e rischioso, visto che dalla partecipazione all’EL non si avrebbe un immediato ritorno economico.
Molto meglio e molto più facile fomentare le aspettative della tifoseria ad inizio stagione per poi scaricare sull’allenatore, nel frattempo ben delegittimato, il mancato raggiungimento dell’obiettivo minimo della Europa League (che poi, a ben vedere, con l’attuale rosa sarebbe stato l’obiettivo massimo anche per una società seria non gestita come un baraccone).
In questo quadro la figura di Inzaghi era perfettamente funzionale, talmente incapace da non correre il rischio di avvicinare il Milan alla zona Europa League e quindi meritevole di essere difeso, almeno fino a quando  il pericolo di raggiungere la sesta posizione era stato matematicamente scongiurato e lo si poteva dare in pasto alla folla inferocita.
Ad oggi non è dato sapere chi sarà il successore di Sinisa.
Né tantomeno chi sarà il prossimo fantomatico aspirante acquirente della società.
Sappiamo però qual è il ruolo che è stato assegnato a noi tifosi: attendere “l’eterno ritorno dell’uguale”.Uroboro_

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