La nostra prima finale proletaria

Ammirate il prode tovarish Abate mentre lascia nella polvere l' infido kulako dalle gobbe fattezze!

Il prode tovarish casciavitico lascia nella polvere l’ infido kulako dalle gobbe fattezze!

 

E così, dal nulla, spunta un Milan – Juve in una finale, un’altra volta ancora.

Nato e cresciuto in Piemonte, abituato ad essere circondato da gobbi, per me quella è sempre stata La Partita, perfino in quel 2003 in cui i miei amici da Milano mi riferivano dell’ incredibile tensione cittadina che bruciava l’ aria nella settimana tra i due derby di semifinale, io non potevo che continuare a pensare all’ eventualità che potesse esserci una partita tra Milan e Juve alla fine della quale una delle due avrebbe alzato quella coppa.

Un mio caro amico, da quel 28 maggio in avanti, si dedicò anima e corpo al baseball e nulla fecero scudetti in fila negli anni successivi: per lui perdere quella coppa è stato il momento decisivo in cui dire addio al calcio.

Inutile stare a guardare il nostro cammino visto che nessuno ha prescritto a Fiorentina o Roma di uscire con squadrette, ozioso stare a pensare alle quote che i bookmakers ci assegneranno regalandoci il ruolo di uno Stoke City in missione a Wembley per una F.A. Cup, pericoloso meditare come in questo a caso, a parti inverse, il “maiale che non può allenare” potrebbe essere “la hapra incompetente che ha distrutto il Milan”.

Non siamo sullo stesso livello, almeno cinque-sei anni di lavoro costante a livello manageriale ci separano da quelli lì purtroppo, e il bello è che col senno del poi, ragionando su cos’era il Milan un decennio fa o giù di lì, viene facile pensare che se messo in tempo sui giusti binari, con una gestione più dinamica e non l’inerzia delle consuete ricapitalizzazioni di Fininvest verso il nulla, con un paio di manager bravi a lavorare per far rendere sui mitici mercati asiatici un marchio che presumibilmente non necessita di castelli fatati promessi da eleganti broker thailandesi, ora questo club avrebbe uno stadio di proprietà ed un fatturato intorno ai 350 milioni annui, lontano dalle super big ma più che bastevoli per frequentare con cadenza regolare le semifinali di Champions.

Troppo? Boh, provate a pensare che nel periodo in cui festeggiavamo il nostro ultimo trionfo europeo, nel 2007, le due attuali contendenti per lo scudetto celebravano senza troppi clamori una promozione in serie A.

Latte versato tutto questo, dunque utile quanto i canonici ultimi venti minuti di Poli.

Quel che conta è una finale, quel che conta è che molti tifosi hanno capito quanto sia bello quando una squadra sputa anima e sangue in campo per dare tutto quel che ha, e pazienza se molti non l’ hanno capito: proprio un sacco di gente che da anni parlava di maggior umiltà, di dare tutto per la maglia, di finirla con le fanfaronate perché il Milan non è nato nel 1986. Tutto giusto, purtroppo questo Milan molti li ha smascherati: le uniche cose che mancano loro sono milioni a profusione, fuoriclasse e trofei, in definitiva figli perfetti dello scintillante ventennio 1986-2007 e dunque virtualmente nati come tifosi proprio in quell’ 86 che tanto dicono di aborrire.

Io con quel ciclo sono cresciuto, posso ragionevolmente considerarlo all’ ammazzacaffè e già con sopra il tavolo il foglietto del conto ripiegato in due, ed è incredibile rivivere tutto quello che narravano i “vecchi” del Milan pre-lustrini: incertezze sul futuro, trofei internazionali passati a sbiadire nel ricordo, giovani draghi in campo da guardare con occhi innamorati e col terrore che possa passare più o meno chiunque con l’ assegno buono a portarceli via.

Eppure ho riscoperto il piacere di non vedere l’ ora di una nuova partita, di un derby che può pure valere una stagione con un nuovo volo non più esclusiva di Attila, ma ora cointestato al sosia brasiliano di Aldo Baglio, di vedere gente stremata a fine partita, forse non degna di certi Milan ma assolutamente degna della maglia che indossa.

Per molti di noi sarà la prima finale in cui il Milan è nettamente sfavorito, eppure per motivi che mi sfuggono trovo tutto ciò bellissimo ed emozionante, sarà la vecchiaia probabilmente.

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