Ancora non è prevedibile la posizione di classifica che il Milan occuperà a conclusione di questa stagione: quarto, quinto o sesto posto. E’ però ragionevole prevedere, considerate le recenti esternazioni di Berlusconi, che saranno i risultati, o meglio, i capricci e i desiderata sul giuoco del presidente, a decidere la sorte di Mihajlovic. Peccato che i risultati non siano stati l’ago della bilancia per giudicare il lavoro di Seedorf, ma tant’è, al Milan è da tempo che la logica e la coerenza non sono più di casa. In mancanza del raggiungimento del terzo posto è dunque quasi certo che le strade tra il Milan e Sinisa si separeranno. Anzi, se il distacco dal terzo posto fosse limitato a pochi punti probabilmente gli rinfaccerebbero apertamente, come alcuni stanno già facendo ora velatamente, di aver perso punti preziosi ad inizio campionato puntando sul 4312, come se bastasse cambiare schema, alla pari degli omini schierati sul panno verde del subbuteo, per avere immediatamente risultati diversi.
La cosa di cui viceversa sono certo è che Sinisa, dipinto da certa stampa ad inizio stagione come una bandiera nerazzurra, lascerà il Milan senza strascichi polemici, ma in assoluta serenità. Con la consapevolezza di aver riportato al centro dell’attenzione la disciplina e il gusto del lavoro a Milanello nonchè l’ordine tattico in campo, così come gli aveva chiesto la società ma soprattutto la tifoseria, dopo l’anno di totale anarchia vissuto durante la gestione precedente. Saprà anche, il serbo, di aver ricevuto dal Milan nè più nè meno di quello che si aspettava e che gli era stato promesso: la prima vetrina, seppur appannata, con l’affaccio su una grande piazza, una squadra rinforzata ma con ampie lacune nell’organico, un Presidente sempre pronto ad intromettersi nelle sue scelte anche solo per far finta che al Milan ancora ci tiene, un Galliani che, non avendo vecchi conti da regolare ed amici da piazzare, gli ha permesso di fare il proprio lavoro. Se ne andrà così Sinisa, da Professionista, con dichiarazioni da circostanza, concedendosi il sorriso amaro di chi sa che non gli è stato permesso di completare l’opera.
Ma c’è Professionista e professionista. C’è anche chi, dopo 10 anni di carriera al Milan, dopo aver dato tanto alla maglia rossonera ma aver ricevuto anche di più – non tanto in termini di soldi e successi quanto dall’aver avuto salva una carriera altrimenti destinata a proseguire nella provincia italica come novello Morfeo dopo il fallimento in nerazzurro – rivela nella propria autobiografia di averci fatto un piacere a giocare con la nostra maglia e che la vittoria della seconda CL sia stata una mera consolazione per il mancato passaggio alle merengues (“vaffanculo al Milan che mi ha fatto mentire”). L’esatto contrario è stato il Professionista Seedorf, dopo tre anni di militanza in nerazzurro, una volta passato al Milan, sebbene più volte sollecitato dalla stampa a parlare del suo passato, non si è mai permesso di dire una mezza parola contro la sua ex squadra, sebbene l’Inter fornisse già all’epoca amplissimo materiale per le barzellette e le occasioni per prendersi rivincite anche dialettiche non fossero mancate.
Come non dimenticare, in questa carrellata, il professionista Leonardo. Tredici anni al Milan come giocatore e dirigente poi, criticato come allenatore da Berlusconi (ma quale novità!), al quale aveva piccatamente replicato, il passaggio all’Inter. Legittimo dal suo punto di vista, alla fine un professionista è giusto che vada dove gli offrono un lavoro. Peccato che già al momento della conferenza stampa di presentazione il brasiliano, con una ripicca di bassa lega, abbia tenuto a far sapere urbi et orbi di aver sempre avuto con Moratti un rapporto di stima e ammirazione (“io Moratti lo adoro”) negli anni in cui lavorava al Milan, di aver tifato per l’Inter nella finale di Madrid, che lavorare con Moratti finalmente nell’Inter era la realizzazione di un sogno. Un pò come la fidanzata storica che, dopo una burrascosa separazione, si mette con il tuo vicino di casa – quello antipatico, che in assemblea si lamenta sempre per poi essere il primo ad evitare con escamotage di pagare…le rate condominiali, quello del quale le hai sempre parlato male e che è solito fregarti il posto macchina facendoti simppaticamente il gesto dell’ombrello – e si premura di chiamare amici e parenti per fargli sapere che è stata lei a lasciarti (“ho deciso io di andare via”), che per il tuo vicino per la verità lei aveva una simpatia ricambiata e che quando stava con te, beh, spesso pensava a come sarebbe stato stare con lui. Mera cattiveria o anche ingenuità? Il dubbio viene perchè certo Leonardo ingenuo lo è. Come definire diversamente uno che, dopo aver lasciato il Milan, è rimasto in ottimi rapporti con Galliani, non avendo mai capito che era stato proprio il Condor a volerlo sulla nostra panchina per iniziare l’operazione di tabula rasa della dirigenza e procurarsi più ampi margini di manovra, ben conscio che la personalità del brasiliano, non più dirigente ma allenatore e dunque per principio usurpatore del posto che l’ex mister dell’Edilnord vorrebbe per sé, sarebbe inevitabilmente entrata in conflitto con quella di Berlusconi.
In occasione della consegna dell’ultimo pallone d’oro a Zurigo, Clarence Seedorf, rispondendo ad una domanda sul Milan, ha specificato che parlerà in merito solo a scadenza del suo contratto, a giugno. Ad oggi non è dato sapere quali saranno le parole di Seedorf, se si tratterrà oppure se darà libero sfogo all’amarezza per il licenziamento subito nonostante i 35 punti ottenuti in campionato. Quel che è certo è che Seedorf non ha ricevuto dal Milan quello che si aspettava e che gli era stato promesso. Gli era stato assicurato che Galliani ormai era prossimo all’uscita con Maldini in entrata e che, terminata la stagione – durante la quale, in anticipo sui tempi previsti, era stato chiamato precipitosamente a prendere le redini del Milan per rimediare ad una situazione ormai compromessa – avrebbe potuto formare un suo staff di fiducia. E’ finita come tutti sappiamo, con Galliani che nel giro di un mese è ritornato in sella, pronto a fargli terra bruciata intorno sia con l’apporto di alcuni scudieri dentro lo spogliatoio, sia a mezzo dei giornalisti amici o meglio, “agli ordini”, con l’argomento di discussione che, da “una squadra costruita male”, si è spostato sull’opportunità di ordinare uova strapazzate in camera e inviare mail notturne a Tassotti. Considerato quanto successo, qualunque scelta farà tra cinque mesi, ai miei occhi Seedorf rimarrà comunque un Professionista, perdonandogli l’unica volta in cui, per comodità, è rimasto in pantofole.
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