Nel calcio si dice che le squadre siano lo specchio dell’allenatore che le allena, le segue, le guida.
Conoscendo il carattere di Mihajlovic, avendolo visto all’opera da calciatore e da allenatore, il primo Milan che abbiamo visto, claudicante, imbarazzato e imbarazzante, timoroso, spaesato, non poteva essere il suo. Quello era un Milan in fase embrionale che si stava togliendo di dosso con molta fatica, le scorie dell’anti-calcio visto per tutto lo scorso anno. È servito più tempo del previsto ma alla fine siamo arrivati a quello che Mihajlovic voleva fare sin dall’inizio. Sinisa ha dovuto lavorare di scalpello, lima, cesello, tornio, pialla e soprattutto cacciavite, tanto, tanto cacciavite, per dare a questo Milan una “foggia” accettabile. Dignitosa.
Lo stato di forma attuale dei rossoneri, l’amalgama che si è creata tra i ragazzi, gli automatismi, la coesione e finalmente i risultati in campo, sono il giusto premio ad un allenatore che ha fatto quello che tutti ci aspettavamo da lui sin dall’inizio e che tardava ad arrivare.
Mihajlovic ha incassato critiche, frecciate, sconfitte, infortuni, torti, ingiustizie, accuse illogiche, ma non si è piegato neanche per allacciarsi le scarpe. Ha lottato e lavorato come sa; i suoi ragazzi prima di chiunque altro, l’hanno capito, apprezzato e seguito ciecamente. Persino de Jong, ora a Los Angeles, una volta “epurato” dopo essere stato uno dei titolarissimi degli ultimi tempi, ha continuato ad allenarsi coi compagni, incitare i compagni, presentarsi con Sinisa e Montolivo a tutte le interviste pre partita in veste di “capitano ad honorem”, pur sapendo di essere con due piedi fuori da Milanello. Un esempio per tutti gli altri. Una volta lasciato il Milan non una polemica, non un sassolino da togliersi dalle scarpe, perché di sassi non ce n’erano, Mihajlovic non gliene aveva messi.
Se i tuoi giocatori capiscono chi sei, come lavori, si fidano di te e ti seguono, più di metà del tuo lavoro è fatto, il resto è corsa e sudore in allenamento, schemi e tattiche, e poi i risultati arrivano. Ma prima di tutto ci deve essere il gruppo e tu ne devi essere il leader, se non c’è questo puoi anche allenare lo United o il Real Madrid che non ci ricaverai niente di buono.
Ora il calendario ci riserva due sfide a San Siro dove sulla carta partiamo per favoritissimi, ma Sinisa lo sa e lo hanno imparato fin troppo bene anche i ragazzi, non si vincono le partite sulla carta ma sul campo, quindi come ci aspettiamo tutti di vedere, sicuramente si presenteranno a San Siro con un solo obiettivo in testa, i tre punti ad ogni costo.
Poi si sa, nel calcio come nella vita, si vince o si perde, l’importante è restare sempre in piedi e sapere di aver dato tutto. Proprio come Sinisa finora.
Cristian
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