Nonostante tutti gli encomiabili sforzi della comunicazione rossonera nel cercare di evidenziare anche il più microscopico aspetto positivo, il 2015 è stato un altro anno sicuramente negativo per i nostri colori.
Certo, ora siamo messi meglio rispetto ad un anno fa: c’è un allenatore, magari non eccezionale, ma che almeno sa come fare il suo mestiere; la rosa è sicuramente migliorata (del resto, il Milan è stata la squadra che, al netto delle cessioni, ha investito di più nell’estate), ma alcuni problemi delle scorse stagioni sono rimasti e sono difficili, se non impossibili, da cancellare se non con un cambio radicale di gestione.
Il nulla tecnico dei primi sei mesi del 2015 non può essere tralasciato: Mihajlovic ha dovuto in pratica ricominciare da zero, da una squadra che difendeva male ed attaccava peggio, arrivata a metà classifica per culo e con un bottino di punti rimpinguato da vittorie in partite senza significato, con un “progetto tecnico” assente. L’estate ha portato investimenti da Fininvest ed è stata illusoria: si è partiti pagando la clausola rescissoria di un centravanti di buon livello europeo come Bacca, strapagando un più che discreto centrocampista come Bertolacci e facendo un investimento importante per un difensore giovane e di grandissimo talento come Romagnoli. Purtroppo, però, nel momento in cui bisognava aggiungere gli ultimi tasselli per tornare a fare una squadra decente, si è venuti a sapere all’improvviso che il budget era già stato consumato del tutto (si sapeva già dall’inizio o è stato tagliato all’ultimo momento?), con Galliani che si è esibito nella specialità della casa: gli acquisti in saldo dei giocatori proposti dagli amici Preziosi e Raiola.
Ne è venuta fuori l’ennesima rosa incompleta, non adatta per nessun modulo di gioco, con Mihajlovic che prima ha provato a dare alla squadra un giuoco offensivo come chiesto dal presidente, con un 4312 sfrontato ed un pressing alto. Questa impostazione tattica ha prodotto sprazzi di bel calcio, ma la squadra era fragilissima e concedeva palle goal clamorose ogni volta in cui rifiatava. La batosta casalinga presa dal Napoli di Sarri ha indotto Mihajlovic a passare ad un molto più abbottonato 451 con difesa bassa. Con questo modulo, però, il Milan è sì migliorato notevolmente in termini di occasioni concesse, ma ha anche evidenziato una certa difficoltà nel costruire. Il tecnico serbo è successivamente passato ad un più offensivo 442, ha chiuso l’anno con una qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia ed una vittoria scaccia crisi a Frosinone, ma la continuità è ancora da trovare.
Il Milan, infatti, ha chiuso il 2015 al sesto posto con l’asterisco (se il Sassuolo batte il Torino nel recupero, scavalca i rossoneri), con 2 punticini in più rispetto allo scorso anno e con una sensazione diffusa di cantiere ancora aperto e di non totale affidabilità. Il gruppo di testa non è vicino, ma nemmeno lontanissimo (la Champions è a 7 punti), ma il problema principale è che questa squadra ha sempre fallito le partite in cui doveva dare lo strappo per riagganciarsi al gruppo di testa (leggi Atalanta e Carpi). Davanti, a differenza dello scorso anno, corrono e vedo difficile un aggancio alla zona Champions: Juventus, Roma e Napoli sono ad oggi più attrezzate, la stessa Inter sembra più solida di noi e con un fattore C in più.
Non tutto, comunque, è da buttare. I già detti miglioramenti da un anno fa sono evidenti, solo gente in malafede come certi amichetti possono far pesare i 26 punti della scorsa stagione (quando se ne meritavano a malapena 20) come i 28 di questa (meritati, anzi forse ne mancano un paio). Divertentissimi i confronti che puntualmente sono saltati fuori in corrispondenza dei pochi filotti del Milan inzaghiano della scorsa stagione. La speranza è che quest’anno non venga data la possibilità a questa gente di sparlare. A differenza della scorsa stagione, quest’anno c’è un allenatore vero che, anche se ha fatto alcuni errori, ha coraggio, non guarda in faccia nessuno nelle scelte (quanti avrebbero sacrificato Lopez per Donnarumma?) ed ha rotto alcuni, pessimi, schemi di comunicazione milanisti.
Sembra inoltre esserci finalmente un gruppo di giocatori interessanti (Donnarumma, Romagnoli, Bertolacci, Bonaventura) che, se mantenuti per anni, possono formare un’ossatura interessante da affiancare a due/tre di giocatori di livello europeo per tornare a lottare per i massimi obiettivi in Italia. L’interrogativo, ovviamente, dopo i Kucka ed i Balotelli di fine mercato estivo e dell’annuncio di un mercato invernale a zero euro, con i “colpi” Boateng, Menez e Balotelli, è sulla reale volontà di farlo… Vista la storia recente, verosimilmente senza Champions per un altro anno, a meno di nuovi ingressi tra i soci, non è così azzardato immaginare l’ennesima, dolorosa, cessione di uno dei pochi pezzi pregiati.
Il 2015 verrà ricordato anche per l’hip hip urrà di Berlusconi ad inizio anno, fotografia implacabile dell’avanzamento degli anni e di come chi ha portato il Milan ai vertici mondiali lo stia ora affossando, per la figuraccia nella questione stadio al Portello, in cui Barbara è stata esposta al pubblico ludibrio in maniera spietata, sabotata in maniera evidente dall’interno, per il Galliani furioso di fine anno a causa di un Monaco che, nella questione El Shaarawy, si è comportato esattamente come il nostro Condor fa da anni: il karma colpisce sempre.
Non so che cosa ci riserverà questo 2016, anche se la fiducia in chi prende le decisioni al Milan è zero e non riesco ad essere ottimista. Questa sensazione non deriva da fantasie o antipatie, ma da risultati deficitari che vanno avanti da anni, senza il minimo accenno ad autocritica o a cambiamenti gestionali che, ormai, vengono invocati da sempre più gente che ha il Milan nel cuore. Odio l’argomento “veri tifosi”, lo trovo di una stucchevolezza infinita, ed è stato usato con efficacia negli ultimi anni dalla pessima comunicazione rossonera per dividere i tifosi in quelli “buoni” e quelli “cattivi”. Per quanto mi riguarda, continuerò a dire con orgoglio “forza Milan”, ma ciò non mi impedisce di vedere e di denunciare una gestione societaria obsoleta e deficitaria. Chi fa finta di non vedere e, ancora peggio, copre e perfino inventa per difendere anche ciò che è indifendibile, a mio parere, non fa il bene del Milan, come non lo fa chi critica a prescindere per compiacere la propria enclave di lettori.
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