Quando un tifoso scrive sulla propria squadra del cuore, è sempre molto difficile essere obiettivi, ammesso che l’obiettività applicata allo sport, come a qualsiasi altro ambito, possa esistere. Prometto però che, aiutato dalla lontananza del prossimo incontro del Milan, e dallo schema che mi sono imposto, mi sforzerò in ogni modo di esserlo. Dico subito che la conferma di Mihajlovic legata agli ultimi due risultati è assolutamente positiva. L’ennesimo cambio in panchina – visti anche gli imbarazzanti o improbabili nomi di sostituti che circolavano – sarebbe stata un’autentica calamità per la squadra.
Sia chiaro: il tecnico serbo, sin qui, non ha fatto cose strepitose. Ma, considerando tutto, considerando cioè il sesto posto in classifica a -8 dalla vetta, i quarti di finale raggiunti in Coppa Italia, nonché i quasi 90 milioni spesi in estate per rinforzare la squadra, il bilancio di Miha non è, al momento, sconfortante.
I tre principali meriti di Mihajlovic:
1) Aver avuto il coraggio di lanciare un portiere di 16 anni, Donnarumma, che in poche settimane è diventato un riferimento per la squadra, nonché un possibile pilastro per il futuro. Andiamoci piano coi paragoni, certo, ma diamo anche a Miha il merito di avere puntato su un ragazzino e di aver sin qui vinto la scommessa.
2) Aver capito, anche se dopo un po’, che Alex è il compagno di reparto – tra quelli a disposizione – più adatto a giocare con Romagnoli. Il brasiliano non è mai stato un fenomeno e certo non lo diventerà a 33 anni, ma essere riusciti a rimotivarlo e ricollocarlo, non era impresa per nulla semplice.
3) Aver puntato su giovani di valore che, al di là di come andrà la stagione in corso, potranno dare tanto al Milan anche nei prossimi anni: dal già citato Donnarumma a Romagnoli, da Niang a Bertolacci. Tutti e quattro sono spesso stati tra i migliori in campo. Se l’impresa riuscisse anche con De Sciglio, a Miha bisognerebbe fare un monumento.
I tre principali demeriti di Mihajlovic:
1) Non è riuscito a dare un gioco alla squadra, né un’identità forte. Una partita ben giocata è seguita da almeno un paio di gare inguardabili, come ad esempio con Carpi ed Hellas. Anche all’interno della stessa gara, la squadra non riesce a stare concetrata non dico per 90 minuti, ma nemmeno per 60. Si va avanti per “fiammate”, com’è successo anche col Frosinone. Poi, però, la squadra torna prevedibile e va in difficoltà. Il problema è serio.
2) La squadra, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, viene troppo coccolata. A volte, al termine di partite orrende, Miha elencava le occasioni da gol avute, invece di ammettere che si era fatta una pessima figura. Così facevano l’ultimo Allegri (che si diceva “soddisfatto” a ogni sconfitta, mentre ora vince 7 partite consecutive con la Juve e si incavola) e Inzaghi. Sappiamo com’è andata. Fare troppe coccole davanti ai microfoni non porta bene, caro Mister.
3) Non avere detto a Galliani: “Senti, ho tutti i centrocampisti centrali coi piedi quadrati. Me ne compri uno che dia del tu al pallone, che sappia lanciare le punte, fare cross e tirare in porta?”. Be’, magari l’ha detto e noi non lo sappiamo. Il punto è che i centrocampisti centrali sono tutti limitatissimi dal punto di vista tecnico e, se anche Miha avesse esposto il problema a Galliani, significa che non ha urlato abbastanza. Se al contrario il serbo pensa che la soluzione ai problemi sia Boateng, allora la faccenda è seria. Speriamo di no.
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