Esclusiva DV: Fabrizio Biasin ci parla di Milan

Abbiamo intervistato un interista. Forse l’interista, attualmente, più lucido e obiettivo sulla vicende del Milan, e che non ha bisogno di presentazioni. Un grazie a Fabrizio Biasin per la disponibilità.

 

Iniziamo dal problema principale del Milan, la società. Tu che idea ti sei fatto?

La società non è un problema in sé. Il problema è che la società non vuole uscire da una situazione che si è incancrenita negli ultimi anni e quindi si vivacchia. Il Milan sta perdendo tempo, e la verità è che non sta facendo niente per uscire da questa situazione. E’ evidente ciò nella gestione dei mercati, che sono più o meno dispendiosi, ma fatti con un metodo errato. Badate bene: non sono i protagonisti ma il metodo a essere non più funzionante. Tanto che ci ritroviamo a ottobre, ogni anno, a dire le stesse cose, e cioè “l’allenatore è bravo ma non ha ancora ingranato”, “i giocatori non sono adatti al progetto”, “a gennaio faremo nuovi investimenti”. Il metodo, per come la vedo io, l’aveva ben definito, a livello teorico, Barbara Berlusconi un paio di anni fa, e cioè la riorganizzazione, lo scouting, l’introduzione di nuove figure. Poteva essere un ottimo punto di ripartenza, ma è stato accantonato.

Sappiamo tutti da chi. A proposito di Adriano Galliani, secondo te in fatto di “ingombro” quanto pesa la sua figura dopo quasi 30 anni di attività?

E’ chiaro che Galliani deve per primo rendersi conto che è il caso di fare un passo indietro per il bene del Milan e per il suo obiettivo, e cioè terminare col Milan da vincente. Per fare questo deve aprire a qualcun altro. Lui è un bravissimo amministratore delegato, ma questo non significa che sia un eccellente direttore sportivo. Un tempo poteva fare entrambe le cose, basandosi su un sacco di soldi e sul fatto che in rossonero i giocatori sarebbero venuti a giocare anche gratis, per via del prestigio del Milan stesso. Adesso, che sia sponda rossonera o nerazzurra, a Milano i giocatori li devi convincere a venire. Per questo ci vuole un ds che si occupi di mercato non a giugno, non a gennaio, ma tutto l’anno. Bisogna individuare un ds che Galliani deve lasciar lavorare in autonomia.

Quindi la soluzione della famosa “tabula rasa” al momento non sarebbe quella giusta?

No. Per me tabula rasa significa ripartire da zero, e ripartire da zero è forse impossibile per una società come il Milan che ha vinto tutto quello che ha vinto. Si può fare tabula rasa in due modi: o azzerare tutto, ma mi sembra più un’ipotesi da bar dello sport, oppure sedersi a tavolino e chiedersi “noi perchè siamo qui?Per il bene del Milan. E allora riorganizziamoci”. Si ragiona solo sul presente, ma nessuno, per esempio, in società pensa al mercato dell’anno prossimo. Non si guarda oltre, si guarda a oggi, a una settimana. E questo è inconcepibile per una squadra che ambisce a ritornare in Champions League. Non c’è programmazione. Per farla bisogna puntare su una figura diversa. Una volta c’era Braida, ora bisogna puntare su qualcun altro.

Questione vendita: mister Bee, Doyen, presunto acquisto del 48% delle quote. Se n’è parlato e se ne parla ma nulla è accaduto.

Io non ho la minima idea se questa cosa sia concreta, se si arriverà a un closing, se arriveranno o no questi soldi, se Bee abbia intenzioni serie o no. Posso però immaginare che Berlusconi ha dei forti dubbi, perchè altrimenti non avrebbe rimandato più volte.Il problema però per me è un altro: cosa cambia in prospettiva una volta arrivati questi 480 mln. Cosa succede? Questi mln finiscono a Fininvest e basta, o una parte finisce al Milan? In questo caso, da chi saranno gestiti? Cioè, non è così importante ciò che accadrà con mister Bee, è più importante decidere cosa succederà con il malloppo in mano. Perchè abbiamo visto che anche con i soldi in mano la situazione non cambia.

Cambiando argomento, sappiamo tutti che il Milan non punta più sul centrocampo. Dalla partenza di Pirlo non si è mai più ricercato un degno sostituto in un ruolo sempre caro ai rossoneri, quello del “regista”. Perchè?

Per lavoro mi capita di parlare con diversi ds, e la prima cosa che mi dicono è “ripartiamo dal centrocampo”. Al Milan questa cosa non si fa più perchè si va avanti a ragionare su una squadra legata a un passato che non c’è più, e si punta al presunto spettacolo che sarebbe garantito dagli attaccanti. Il problema è che così facendo, sono 3 anni che non si dà importanza al reparto più importante. Lo capiscono tutti: esperti, non esperti, i tifosi stessi che da anni chiedono rinforzi in quel settore. E invece si susseguono gli allenatori e non cambia nulla. Io credo che se Seedorf avesse avuto la possibilità di lavorare l’anno in cui è stato cacciato, avrebbe puntato tutto sul centrocampo. Lo dico da un po’: se avesse avuto i 90 mln spesi questa estate avrebbe costruito non dico un Milan vincente ma sicuramente un Milan con una prospettiva e un futuro.

Il Milan ha lacune, non gioca bene, e se lo fa lo fa a tratti e raramente. Dove può arrivare una squadra messa così male?

E’ vero che ci sono tanti problemi e tanti difetti. Da una parte la società dovrebbe comunicare all’esterno le cose come stanno, e cioè che questa non è una squadra che può ambire al terzo posto. Si può arrivare attraverso un miracolo sportivo. Ma è una cosa che non fa nessuno, proprio perchè comporta l’ammettere di essere un gradino indietro rispetto agli altri, e per una società come quella rossonera è difficile. Dall’altra parte io mi aspetto che Mihajlovic faccia quello che non ha fatto fino ad adesso e cioè che faccia Mihajlovic: che chiuda lo spogliatoio, che non permetta a nessuno di mettere becco. Certo, è difficile rapportarsi con Berlusconi, ma in passato c’è chi l’ha fatto e l’ha fatto anche bene. Invece in questo momento Miha è più concentrato su ciò che deve fare fuori dallo  spogliatoio rispetto a ciò che deve fare dentro lo spogliatoio. Così si rischia di generare un ibrido che non porta da nessuna parte. Che poi è l’errore grave che ha fatto Inzaghi lo scorso anno. Quello che chiamano aziendalismo lo si può spiegare così: ancora oggi viene fatto credere agli allenatori che devono ringraziare e inginocchiarsi se vengono scelti per allenare i rossoneri. Invece il Milan ha bisogno in un mister forte, tipo Conte, che arrivi e dica: “ok, sono al Milan ma ora si fa come dico io”. Il Milan difficilmente arriverà nelle prime tre posizioni, ma non è neanche una squadra che vale l’undicesimo posto. E non finirà all’undicesimo posto, perchè ha giocatori che se li metti in altre realtà, farebbero bene.

Ormai è palese come l’ambiente all’interno dello spogliatoio sia marcio: screzi, litigi, mancanze di rispetto. Come lo spieghi?

Per me all’interno viene riflesso l’andamento societario: nessuno più pensa al collettivo ma tutti badano al proprio orticello, del tipo “io penso a far bene per i fatti miei in attesa di un futuro migliore”. Invece a essere migliore deve essere il presente, e soprattutto bisogna lavorare tutti assieme verso un unico obiettivo. Inoltre bisogna liberarsi delle cosiddette zavorre: nel Milan sono stati proposti, poi tolti, poi riproposti gli stessi elementi. Tenere gente che ha fallito è come tenersi dentro un “morbo” che deve essere estirpato, e diventa inutile anche prendere nuovi volti fino a quando continui a tenerti gli stessi. Tutto ciò si riflette in campo, dove si vede chiaramente che il primo vero ostacolo del Milan è mentale. Come contro il Torino: giochi discretamente bene, passi in vantaggio e poi non hai la forza di mantenerlo facendoti rimontare all’istante. Secondo me a gennaio non bisogna comprare nessuno, ma solo vendere. Vendere tutti quelli che non c’entrano niente col progetto futuro.

La Milano calcistica, negli ultimi tempi, ha lasciato molto a desiderare tra Milan e Inter. Secondo te quali sono le differenze sostanziali tra le due realtà?

L’Inter ha un grosso problema di debito. Probabilmente se Thohir non avesse questo problema avrebbe investito anche di più. Ma questa voragine c’è. Però devo dire che la sua mentalità mi sembra che stia portando a qualche risultato. Per esempio il mercato, che è affidato a una persona specifica, in questo caso ad Ausilio, che si sta muovendo nel modo giusto. So per certo, per esempio, che l’Inter su Kondogbia ci stava lavorando da mesi: gli stai dietro, “coccoli” il ragazzo, provi in tutti i modi a convincerlo. Se sceglie te significa che hai fatto bene il tuo lavoro. Una società deve essere strutturata: un presidente, un ds, e tutti quelli sotto il ds stesso. Una gestione piramidale. Nel Milan invece c’è Berlusconi, e poi Galliani. E basta. Per ciò che riguarda il campo, l’Inter ha il dovere di arrivare al terzo posto, visto appunto gli investimenti fatti. Il Napoli mi sembra quella più forte.

Se fossi un tifoso del Milan, cosa ti augureresti?

Se fossi milanista mi augurerei che il piano auspicato da Barbara Berlusconi passasse dalla teoria alla pratica. Pensare di portare in società una bandiera come Maldini, affidarti a un ds di campo, cioè a uno che va in giro a scoprire talenti e a fare il lavoro di osservatore. C’è una cosa che faceva benissimo Galliani un tempo: costruiva le squadre in maniera semplicissima. Io ho questi 11 titolari fortissimi ai quali sommo 11 alternative meno forti, che andavano a fare da rimpiazzo. Ora invece si hanno 4 esterni alti, 5 attaccanti, neanche un centrocampista, ecc. Inoltre mi augurerei che Berlusconi prendesse una posizione forte, che non vuol dire mettere alla porta Galliani (che io stesso critico spesso), ma semplicemente riorganizzarsi. Aprirsi agli altri. Mi rendo conto però che se all’interno di una società c’è un rapporto per così dire “congelato” tra due dei protagonisti, parlo di Galliani e BB, tra cui non si litiga ma neanche si comunica, è difficile andare avanti serenamente.

Ma lei, che è figlia del presidente, non dovrebbe avere più voce in capitolo?

Il problema è che quando ha provato ad alzare la voce è stata messa da parte. Le è stata affidata la gestione del marketing che in qualche maniera vuol dire averla messa in panchina.

Il modulo migliore per questo Milan?

Per me non c’è mai un modulo solo, perchè chi si fissa di uno solo poi non va molto lontano, vedi Mazzarri. Questo 4-3-3 però a me non dispiace, sempre tenendo presente della lacuna a centrocampo. Poi è chiaro che bisogna pensare a un Milan con Balotelli, che in un 4-3-3 è tutto da verificare.

L’ultima domanda è su Romagnoli. Cosa ne pensi?

Romagnoli è un fortissimo difensore. Il problema è che sono stati spesi troppi soldi in relazione a ciò che hai fatto dopo: vale 25 mln se poi decidi di comprare Witsel a 30, e non Kucka a 4. Per proteggere Romagnoli però non puoi farlo dandogli a 20 anni una difesa sulle spalle. Lo dovevi affiancare a uno più esperto. Thiago Silva aveva Nesta. Romagnoli no.

 

 

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