Riceviamo dal nostro lettore Gianni Monaco e pubblichiamo
La prima cosa che ho pensato dopo che Bacca ha messo a segno il gol del vantaggio è stata: “E adesso inizia l’assedio del Torino“. Fin troppo facile prevederlo. Bacca, incredulo nel trovarsi da solo davanti al portiere avversario (non accadeva da un mese e mezzo), si è anche divorato la rete del possibile raddoppio, e lì la gara del Milan si è trasformata in un incubo per noi tifosi.
Sembrava di assistere al match di un anno fa nello stesso stadio. Solo che all’epoca il Toro, nonostante l’espulsione di De Sciglio, aveva impiegato più di un’ora per trovare il pari. Stavolta gli sono bastati una decina di minuti. Ed è inutile mettere in croce Diego Lopez, che ha tra l’altro il merito di aver negato il raddoppio a Maxi Lopez e dunque una catastrofica sconfitta. Se anche lo spagnolo fosse riuscito a respingere la conclusione sul suo palo di Baselli, c’è da scommettere che la rete granata sarebbe arrivata entro pochi minuti. Il Toro – chissà perché contro il Milan tutte le squadra somigliano al Barcellona, chissà – attaccava con 10 giocatori, batteva un calcio d’angolo ogni 30 secondi e con 2-3 passaggi rapidi riusciva a trovarsi in area o almeno al limite. Antonelli e Abate erano completamente bloccati sulle fasce, come tenuti con il guinzaglio. Romagnoli si vedeva sbucare avversari da ogni parte. Montolivo non riusciva più a svolgere nemmeno il compitino e non si reggeva in piedi. Cerci si confermava il miglior difensore granata. Mai in difficoltà per oltre un’ora, gli uomini di Mihajlovic dopo la rete di Bacca sembravano per metà mummificati e metà ubriachi.
Nulla di nuovo. Era andata così contro l’Empoli, il Palermo e l’Udinese, quando, passati in vantaggio, i rossoneri erano crollati tatticamente, fisicamente e psicologicamente. Un paradosso che ormai è diventato la norma. Ma se a inizio stagione qualche partita si riusciva ancora a vincerla, in questo ottobre nero il pareggio sembra essere diventato l’obiettivo massimo.
Questa, purtroppo, è la dimensione del Milan. Non da oggi, ma ormai da tre stagioni, o cinque se si considerano quelle senza titoli. Dovremmo, noi tifosi, semplicemente prenderne atto. Umilmente e amaramente. Ma non basta a farci stare meglio.
Lo scudetto è ormai pura utopia. La qualificazione in Champions è affare d’altri. Persino un modesto quinto posto avrebbe il sapore del miracolo sportivo per una squadra così mediocre, così priva d’identità, così molle, così irritante, così distratta, così timorosa, così prevedibile, in tutti i sensi. Una squadra che incontrerebbe difficoltà anche con avversari maltesi o lussemburghesi, figurarsi in Serie A. Rassegnarsi? Si rassegnino Berlusconi e Galliani e se ne vadano. L’avere portato il Milan sul tetto del mondo in un passato ormai lontano non dà loro il diritto di distruggere quanto di buono fatto prima. Noi tifosi, noi veri tifosi, noi che non abbiamo interessi economico-televisivi e ambigue amicizie coi procuratori e i presidenti, non ci rassegneremo mai a questa mediocrità. E, andando contro la ragione, spereremo comunque che dalla prossima gara vada meglio, pur conoscendo bene tutti gli insostenibili limiti di questa squadra.
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