Esoneriamolo! Pigliamone un altro! Poi esoneriamo pure lui!

I rimedi del vecchio Romeo Anconetani

I rimedi del vecchio Romeo Anconetani

Giusto per farvi capire l’ incipiente anzianità, uno dei momenti più scioccanti che conservo tuttora della mia militanza rossonera è quello dell’esonero di Tabarez nell’ autunno del 1996.
L’ esonero era sempre stata una roba che avevo associato a folcloristici presidenti alla Rozzi o alla Anconetani, da noi ci si lasciava perché quattro anni di rivoluzione copernicana erano un po’ troppi per un gruppo ancora fortissimo nel caso di Sacchi, o per bizzarre clausole di rivincita dello scudetto che si volevano imporre ad uno come Capello che già ne aveva portati a casa tre di fila. Addii a fine stagione tra lacrime e dovuti ringraziamenti.
Diversi per certi aspetti pure quello di Zaccheroni, allenatore inviso quasi da subito a Berlusconi e tenuto lì solo per il miracolo del 99 , o di un Terim che la parola licenziato la portava scritta in fronte da quando la triade (rigorosamente in minuscolo) decise di non confermare Ancelotti sulla panchina bianconera.
Altri tempi e altri giocatori direte voi. Altra dirigenza dico io; pensate davvero sia la stessa? Temo di dovervi contraddire: la vecchiaia non accettata serenamente spesso porta i peggiori dei cambiamenti sulle medesime persone, quando storici pregi si estremizzano al punto di divenire difetti e storiche magagne difficilmente intraprendono processi di evoluzione.
Autunno 2012, 2013, 2014 e 2015, se prendete in giro commenti, articoli e pezzi di blog, siti e carta stampata, insieme alle considerazioni dei tifosi, vi accorgerete che sono perfettamente intercambiabili e non distinguibili negli ultimi quattro settembre-ottobre rossoneri…

“possibile che il Milan non abbia un gioco?”

“mica vorrete farci credere che l’ Atalanta/altra squadra a caso del momento abbia una rosa superiore a quella del Milan?”

“i giocatori sono questi, che pretendete di più?”

“se solo mettessimo questa rosa in mano a X/Y/Z, quello si che la farebbe stare nei primi posti”

“cacciamolo subito, la stagione è ancora recuperabile!”

Quella della sostituzione del tecnico per risolvere ogni cosa, soluzione concettuale che per anni è rimasta rigorosamente al di fuori dei cancelli di Milanello, dal dopo Thiago-Ibra è divenuta ospite fissa della sala del caminetto di Carnago e dell’ animo dei tifosi, lontani ormai da quelle epoche in cui le somme si tiravano a fine stagione.
Attenzione, non ne faccio un discorso elitario e rivolto a ipotetici “altri tifosi”, mi ci metto pure io che l’ anno scorso da gennaio in poi non ne potevo più degli orrori messi in campo da Inzaghi o nell’ autunno del 2013 attendevo le due parole Allegri esonerato con una trepidazione quasi mistica.
E’ uno zamparinismo di pancia dilagante tra il popolo milanista, e spesso i vari ultimi tecnici hanno avuto colpe più o meno gravi, quindi non del tutto ingiustificabile.

Oltre a questo però ci sono altri dati su cui toccherebbe riflettere un minimo, è come se questo club si fosse avvitato in una spirale negativa volontariamente, rendendo ora difficilissimo uscirne.

Prima di spostare pedine sulla panca, sarebbe il caso di tornare a quel vecchio club che tutelava giocatori, insegnando loro il valore di questo club, cosa non più possibile visto che la storica catena che portò Baresi a capire certi valori da Rivera, per poi tramandarli a gente come Maldini, Tassotti, i quali poi fecero la medesima cosa con Alberini, Boban e così via, si è spezzata definitivamente per la scellerata scelta di portare l’ ultimo gruppo di senatori vero all’ esaurimento biologico prima che ci fosse gente con le spalle sufficientemente larghe per ricevere certe investiture.

Sarebbe il caso di avere nuovamente una struttura che faccia percepire a chi arriva che qui non si sta per il bonifico mensile, ma per onorare questi colori come fatto da gente infinitamente più forte in passato, bastonando se è il caso il giovane che si monta la testa dopo due buone gare giocate.

Date una guardata in giro: Allan arriva a Napoli dopo buone stagioni in provincia e ricomincia esattamente da lì a macinare grandi prestazioni, da noi Bertolacci arriva dopo una grande stagione a Genova e scompare. Antonelli arriva a Milano come uno dei migliori terzini della serie A nonostante non sia un fenomeno, tempo tre-quattro partite e si tramuta in un Antonini qualunque.
Bacca e Luiz Adriano, gente che per anni ha provocato ai portieri di numerose squadre d’Europa una cospicua dose di diarrea impiegano poche gare a divenire abbronzate copie di Destro e Cerci.
Non parliamo dei giovani: Saponara e Niang devono emigrare per dimostrare di poter divenire ottimi giocatori, De Sciglio dai vent’anni in poi peggiora anzichè migliorare, quasi inutile aprire capitoli su El Shaarawy o Pato, incrocio solamente le dita per Calabria, Romagnoli e Josè Mauri.
Tanti casi differenti mi direte, eppure tutti con il filo conduttore della testa, si tratti di scelte fuori campo sbagliate o di incapacità di reggere il peso di questo ambiente, cose che un tempo vedevano la società ben presente proprio per tutelare patrimoni preziosi per il futuro alla luce di una maglia pesante e di una città pericolosa quando hai vent’anni e un mucchio di soldi in mano per la prima volta in vita tua.
La società è importante, lo è ancora prima di qualsiasi scelta di mercato o cifra messa a disposizione per il medesimo, invece in questi anni abbiamo assistito a rivolte caserecce, interviste di tesserati con frecciate a tecnico o dirigenza, è di ieri quella di Honda, di silenzio tombale dopo giornatacce che necessiterebbero in un verso o nell’ altro di comunicati.
L’ attuale magmatica società Milan, tra guerrette intestine e competenze vaghe mal distribuite, è il terreno di coltura ideale per qualsiasi tipo di batterio, per qualsiasi infiltrazione giornalistica alla ricerca dello scoop, per una totale sfasatura di valori e obiettivi che per anni e anni, pure nell’ inferno della serei B, sono stati ben chiari agli occhi di chi indossava questi colori; tutto questo e bene tenerlo presente per il futuro, non quello a lungo termine, quello immediato.
Sennò è opportuno che molti scienziati che hanno la soluzione sempre in mano vadano avanti con la richiesta di esonero di Mihajilovic in favore di Montella, in attesa di invocare il suo esonero con un’ altra soluzione per la panchina che “finalmente li farà rendere per quel che valgono”.
E se tali scienziati vogliono continuare, almeno la smettano di prendere per il culo l’ Inter: quella pre-Calciopoli era esattamente questa, società e tifosi tutti insieme.

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