Sinisa, la tua rabbia sia risorsa vitale

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Provate a pensarci: siete sempre andati in vacanza dopo scrupolose consultazioni di Booking e similari, badando al miglior rapporto qualità-prezzo sempre con il secondo come preminente sul piatto della bilancia, e la cosa non vi dispiace affatto. Poi vi transita davanti agli occhi un’offerta irrinunciabile che per quella decina di giorni vi fornirebbe lussi che manco avevate mai preso in considerazione. Magari in quel momento non avete il numero di carta di credito sottomano, magari dovete parlarne con la moglie prima, magari troppe cose insomma e, quando ci ricliccate sopra, quell’offerta è sparita.

Dovete considerare nuovamente le vacanze che avete sempre fatto, quelle che vi sono sempre piaciute alla fine, ma voi per un’ora, mezza giornata o un giorno intero, vi eravati fatti la bocca a quei giorni da nababbo che vi aspettavano e la cosa vi pare un po’ duretta da accettare, anche se in realtà non l’avete manco vissuta ma soltanto immaginata.

Ecco, è una situazione che può essere il valido bignami del Sinisa-pensiero tra il post partita di sabato e quello di Mantova: un nervosismo pessimista sulle ultime speranze di rinforzi sfociato poi in delusione per certe risposte avute dalla società e dal campo nel giro di cinque giorni.

L’esperienza ultima che ha portato Mihajlovic a sedersi sulla panchina rossonera, quella a Genova, ha mostrato al mondo un tecnico in grado di tirare fuori il massimo da un gruppo tutto sommato dai valori modesti, un gruppo che attorno agli Eder e ai Soriano aveva pure i Regini o i Mesbah da spremere.

E’ però fisiologico che il tuo stato d’animo ne risenta quando due mesi dopo il flop Kondogbia, chiaro sintomo di una grossa rifondazione a centrocampo in vista, le manovre nel settore nevralgico e padre della sorte di ogni club si concludono con un discreto ma strapagato Bertolacci e con lo “scippo” al Bursaspor di Kucka.

Lo è ancora di più quando vedi che le tue seconde linee, quelle che dovrebbero mordere l’ erba per dimostrarti quanto le tue scelte di valutazione siano errate, scendono vergognosamente in campo a pascolare contro una squadra di Lega Pro e il tuo miglior giocatore è Luiz Adriano, già titolare sicuro a differenza degli altri.

Da troppi anni alberga un’aria viziata a Milanello, troppa gente sicura di meritarsi un posto per nome o ingaggio pesante, con procuratori che parlano a sproposito di assistiti che meriterebbero, in un mondo più giusto, di attendere al mattino presto i camioncini dei caporali in qualche sperduto anfratto del Tavoliere più che altro.

Aria viziata alimentata da una società che, come ammesso dallo stesso Suma inavvertitamente, nel tentativo di accumulare parole a mo’ di sacchi di sabbia, in questi anni ha preferito rimandare vagamente a gloriosi accadimenti passati piuttosto che guardare ciò di orrendo che capitava in quel momento; atteggiamento che ha fatto sentire gente come Nocerino, Cerci, Poli e molti altri come giocatori da Milan solo per il fatto di indossarla questa casacca e non come tragiche figure emblematiche del declino di questo club che in altri tempi li avrebbe considerati al massimo come magazzinieri.

La delusione è opportuno smaltirla al più presto comunque, perché per il tecnico questa resta un’occasione grossa e perché la rosa è migliore dell’anno scorso senza dubbi. La società ha scelto in maniera scellerata di non mettere in sicurezza il terzo posto, lasciandolo alla mercè di troppe variabili, ma questa è una storia che deve essere dimenticata.

La delusione deve divenire rabbia da mettere in campo, rabbia che scrolli di dosso la paura vista nelle prime due gare che ha contribuito per il 60/70% a quelle due brutte prestazioni. Sinisa dia un’anima, un’identità di gioco a questa squadra, non è necessario avere Witsel o chi per lui a tale scopo, non si preoccupi dei mormorii di mediocri che la panchina dimostrano di meritarla.

La squadra deve dare il massimo, rendere per quello che è il suo potenziale in maniera tale da poter sfuttare errori di chi sulla carta è superiore nella corsa al terzo posto e non dover avere rimpianti alla fine della corsa. Non sarà sufficiente? Pace. Non tifo per conteggiare trofei, mi basta vedere gente che onora la maglia ogni domenica, a disonorarla ci pensa già chi pure in un’estate munita di denaro ha esposto il club ad una serie di umiliazioni e figuracce mediatiche sul mercato degne di un Razzi in visita a Buckingham Palace.

Non ci eri abituato, Sinisa? Noi sì, purtroppo.

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