Dubbi e Speranze

mihajlovic-1-475x316Il calciomercato che si è chiuso con la fine del mese di agosto ha lasciato indubbiamente un senso di amarezza nel tifo rossonero. Perché mai come in questa sessione si prospettava, anche grazie all’accelerata sulla cessione delle quote societarie avutasi tra fine aprile ed inizio giugno, un mercato florido di speranze, finalmente improntato ad un deciso rafforzamento della squadra e non più a colpi low cost dal dubbio valore, inframezzati da parametri zero e torte con i soliti volti noti che girano intorno a Galliani da qualche stagione a questa parte. Eppure, a conti fatti, e rapportato a ciò che è stato investito in questi mesi estivi, si poteva sicuramente fare meglio.

Intendiamoci, non è tutto da buttare, perché su alcuni aspetti si è assistito ad un miglioramento evidente rispetto alla passata stagione. Il più lampante di questi è sicuramente nel reparto avanzato, dove con la coppia Bacca-Luiz Adriano il Milan può schierare uno degli attacchi più forti dell’intero campionato, con due giocatori che, per caratteristiche e movimenti, hanno dimostrato nelle prime uscite di riuscire a completarsi anche piuttosto bene. Un altro aspetto positivo è quello di essere riusciti a liquidare, anche grazie alla normativa che ha fissato a 25 elementi il tetto massimo di giocatori da avere in rosa, alcuni pesi morti oggettivamente non più utili alla causa, come i vari Agazzi, Bonera, Zaccardo, Essien e Muntari. Ed ultimo, ma non meno importante, aver portato in rossonero un giocatore di talento e prospettiva come Romagnoli, che oltre alle qualità di marcatore può venire molto utile anche per la sua abilità in fase di impostazione dell’azione, specie tenendo conto dell’assenza di un vero e proprio regista a centrocampo.

Già, il centrocampo, la nota dolente dell’intera sessione di mercato. Partita con il grosso smacco di Kondogbia, soffiato dall’Inter, seguito poi dalle operazioni in entrata, che hanno portato tra le fila rossonere Mauri, giocatore molto interessante in prospettiva, nonché i discussi Bertolacci e Kucka. Il primo dei due è sicuramente un giocatore che può dare un contributo di rilievo, in grado di abbinare dinamismo ad una buona presenza in fase offensiva, ma l’impressione è che sia stato strapagato più per rispondere allo smacco di cui sopra, che per un effettivo raziocinio nell’investimento fatto. L’altro, lo slovacco, lascia perplessi per il senso di deja-vu nel “modus operandi” avuto da Galliani per portarlo a Milano: la solita trattativa con il solito Preziosi, ingaggio importante che può ostacolare una eventuale futura rivendita ed oggettiva modestia del giocatore in se, reduce da stagioni non propriamente esaltanti con la maglia del Genoa. Il tutto a pochi giorni di distanza dall’operazione Balotelli, anch’essa dall’antico sapore di “favore” all’amico di turno (Raiola in questo caso), che ha riportato al Milan un giocatore sulla carta molto lontano dalla filosofia fatta di lavoro, sudore ed impegno imposta da Mihajlovic.

Restando al centrocampo, la pecca più grande di tutte è comunque il non aver preso un elemento di spessore internazionale, in grado di dare ordine al reparto e maggiore qualità in una zona della rosa che ne è carente, ma in cui abbonda a iosa corsa ed agonismo. Si è inseguito fino all’ultimo Witsel, giocatore che da questo punto di vista avrebbe fatto molto comodo, per il quale ci si è impuntati tra le due società sulle modalità di acquisto. Forse, con una gestione migliore delle risorse economiche a disposizione, questo problema nemmeno si sarebbe posto, se consideriamo che sono stati spesi 23 milioni più bonus per acquistare i già citati Bertolacci e Kucka. Quasi tanti quanti quelli che i russi chiedevano per lasciar partire il belga, tanto per dire. Il sottoscritto è rimasto poi perplesso anche per alcune scelte operate in merito al reparto difensivo: l’aver svenduto Rami a poco più di 3 milioni, quando un mediocre come Ogbonna è stato pagato il triplo; l’aver prestato Paletta, non un fenomeno ma un giocatore in grado di dare il suo contributo, non riuscendo invece a liberarsi di un Alex che è più in infermeria che in campo e che, per di più, percepisce un ingaggio pesante; l’essersi affidato ad un parco terzini non propriamente numeroso e nemmeno di livello così eclatante.

Ah, dimenticavo: i soldi, un altro elemento controverso di questa sessione estiva. Personalmente trovo diversi punti oscuri sotto questo aspetto, perché in pochi mesi si è passati da una capacità economica palese e conclamata ad una parte finale che, dal post-acquisto di Romagnoli in poi, ha sinistramente ricalcato il modus operandi delle ultime campagne acquisti del Milan, fatte di tentativi di razionalizzare le spese e cercare le “occasioni” dalla dubbia utilità tecnica. Cosa può essere accaduto nel frattempo? Tante congetture sono state fatte, ma credo che per avere delle risposte in tal senso si debba pazientare ed aspettare il corso del tempo. Nello specifico, l’esito della trattativa con mr. Bee, nonché le decisioni correlate che verranno prese circa l’assetto societario da dare al Milan del futuro.

Nel frattempo c’è una stagione da affrontare, e considerato come si è chiuso il mercato, è evidente come Mihajlovic sia chiamato a fare un grande lavoro di “sartoria” nei reparti in cui la coperta è corta, sia per il valore dei giocatori che per un mero dato quantitativo. La sensazione è che senza l’arrivo del pluricitato centrocampista si sia persa una occasione ghiotta per poter ambire a lottare seriamente per un piazzamento nella zona Champions. Date per difficilmente raggiungibili Juventus e Roma, l’Inter pare avere infatti qualcosa in più a livello di completezza nei vari reparti, in attesa anch’essa di trovare il giusto amalgama dati i tanti cambiamenti effettuati. Più alla portata sembra essere invece la possibilità di raggiungere l’Europa League, seppur dovendosi destreggiare tra le varie Napoli, Fiorentina, Lazio e Torino. Il vantaggio, almeno nei confronti delle prime tre, sarà sicuramente quello di non avere impegni europei, e quindi di poter lavorare meglio nel corso della settimana, riuscendo nel contempo a recuperare le energie fisiche spese.

Sarà poi importante che il “capitano” designato (Montolivo) riesca a tornare su un livello di rendimento simile a quello avuto nel post-europeo, anche per aiutare Mihajlovic a risolvere quello che è un equivoco tattico non da poco, ovvero la presenza di De Jong davanti alla difesa: giocatore, l’olandese, che non ha quel ruolo di smistatore di palloni nelle sue corde, e che si è già visto andare in difficoltà nel far ripartire l’azione se attaccato in fase di uscita dalla zona difensiva. Oltre a questo nodo cruciale, è necessario che chi già c’era l’anno scorso confermi l’ottima stagione disputata (Diego Lopez e Bonaventura), oppure alzi il suo rendimento in maniera importante, esprimendosi al massimo delle sue potenzialità: Zapata, De Sciglio, Abate ed Honda possono, da questo punto di vista, essere dei validi esempi a sostegno di questo discorso. Perché non si può pensare che bastino i nuovi innesti effettuati per far disputare un campionato migliore al Milan, ma mai come in una annata di ripartenza quale è questa serve il contributo e l’unità di intenti di tutti.

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