– Behemot: Buondì Icor. Io inizierei dalle parole di Stephan:
“In questo momento mi riesce davvero difficile trovare le parole per descrivere il mio stato d’animo…E’ successo tutto molto in fretta e in 24 ore mi sono ritrovato a dover prendere una decisione che sono certo possa essere la più giusta per me e per la mia carriera. Non credo serva sottolineare quanto io sia dispiaciuto nel lasciare una società come il Milan e i suoi tifosi. Oltre al fatto che sono sin da piccolo legato a questi colori, è difficile lasciare una società che mi ha sempre dato sostegno e fiducia anche nei momenti peggiori. Credo però sia arrivato per me il momento di svoltare e intraprendere una nuova sfida professionale con grinta e massimo entusiasmo. Mi dispiace, inoltre, non aver potuto dare il mio totale contributo, a causa degli infortuni, nelle ultime due stagioni…ma ho sempre onorato e rispettato questa maglia, dal primo all’ultimo giorno. Questi quattro anni mi hanno dato tantissimo, mi hanno fatto crescere, mi hanno arricchito calcisticamente e umanamente. Ringrazio il MILAN, tutti i membri dello staff e tutti i miei compagni di queste stagioni; tante vittorie, altrettante sconfitte ma sempre accanto a grandi persone, conserverò ogni insegnamento ed ogni consiglio ricevuto. E Infine non mi resta che ringraziare voi, TIFOSI, ultimi non per ordine d’importanza ma anzi…unici e speciali… Grazie per l’affetto che mi avete sempre trasmesso in ogni occasione soprattutto nei periodi negativi…E grazie per le belle parole e i tanti messaggi che ancora oggi, nonostante abbia cambiato maglia, continuate ad inviarmi…li porterò sempre nel cuore Grazie davvero a tutti. Au revoir”
– Behemot: Diciamo che alcune parole sono apprezzabili, ma non mi ritrovo pienamente nel “onorato e rispettato questa maglia”. Purtroppo quelle che inizialmente erano voci di corridoio, sussurri, si sono trasformate velocemente in boati. Come la vedi?
– Icor: Non so, qui dovremmo entrare nell’extra campo. Io un giocatore lo giudico per quello che da in campo e nel suo caso, quando ha giocato, ha dato sempre il fritto, come si dice a Roma.
– Behemot: Beh, ma le voci in realtà determinavano il perché del rendimento assente. Anzi, non credo si possa parlare di rendimento: della latitanza durata due anni. Poi concordo con te: il terreno è delicato, ma…
– Icor: Sono uscite molte voci anche sullo scarso impegno negli allenamenti. Ti sembra possibile che un giocatore che si alleni poco possa fare tutta la fascia come la faceva lui?
– Behemot: Rispondo malignamente?
– Icor: Vai.
– Behemot: Se ti caricano a pallettoni, hai voglia a correre su e giù dalla fascia. Se ciò che circolava è vero, probabilmente il piccolo Stefano dopo la partita andava a piedi in centro a spararsi l’aperitivo, in bici a Cortina e poi via con una trentina di discese di super G.
– Icor: Ahahahah, ma se ti riferisci alla cocaina non mi risulta che alteri le prestazioni atletiche favorendole. Se così fosse Maradona avrebbe corso più di Gattuso. Piuttosto i dubbi vengono da tempi di recupero lunghissimi rispetto anche alle prognosi iniziali (le famose fratture del metatarso).
– Behemot: Conosco la teoria del mancato miglioramento (e chi lo ha visto poi, questo miglioramento?), ma conosco anche gente che è andata a ballare alle 22.00 e si è fermata 64 ore dopo in uno stato diverso. Stato inteso come nazione proprio, eh. Comunque secondo me qualcosa che non è andato per il verso giusto c’è stato, com’è sotto gli occhi di tutti. Mi riesce difficile pensare non si sia voluto per lungo tempo coprire qualcosa. Appena c’è stata l’occasione di coprire tutto, nuovamente, con la scusa dell’equivoco tattico, lo si è fatto, e il ragazzo è stato ceduto.
– Icor: Può essere, non nego che, pur essendo un estimatore di Stefan, molti dubbi siano venuto anche a me. Poi c’è sempre la famosa previsione di Buffa, arrivata in tempi non sospetti. Te la ricordi?
– Behemot: mmm…rinfrescami la memoria!
– Icor: Come tempi mi sembra che risaliamo al primo infortunio, quello al bicipite femorale. Buffa aveva dichiarato che la stessa persona che aveva previsto una carriera di Pato costellata da infortuni per un problema posturale nato con l’infortunio alla caviglia in quel di Firenze, aveva previsto anche per Stephan un fine carriera ad alti livelli prematuro. Ora non so quanto ci sia di casuale in quella previsione, visto che diversi infortuni di Stefan sono formalmente di tipo traumatico, però c’è ed è piuttosto inquietante.
– Behemot: Icor, ma di quale carriera stiamo parlando? Io non voglio fare il cinico ad ogni costo, chinque abbia seguito il nostro blog è a conoscenza di quanto io per primo abbia cercato di capire qualcosa su Stephan prima che iniziasse a precipitare tutto, quando ancora si parlava dell’influsso negativo di Balotelli, del periodo si appannamento, del primo accidentale infortunio di tipo traumatico (https://www.diavoltaire.net/vertigo/). Ma qui di carriera ce n’è stata troppo poca. Molto meno di quella del papero. Qui si parla di pochi mesi in una stagione “strana”.
– Icor: Beh, la carriera di pochi mesi può riguardare quella in rossonero (io direi piuttosto una carriera di due anni, dal 2011 al 2013), ma Stephan al Milan non è arrivato per caso, era il gioiello della primavera del Genoa campione d’Italia ed è stato premiato come miglior giovane della B, quindi un inizio sfolgorante. Vuoi sapere cosa mi viene in mente quando penso a lui, al di la’ delle voci che girano?
– Behemot: Spara.
– Icor: Mi viene in mente un giornalismo italiano davvero povero, che esalta un giocatore per i primi sei mesi al Milan e al primo giorno in cui Balotelli mette piede da noi si pone dubbi sulla convivenza e conta nei giorni di astinenza dal gol anche i mesi di giugno luglio e agosto. Un giornalismo che non si accorge che Stephan in quel semestre ha giocato e segnato con il Milan di Allegri anche giocando da seconda punta (ne avevo scritto anche qui https://www.diavoltaire.net/il-criceto-in-gabbia/ , https://www.diavoltaire.net/il-ritorno-del-criceto/) persino uno dei dei suoi ultimi due gol contro il Torino l’ha fatto in una posizione da seconda punta. Mi viene in mente una crescita tattica che non c’è stata perché ha avuto un allenatore come Allegri che curava pochissimo gli schemi di attacco (“gli schemi servono nel basket”), uno che aveva appena appeso gli scarpini al chiodo e un allenatore della primavera che copiava le tesine tattiche a Coverciano. Forse sarebbero bastati sei mesi da Zeman, gradoni, dieta di patate e lavagne.
– Behemot: Però è stato lo stesso Allegri ad averlo lavorato un po’ a bastone e carota nella prima stagione (quella con Ibra) e ad averlo definitivamente responsabilizzato quando il momento sembrava buono. Eppure dopo quei sei mesi, la scomparsa. Onestamente, 18 milioni mi sembrano un affare.
– Icor: Allegri è stato grande a dargli fiducia all’inizio del secondo anno di Milan, quando aveva iniziato male la stagione, ma tatticamente gli ha insegnato poco. Hai visto a Niang come hanno fatto bene quei mesi con Gasperini?
– Behemot: Niang però ha anche sempre avuto, oltre a qualche anno in meno, una parte di tifo contro (perché, poi?). Stefano è sempre stato trattato come un principe. Se Niang verrà trattato come gli anni scorsi (dai tifosi), il risultato potrebbe essere drammaticamente simile, a parer mio.
– Icor: Niang e’ stato massacrato per quel palo a Barcellona, ma a Genova ho visto un altro giocatore. Vero che giocare col Milan è diverso dal giocare col Genoa, ma è anche vero che Gasperini è uno che tatticamente sa il fatto suo. Comunque per uno che ha giocato così poco negli ultimi anni l’offerta del Monaco è stata quasi generosa e il nostro ex ha fatto bene a cambiare aria, il discorso di schierarlo come mezz’ala era un chiaro avvertimento, o no?
– Behemot: Alla luce dei fatti, direi di si. 18 milioni è indicativamente quello che è stato pagato, al netto di crescita e decrescita.
– Icor: Ci hai mai creduto che Stefan potesse giocare a centrocampo?
– Behemot: Mezzala? Assolutamente. Nel caso in cui si fosse ritrovato per davvero, sarebbe stato uno spreco clamoroso. In caso contrario, una catastrofe.
– Icor: Assolutamente no, appunto. E’ un giocatore completamente diverso da Di Maria e, con tutto il rispetto per Sinisa, credo che non abbia le capacità di Ancelotti di insegnare ai giocatori come stare in campo, nell’aprire nuovi orizzonti Carletto è un maestro.
– Behemot: In linea generale, comunque, ti sento dispiaciuto. Sbaglio?
– Icor: Rassegnato direi, ma nella rassegnazione c’è sempre un dispiacere. Sapevo ormai da tempo che sarebbe finita male, però il rimpianto per quello che poteva essere c’è. Intendiamoci, rimpianto per uno che poteva diventare un buon ottimo giocatore. Ma il mio vero rimpianto rimane sempre per Pato, lui si che poteva essere un nostro fuoriclasse all’altezza di quelli del passato. Tu invece?
– Behemot: Il caso Pato non può non avermi reso più cinico. Sono dispiaciuto solo in parte, come dopo una storiella estiva finita male: la maggior parte dei rimpianti nasce da quello che si era sognato, non dalla realtà dei fatti (e dispiace, perché resto un romantico, nel calcio come nella vita).
– Icor: Alla fine siamo d’accordo, abbiamo visto troppo poco di Stephan per soffrirne e, come dico sempre, anche quando saltano trattative di mercato, i veri rimpianti possono aversi solo quando si perdono giocatori potenzialmente epocali. Per gli altri, per quanto ci si possa affezionare a una storia e a una speranza, morto un papa se ne fa un altro.
– Behemot: Triste ma onesto. Anzi, severo ma giusto. E se ti fermi, chiudi gli occhi, e ti dicono El Sha, cosa ti viene in mente?
– Icor: Il gol nel derby del girone di ritorno 2013, uno dei suoi più belli al Milan. E poi che Stephan ha fatto si che per un anno Costant sembrasse un buon terzino sinistro. Una cosa simile era riuscita solo a Dinho con Antonini.
– Behemot: Ah ah ah, Antonini! Che ricordi amari. Uno dei pochi mai rimpianti nonostante la crisi.
– Icor: Il tuo ricordo di Stefan invece?
– Behemot: Io contro il Napoli. La doppietta in quella stranissima partita, quando girava tutto storto, al San Paolo. Lui che segna e non esulta, ma a corre verso la metà campo per ricominciare a giocare (dopo il primo gol). Mi era sembrato un gesto talmente maturo, talmente carico di responsabilità, di significato.
– Icor: Bel ricordo.
– Behemot: Cazzo Icor, quel ragazzino non voleva segnare. Voleva recuperare il risultato.
– Icor: Posso chiudere questa chiacchierata con un mio pensiero che a posteriori si é rivelato, come mi succede spesso, una cazzata?
– Behemot: Ovvio. Devi.
– Icor: Quella partita a Napoli, quel ragazzo che correva, si sacrificava e segnava, anche tirando da fuori…per un attimo ho pensato che avessimo trovato il nostro Rooney.
– Behemot: Col senno di poi è facile scoppiare in una fragorosa risata. Il mio pensiero è che i Rooney si costruiscano anche nel momento storico giusto. Magari all’inizio del ciclo Ancelottiano ci saremmo trovati tra le mani un nuovo Rooney. In tempi di deragliamenti, sono in pochi a riuscire a rimanere in carrozza.
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