Ah ma non è il bilancio della Grecia!?!

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No, è proprio il nostro, purtroppo. E Varoufakis non è Stam, purtroppo per lui. Pur chiudendo con una roboante perdita d’esercizio (91 mln), il bilancio 2014 offre pochi spunti di interesse. Pochi ma buoni.

I due amministratori delegatiNuovamente smentite le rivelazioni dei soliti tuttologi: il mandato di Galliani è annuale, con l’assemblea del 28/04/2015 è scaduto quello conferitogli lo scorso anno ed è stato nuovamente incaricato per un solo anno e senza diritto a trattamento di fine mandato, “la durata annuale è una prassi della società”.

Nell’occasione, Zio Fester ha costituto l’ultima trincea difensiva delle scelte dell’azionista –“insindacabili in questa sede”– dall’assedio degli azionisti non-Fininvest, assetati di delucidazioni circa i risultati conseguiti e le non rosee prospettive future. Nel verbale si asserisce che Barbara è assente giustificata. Certamente non da parte nostra: su questa tragicomica stagione è indelebilmente impressa anche la sua faccia. Galliani, almeno, “non nasconde che la stagione sportiva in corso sia da valutare negativamente”.

Qualcuno ha toppatoSe i costi aumentano e i risultati precipitano la gestione non può dirsi efficace. Il crollo del fatturato (-43 mln rispetto al 2013, scesi da 243 a 200 mln) era prevedibile in dipendenza della mancata partecipazione alle competizioni europee (-32 mln rispetto al 2013) e del mancato conseguimento di plusvalenze rilevanti (-14 mln rispetto al 2013). Tuttavia, se da un lato è evidente la necessità di allestire una rosa competitiva anche nelle stagioni in cui non si partecipa alle competizioni europee, la dipendenza dal conseguimento di plusvalenze da cessione calciatori mette a nudo una situazione di squilibrio strutturale tra costi di gestione e ricavi conseguibili.

Aumento del monte stipendi – Il costo complessivo del monte stipendi è aumentato da 135 mln a 137 mln, evento che di per sé non assumerebbe dimensioni preoccupanti. Tuttavia, come si avrà modo di spiegare, il dato del 2014 non include il compenso dell’allenatore esonerato Clarence Seedorf, contabilizzato separatamente, quindi sottostima il valore effettivo. Inoltre, approfondendo la natura dei compensi emerge uno scenario allarmante: nell’esercizio 2013 i 128 mln corrisposti complessivamente ai tesserati erano imputabili per 105 mln a compensi contrattuali non legati ai risultati sportivi e per 23 mln a bonus e premi legati ai risultati raggiunti. Nel 2014, invece, dei 130 mln corrisposti ai tesserati i premi legati a risultati sportivi non raggiungono i 5 mln (e vorrei ben vedere..). In altri termini, il monte stipendi “base” è cresciuto di oltre 20 mln + Seedorf, a fronte, peraltro, di un crollo del valore del parco calciatori di oltre 40 mln, da 112 a 72 mln.

A ciò si aggiunga che tra i costi (complessivamente aumentati di 16 mln, da 278 a 294 mln) gli unici sensibilmente ridotti sono quelli per l’osservazione di calciatori (-4 mln, da 11 a 7 mln) ed è facile ricavarne che qualunque velleità di razionalizzazione e programmazione è andata ai cani. Al lettore il compito di stabilire se ciò sia dovuto a fiducia nelle risorse tailandesi o semplice incapacità gestionale.

Spese non ricorrenti e ruolo di FininvestLa perdita conseguita è in parte dovuta a costi di natura non ricorrente. In primo luogo è stato stanziato un fondo rischi pari all’ammontare complessivo dei compensi futuri spettanti all’allenatore esonerato. Sorvolando sull’eleganza e sull’effettiva necessità di demonizzare Clarence Seedorf in ogni sede e con ogni mezzo, si tratta di un costo del tutto ipotetico e la cui iscrizione in bilancio è puramente prudenziale. Difficile, inoltre, comprendere le motivazioni dell’evidenza in apposito conto separato rispetto agli emolumenti del resto dello staff tecnico: la classificazione come “non ricorrente” desta perplessità dato che l’esonero di un tecnico è un evento tristemente ricorrente nella vita di qualunque società sportiva.

In secondo luogo è stato svalutato il credito (21 mln) che il club rossonero vantava verso l’azionista Fininvest in seguito all’opzione per la tassazione di gruppo: le perdite fiscali realizzate dal Milan avrebbero dovuto abbattere l’imponibile fiscale della capogruppo Fininvest, che avrebbe quindi dovuto remunerare la partecipata per il credito fiscale trasferitole. Il profondo rosso degli ultimi bilanci di Fininvest (-193 e -383 mln) non consente di recuperare questi crediti.

La sopravvenienza straordinaria è stata comunque coperta dalla stessa Fininvest, che ha stoicamente ripianato la consistente perdita di esercizio con due versamenti in conto capitale rispettivamente di 53 mln (effettuato nel corso del 2014) e di 60 mln (effettuato il 20/03/2015). Anche per questo non vedo di buon occhio l’uscita della famiglia Berlusconi, che è pur sempre una garanzia.

Non ci resta che sperare che la nuova sede sociale sia favorevole al feng shui.

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