L’esonero di Inzaghi: la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, dica lo giuro, lo giuro

Carlo PellicaniScusate il ritardo, come potete immaginare è un periodo turbolento questo, tante le cose da fare, tante le cose a cui pensare. Mare o montagna? E cosa metto in valigia? E Amedeo me lo porto dietro o lo lascio in una pensione? Mi ricorderò di chiudere il gas? E poi ho anche il freezer da sbrinare, il giardino da sistemare, le ragnatele da levare… Ah già, c’è anche il Milan, e credo che sia il principale motivo per cui siete venuti su questo blog a leggere questo pezzo.

Ebbene mentre vi scrivo queste righe sono comodamente seduto sulla tazza del gabinetto di un ristorante di cui non posso farvi il nome. Ho da poco ultimato di pranzare con una sontuosa grigliata di melanzane aglio e olio, e non credo sia quella che sto espellendo in questo momento, dopo verifico e vi faccio sapere. Comunque… C’è un tavolo in sala subito qui fuori dalla mia porta, tenuta bloccata da me con un piede, a questo tavolo sono seduti il nostro imperatore del mercato ortofrutticolo Adriano Galliani e il nostro rabdomante del gioco Pippomiomiopropriomio Inzaghi.

Nel ristorante siamo rimasti solo noi tre, ma loro non se ne sono accorti della mia presenza in bagno, quindi invece che parlare a bassa voce con la mano davanti alla bocca come fanno di solito anche quando sono allo stadio, stanno discutendo con un tono sufficientemente alto da farmi sentire cosa si stanno dicendo. Certo ogni tanto devo tendere un orecchio perché qui dentro io sto facendo musica, vado soprattutto forte sui fiati. Eccovi di seguito per filo e per segno la discussione che gli altri media non hanno saputo riportarvi!

“Pippo ti voglio parlare…”
“Fammi un angelo nero?”
“No Pippo, per piacere non cominciare. Ascoltami.”
“Mi dica.”
“Ti sto dicendo…”
“Sono in ascolto.”
“Sono venuto qui per parlarti della tua posizione…”
“Lo so, non aggiunga altro. Ho già capito tutto. Sapevo sarebbe arrivato il momento…”
“Mi dispiace dovertelo dire ma…”
“…Anche mia madre me lo diceva sempre, se stai seduto così ti viene la scogliosi! Non posso farci niente dottore, ormai la mia posizione è questa, ingobbito. Ho questo vizio…”
“Ma no! Parlo della tua posizione in panchina…”
“Dottore, ne abbiamo già parlato. Io in panchina non ci voglio stare!”
“E son proprio qui a dirti che…”
“Ecco perché sto sempre in piedi! Ma se vuole dottore, se me lo dice lei, vedrò di sedermi più spesso… Pensavo magari di rialzarla anche, così vedo meglio cosa…”
“Non ti ci mettere anche tu con questa fissa di alzare le panchine! No, Pippo, no! Sto parlando del tuo lavoro!”
“Io sono un allenatore…”
“Ecco, bravo, dicevo…”
“…Lo farò per trent’anni…”
“Purtroppo, ma…”
“…Io non mollo.”
“Cos’è stato? Mi è sembrato il si bemolle di un sassofono. Veniva dal bagno… Bah! Non distraiamoci. Ti stavo dicendo. Voglio farti sapere prima di tutto che la nostra stima nei tuoi confronti resta immutata e che quindi…”
“Ci mancherebbe, dopo la splendida stagione che ho portato a termine.”
“Beh, insomma, diciamo che…”
“Avrei voluto non finisse mai.”
“Ecco, su questo punto non…”
“È stata la stagione più bella della mia vita!”
“Mi fa piacere, ma vedi, noi…”
“Ogni sera ho chiamato mia mamma per farglielo sapere, e lei si commuoveva al telefono! Piangeva di gioia! E mi ripeteva ogni sera… Ma ancora mi chiami?! Ancora mi chiami?! E io dicevo a lei… Si mamma! Ti chiamo ancora, anche domani, come vuoi tu!”
“Senti mi stai rendendo difficile la cosa; io… Ecco dalla sera del bagagliaio, tu lo sai, non ho mai nascosto…”
“No, no ero nascosto bene dottore si fidi, non mi ha visto nessuno.”
“No, dicevo che non ho mai nascosto il mio affetto nei tuoi confronti.”
“La bresaola?”
“Affetto, Pippo, affetto. Vuol dire che vuoi bene a qualcuno.”
“Come la mia mamma?”
“Ecco… Simile. Diciamo che non ti voglio bene come se tu fossi la tua… La mia mamma, ma come se fossi mio figlio. Ecco l’ho detto. Sei riuscito ad estrapolare con innocenza questo mio segreto dal cuore.”
“Ma a lei piace la mia mamma?”
“Pippo, cazzo, vuoi restare concentrato?!”
“Mi riesce difficile ultimamente…”
“Allora, riprendiamo il discorso. Ti ho portato qui a pranzo, che ti ricordo sto pagando io, perché devo parlarti del tuo futuro.”
“I miei figli sono in pericolo?! È tornato indietro per avvertirmi?!”
“Ma cosa cazzo stai dicendo?!”
“Ha cominciato lei, doc…”
“E da quando hai dei figli?!”
“E che ne so? Qualcuno in giro dovrei avercelo lasciato…”
“D’accordo, lasciamo perdere, non ne voglio sapere niente.”
“Neppure io, ci mancherebbe!”
“Sto faticosamente cercando di farti capire che sei esonerato!”
“Chissà se in questo posto fanno il latte e Nesquick con i Plasmon…”
“Pippo, hai sentito quello che ti ho detto?”
“Oh mi scusi, stava dicendo?”
“Sei sollevato da…”
“Si adesso mi sento meglio, grazie per avermelo fatto notare.”
“Ma che… Cos… Porca malora Pippo! Sei licenziato!”
“Si ho preso la licenza per allenare già qualche anno fa, si ricorda? Grazie alla tesina che ho scroccato a Barone.”
“Giancarlo? Quello della Sud ti ha fatto la tesina?!”
“No, dottore, Barone il calciatore.”
“Liedholm?! È ancora vivo?!”
“Sento una distorsione nella forza…”
“Mi stai tirando nel baratro della demenza con te! Basta! Te lo dico una volta per tutte! Sei fuori! Out! Licenziato! Esonerato! Cacciato! A piede libero! Vattene affanc…”
“Ma io sono tranquillo perché ho un contratto.”
“Te lo straccio e te lo faccio mangiare!”
“Posso averlo con la bresaola?”
“Ma hai capito cosa ti sto dicendo?! Sei stato esonerato! Il tuo posto lo daremo a un altro! A proposito fammi vedere se Sinisa ha chiamato…”
“Chi è? È figa?”
“Sinisa Mihajlovic! Mihajlovic!!”
“Ah è dell’est. Quindi è figa di sicuro.”
“Ma perché con te le cose semplici diventano così difficili? Possibile che non capisci mai un cazzo?!”
“Allora, innanzitutto moderiamo i termini per cortesia. Poi ho capito tutto benissimo. Ho capito che l’anno prossimo, quando mi scadrà il contratto, verrò sostituito da una bella figa dell’est, evidentemente su richiesta del presidente…”
“Ecco. Non hai capito niente. Da oggi stesso, oggi, in questo momento preciso, tu non sei più l’allenatore del Milan! Hai capito adesso?!”
“Sento delle risate provenire dal bagno…”
“E chissenefrega?! Fammi prendere qualcosa per il mal di testa che mi hai fatto venire, accidenti a te… Ecco dovevo chiamare Dana e me lo hai fatto dimenticare.”
“Diana! Quella dei visitors che si mangiava i topi vivi?”
“No… Ma che schi… Noo! Dana…”
“Quella che rompeva le palle a Moulder? Non esistono gli alieni Moulder, non esistono gli alieni Moulder, che cagacazzi…”
“No! No! Noooo! Dana! Victor Pablo Dana! È un uomo! Ma come fai ad essere così imb…”
“È il primo grande rinforzo del mio Milan della prossima stagione? E dove gioca? Difesa? Centrocampo? Attacco?”
“È un banchiere… E tu sei un cretino. Ci rinuncio, basta.”
“No, dottore! Basta sarebbe un buon rinforzo, non ci rinunci!”
“Ok, Pippo, va bene, hai ragione tu. Eeee senti io vado a pagare alla cassa eh? Poi torno a casa a piedi, che quattro passi mi faranno bene…”
“Vengo con lei!”
“Ma manco per il cazzo! Tornatene a casa con l’autista e anzi… Vattene al mare e non tornare fino a quando non te lo dico io! Ma si può sapere chi continua a ridere e scureggiare nel bagno?!?!”

Purtroppo care amiche e cari amici rossoneri devo interromperlo qui. Ora vi sto scrivendo dal letto dell’ospedale dove mi hanno ricoverato per un trauma cranico dovuto ad impatto violento contro un iPad. E si che stavo scrivendo tutto il discorso sulla carta igienica. Non temete per la mia salute, negli ospedali ci sono entrato tante volte e altrettante ne sono uscito, sempre più bello di prima. Spero che il mio fedele report del pranzo tra Galliani e Inzaghi vi sia stato utile per capire come mai al Milan non hanno ancora potuto legalmente annunciare Mihajlovic. Credo che stiano attendendo che il contratto di Inzaghi scada mentre lui è al mare e intanto Sinisa lavora a Milanello. Adesso vi saluto che devo fare il riposino, mentre sognerò mercati sontuosi grazie al nostro salvatore Bee Tàcabàla! Alla prossima e… Forza Milan, forza Nuti quant’era bona Ornella Muti!

Carlo Pellicani
Twitter: @FinallyCarlo
Appena esco dall’ospedale torno a scrivere anche sul Facebook

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