Paure e Domande

Antonio-Conte-Italian-Football-Federation-saO_-M4AvF0l1[1]Nei prossimi giorni si dovrebbe conoscere la risposta definitiva di Ancelotti alle avance di Galliani, al limite dello stalking, in merito ad un clamoroso ritorno.

Avendo stima della persona Carletto e della sua intelligenza, confido che l’eventuale risposta affermativa, al momento improbabile, non sia determinata da una illogica riconoscenza nei confronti del Condor e di Silvio, bensì da una ragionata valutazione dei pro e dei contro, laddove nei pro dovrebbe rientrare la garanzia assoluta, completa di nomi e cognomi, di un considerevole rafforzamento della rosa e di carta bianca o quasi sullo staff che dovrebbe lavorare con Ancelotti.

Ma non è l’attesa della risposta di Ancelotti quello che mi angustia in questi giorni: quello che veramente mi preoccupa è che, a fronte del probabile no di Carlo sia pronto un contratto per Antonio Conte, il quale, stando ai si dice, sfrutterebbe la mancata archiviazione del reato di frode sportiva per liberarsi delle prigione del contratto con la Nazionale, convolando a nozze con il Milan per prendersi qualche rivincita nei confronti della sua vecchia squadra.

Sul tecnico nulla da dire, ha fatto la sua gavetta in provincia, non come certi raccomandati, per poi compiere il suo capolavoro con i gobbi, grazie anche a qualche aiutino all’inizio della sua avventura. Tantomeno la mia preoccupazione è dettata dal fatto che Conte, oltre che ex allenatore della Juventus, sia un tifoso bianconero. In passato non avrei avuto alcun problema ad accogliere nel mio Milan diversi giocatori gobbi, come ad esempio Scirea, Cabrini, Di Livio. In poco tempo ero addirittura riuscito ad accettare la presenza nel Milan di Inzaghi calciatore, che pure odiavo per la sua antisportività ed il suo egoismo quando giocava con la Juve.

Ma Conte non è solo un ex juventino, è il prototipo del gobbo. E’ stato giocatore e capitano della Juve farmaceutica di Lippi, è un piangina nato (“il gampo era dengerus”), è colui che ha definito il Milan la mafia del calcio, subito dopo averci rubato l’ennesimo scudetto, per poi essere squalificato per omessa denuncia in relazione al calcioscommesse. Sulla panchina del Milan siederebbe da imputato per il reato di frode sportiva, l’accusa più grave che possa esistere nell’ambito dello sport. Ma non è neppure questo quello che mi fa paura, ovvero che l’immagine del Milan, già macchiata in passato, possa esserla ancor di più da una simile presenza infestante sui campi di Milanello.

Quello che mi fa veramente paura è altro.

In questi mesi di volontario esilio da Diavoltaire ho comunque avuto modo di guardarmi intorno, come quegli allenatori senza panchina che cercano di tenersi aggiornati. Esplorando sul web il mondo rossonero mi sono reso conto di una cosa: la gran parte dei tifosi rossoneri accoglierebbe di buon grado Antonio Conte, in alcuni casi turandosi il naso, ma lo vorrebbe.  Lo vorrebbe perché ritiene che un sergente di ferro come Conte sia quello che serve allo spogliatoio e che le sue capacità professionali sarebbero una garanzia per la rinascita, comprensiva di sberleffo all’universo bianconero. E’ possibile, anzi, molto probabile, che sia così. Ritengo altresì che Conte sarebbe l’ideale complemento del nostro caro AD, a sua volta distintosi in più occasioni per aver tradito i principi sportivi.

Lungi da me l’intenzione di voler attribuire o togliere patenti di tifo, a seconda di quale sia l’opinione su Conte e sulla sua possibile presenza sulla nostra panchina, ma non posso fare a meno di farmi e di farvi alcune domande.

Vale davvero la pena rinnegare i nostri principi, dimenticare il nostro passato, le battaglie combattute da Rivera contro il potere bianconero, i torti subiti durante il regno della Triade, per seguire la scorciatoia Conte?

Davvero non esiste altra via che gobbizzarci per provare a tornare a vincere?

Avere, oltre ad un AD gobbo, un allenatore gobbo, e magari, tra qualche anno, ironia della sorte, addirittura uno stadio di capienza pari allo Juventus Stadium?

E una volta ritornati a San Siro con i nostri figli per festeggiare una vittoria, magari dopo alcuni anni di assenza, disgustati dagli ultimi Milan, saremmo davvero così felici di saltare insieme a Conte, di inneggiare ad Antonio Conte?

Quello che mi fa più paura è che noi rossoneri non siamo più speciali, che siamo diventati come tutti gli altri, che più che qualche trofeo, possiamo soprattutto aver smarrito la nostra identità. E quella non ce la ridarà più nessuno, né Antonio Conte, né una cordata cinese.

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