Una domandina: ma la responsabilità?

basigaNel periodo 2007-2012, quando già agli occhi di molti pareva chiaro il finale del percorso che si era intrapreso nonostante l’ ultimo ruggito a livello internazionale e lo scudetto 2011, spesso Galliani per non dover focalizzare l’ attenzione sulla stagione in corso o sulla scoppola appena presa ai consueti ottavi di coppa, preferiva rifugiarsi in statistiche “particolari”: solo l’anno solare, solo gli ultimi tre mesi, solo il fatto di avere per tot anni passato il girone di qualificazione in Champions League, solo quel che volete. L’ importante era attorcigliare la realtà dei fatti al palo della logica che faceva comodo in quel momento, spesso prediligendo il lustro come calcolo, si trattasse di ranking UEFA anni fa, o di media piazzamenti in campionato più di recente.

Ottimo, gallianizziamoci allora e , senza considerare lo svisceratissimo attuale campionato rossonero, parliamo del lustro 2010 – 2015.

Primo, secondo, terzo, ottavo, attuale undicesimo posto con stuzzicante finestra sul decimo.

Partendo da un vantaggio iniziale di 24 punti sulla Juventus settima nel 2010-2011, sono 77 i punti presi dai gobbi col procedere del glorioso lustro, 101 i punti totali recuperati dall’ iniziale svantaggiosa partenza.

Bis di esclusione dalle coppe come nel biennio 1997-1999, con la differenza che lì si doveva gestire il fine ciclo di una squadra straordinaria e che non si trattava del piccolo cabotaggio attuale, ma di scelte sbagliate nell’ ottica comunque di provare a tornare a vincere.

Dati impietosi.

Eppure, a fronte di un simile scempio, non solo sportivo ma anche economico, continua a mancare in maniera assordante una parolina:

RESPONSABILITA’.

Nessuno la menziona, nessuno conosce questa tizia o si è mai sognato di frequentarla anche solo in maniera discreta e cortese.

Partiamo dal basso, molto dal basso considerando il livello di competenza nel mestiere che svolge.

Allenatore.

Nulla. Le conferenze stampa di Inzaghi da mesi mettono a serio rischio l’ incolumità di qualsiasi monitor, TV tablet o smartphone che sia. Partite viste solo da lui, cinque minuti di manovra meno confusa che diventano “un tempo giocato alla grande”, tiri della domenica da trenta metri in mezzo al nulla prodotto intorno che diventano l’ occasione su cui recriminare, obiettivi che dal terzo posto iniziale scendono con la rapidità del Maier dei tempi d’ oro sulla Streif fino a giungere a chiudere con dignità o disputare tot finali, finali per cosa non si sa. Eppure è colpa degli infortuni, è colpa dell’ assenza di Montolivo, a dicembre tutto filava alla grande, col recupero della squadra tipo si è fatto bene, un bene che riguardava l’ aver spezzato le reni a Cesena, Cagliari, pareggiato demeritando derby e Sampdoria, perso a Firenze. Un personaggio controverso come Zeman, richiamato per qualche gara a Cagliari, si è limitato a constatare di non poter dare quel che serviva alla squadra, salutando in anticipo la compagnia. Il nostro condottiero, nel commentare la quarta sconfitta in cinque gare, dal basso della disastrosa classifica della peggior squadra a livello di gioco della serie A, ha detto di voler rimanere, augurandosi l’infinità per una stagione che ha probabilmente fatto bestemmiare fragorosamente anche alcuni devoti frati francescani.

Dice di aver ancora tanto da dare.

Alla pastorizia, forse.

Menzione particolare per lo storico vice-allenatore: ha fatto benissimo a lamentarsi di Seedorf, a mugugnare per le mail notturne. Un giorno potrebbe spiegarci anche lui perché in dodici anni il Milan sia passato da gente come Nesta, Maldini, Stam, Thiago Silva, a Zapata e Rami, con una sola costante: a parte Magalli e Pupo, sui calci piazzati è riuscito chiunque a fare gol al Milan.

Dirigenza.

Dirigenza, insomma, dirigente. Uno, l’ unico che in questi anni si sia occupato di mercato. Questo spazio non ho troppa voglia di riempirlo un’ altra volta, fatelo voi. Mi limito a segnalarvi che in questi anni il Milan ha sempre avuto un fatturato tra il primo ed il secondo in Italia, solo quest’anno è uscito dalla top ten europea, che dispone al momento di un monte ingaggi secondo in Italia soltanto alla Juve e che tale budget l’ ha gestito lui.

Inutile dire che colpe non ne ha: se arriva Matri è colpa di Allegri, Allegri che era stato virtualmente esonerato da Berlusconi già a giugno, che non se ne era andato per un mancato accordo sulla buonuscita, ma che a quanto pare disponeva di un potere enorme sul mercato. L’ intuizione Birsa sullo sdraio, il colpo Bocchetti dovuto ad un procuratore che non riusciva a dormire, i soldi per Cristante miracolosamente intercettati da Bonaventura ma che erano destinati a Biabiany, l’ Inzaghi trattenuto a forza a fine gennaio per poter iniziare le sue personali manovre contro Seedorf.

Responsabilità? Stiamo scherzando? Avete mai sentito qualche giornalista porgli qualche domanda sul declino inarrestabile del Milan? Mutui, bollette, la casetta per le vacanze dei sogni a Celle Ligure…cercate di capirli.

Proprietà.

Qua siamo nella totale fantascienza. Dalle arrabbiature per troppo catenaccio col Barcellona di Guardiola, alle consuete promesse di “tornare ad occuparsi del Milan”, passando per visite pastorali a Milanello ritornate in voga quest’ anno. Ecco, la storia delle visite è buffissima: nessun giornalista ha mai avuto l’ ardire di domandarsi quale potesse esserne l’ utilità, ma tutti sottolineavano questa assoluta utilità, c’ erano addirittura i live. I live, cazzo!

Il tutto condito da una progressiva chiusura dei rubinetti, chiusura che non è servita a fermare l’ emorragia del bilancio, che non è servita a ringiovanire la squadra, che non è servita sostanzialmente ad una minchia.

Responsabilità? Non azzardatevi neppure. Al massimo è tutta colpa di Galliani, ma non ha responsabilità nel mantenerlo lì perché al massimo è Galliani che tiene in ostaggio il Milan con “fanta-mega liquidazioni” pari al Pil dell’ Uganda. E poi ci sono i petrodollari, i proprietari delle materie prime che sono scesi in campo, nuova hit dell’ estate. Poi vai a scoprire che di giacimenti petroliferi non ne sono stati rinvenuti nelle città delle dieci squadre che precedono il Milan in classifica, che non c’ erano “sceiccate” in semifinale di Champions League, che City e PSG si distinguono più che altro in Europa per l’ enorme divario tra risorse impiegate e risultati ottenuti fuori dai confini.

Menziono qui, incerto se inserirla tra i dirigenti o la proprietà data la natura mista, la figliola.

Non basta indossare una bella maglietta rossonera al raduno, non basta buttare giù un bel rendering dello stadio manco fatto da lei (architetti, perché piazzate sempre gli alberi sul tetto, pure se dovete presentare un cementificio?…), non basta e stop. Il Milan non deve essere un playground per aspiranti tecnici, men che meno per dirigenti in erba per cui il Milan è solo un trampolino.

Responsabilità? L’ avete mai vista presentarsi al termine di una gara quest’ anno? Era presente alla strabiliante ostensione del meno novantuno in bilancio al CDA?

Sconfortante. Se è vero come si dice in Toscana che “la colpa morì fanciulla”, nell’ ultimo lustro al Milan c’è stata un’ autentica strage di vergini.

Va a finire che è colpa nostra.

A pensarci bene, lo è.

Siamo coglioni noi ad arrabbiarci, a fare chilometri pagando biglietti per gare orripilanti (racconterò a mio figlio, quando sarà grande, che a Milan-Sassuolo “io c’ero”…), a pagare abbonamenti a pay tv, ad accettare a denti stretti gli sfottò di chiunque ormai.

Perché questo sarebbe un vascello esclusivo, su cui meriterebbero di affondare nell’ indegnità e nel dileggio generale solo i personaggi elencati. Purtroppo sul vascello c’ è ancora la scritta Milan, e per noi quella scritta continua ancora a valere moltissimo.

Vergognatevi. Fatelo almeno un po’.

5 comments for “Una domandina: ma la responsabilità?

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