Abbiamo incontrato Fulvio Santucci, responsabile editoriale di Passione Inter. L’intento è quello di dare un ordine ai tasselli in questo periodo di grande confusione che riguardano le sorti di ACM.
Ciao Fulvio, cominciamo con la questione vendita. Chi sono, attualmente, i probabili candidati all’acquisto del Milan?
Secondo le parole di Berlusconi le cordate sono addirittura 5, ma allo scoperto ne sono uscite 3: quella di Mr. Bee, quella di Richard Lee per conto di investitori come Zong e soprattutto Jianlin e quella della Dama Cinese che starebbe agendo a briglia sciolta rispetto alle altre due in rappresentanza del governo cinese, in un progetto di investimento sul calcio europeo che culminerebbe con l’assegnazione dei Mondiali di calcio alla Cina. Le restanti due, qualora siano concrete e non semplici turbative d’asta o addirittura solo espedienti mediatici, devono ancora essere svelate.
Cos’ è il fondo Doyen e cosa comporterebbe, in termini pratici, la sua entrata?
Il fondo Doyen (detto DSI) è una costola di un gigantesco gruppo denominato Doyen Group che si è inserito circa 8 anni fa nel mondo del calcio per farne un settore di guadagno alla pari degli altri di loro interesse (tra cui i metalli, l’entertainment e molti altri). Il loro funzionamento è partito dall’acquisizione di percentuali sui cartellini dei giocatori in Brasile per poi espandersi con lo stesso modus operandi: tale procedimento è detto in gergo TPO, acronimo di Third Party Owernship. Il guadagno di Doyen su operazioni di compravendita di tali calciatori equivale alla percentuale acquisita sul cartellino: se Doyen possiede il 50% del calciatore X e X viene venduto a 20 milioni di Euro, Doyen ne raccoglie 10. In quest’ottica vanno lette operazioni fatte a prezzi spropositati come quella che aveva portato Mangala al Man City: le cifre vengono gonfiate per permettere alle terze parti di guadagnarci e i club che all’apparenza fanno grandi plusvalenze (il Porto ne è l’esempio principe) in realtà stanno incassando quanto, se non meno, un club che agisce secondo i normali canoni di mercato. Doveroso evidenziare che Doyen si trova così ad avere diversi club sotto sfera di influenza e facilita le transazioni, perchè la logica di un fondo è guadagnare a getto continuo e ha quindi pieno interesse a far cambiare casacca a un proprio assistito quante più volte possibile: un esempio è Falcao, che oltre ad esser stato spostato diverse volte, fu trasferito dal Porto all’Atletico Madrid cioè due club di piena influenza Doyen, agitando così il lecito dubbio che il mercato in questi casi non sia nè concorrenziale nè tantomeno libero. Ora che la Uefa ha bandito le TPO, anche se il provvedimento sembra a una prima analisi aggirabile, DSI si sta organizzando in due modi: entra con quota minoritaria nei consigli di amministrazione dei club potendo così agire da entrambe le parti della scrivania (al lettore il giudizio etico sul chiaro conflitto di interessi che si crea) oppure agisce da finanziaria (oppure TPI, Third Party Investment): se finanzia ad esempio il 60% per acquistare il giocatore Y e il calciatore Y viene venduto a 20 milioni, Doyen ha diritto a 12 milioni. Il lettore scaltro avrà già capito che il quadro che ne viene fuori è che il club, qualunque sia il ruolo di Doyen, è destinato a diventare un team di transito perchè non avrà possibilità di tenere giocatori presi con i capitali Doyen, che collabora con i club in cui si può mettere in posizione dominante altrimenti perderebbe il suo scopo. Il Pro per il semplice tifoso è che la squadra può diventare competitiva in breve tempo perchè finanziata da capitali esterni, con un preventivabile rischio di trovarsi però al punto di partenza se per qualsiasi motivo il fondo decide di non foraggiare più il club poichè la speculazione finanziaria non è abbastanza redditizia. Con questo ho detto anche che Doyen può entrare in diversi modi nel Milan, giacché può entrare nel capitale societario come può agire da TPI senza problemi.
Quando Berlusconi dichiara che vuole continuare a mantenere la maggioranza delle quote, cosa intende dire?
Per rispondere a questa domanda, bisogna partire da un presupposto: il Milan non è entità a sé stante, ma è posseduto al 100% da una holding, cioè la Fininvest. La situazione di gran parte delle controllate Fininvest è a dir poco disastrata, giunta nel 2014 all’impossibilità di distribuire i dividendi allo stesso Berlusconi e ai suoi figli. Stante questa situazione disastrata aggravata dal prevedibile rosso in aumento di Mediaset, dopo la mossa da 700 mln per l’acquisizione dei diritti Champions League, Berlusconi potrebbe cedere una quota di minoranza per portare immediatamente denaro fresco in cassa: non la cassa del Milan, ma quella dell’intera holding, in particolare per sistemare Mediaset e Mondadori che sono le controllate ritenute in grado di creare molti più utili del Milan. Perchè non cedere la maggioranza del Milan? Perchè non è un buon affare se non vi è incluso all’interno il futuro stadio che Berlusconi sembra aver fretta di costruire, presumibilmente per contabilizzarlo nel bilancio e per far decollare la valutazione del Milan, essendo lo stadio di proprietà un bene patrimoniale di un certo rilievo. In questo modo Berlusconi potrà cedere la maggioranza a stadio finito, con conseguente liquidazione più ricca e certamente più realisticamente vicina a quel miliardo di cui si è parlato nelle scorse settimane.
Questione stadio: fattibile la costruzione?
Come preannunciato, Berlusconi ha fretta di costruire per creare valore e da questo punto di vista è indicativo che ben tre zone siano state valutate nell’ultimo anno come possibili aree di costruzione. Per mia ipotesi, sarebbe in questo senso tempestiva la cessione alla cordata di cui fa parte Jianlin. Perchè Jianlin ha già rilevato una quota di un club europeo per interesse immobiliare (il 20% dell’ Atletico Madrid per la costruzione di Eurovegas nella città spagnola) e soprattutto perchè la sua impresa principale, la Dalian Wanda, si occupa proprio di costruzioni e avrebbe pieno e sicuro interesse nell’erigere lo stadio desiderato da Berlusconi. Con un vantaggio in più, perchè Jianlin è anche a capo di Infront e può gestire l’intero settore Hospitality una volta che lo stadio sarà costruito. Il tutto facilitato dal fatto compiuto che Infront e Mediaset abbiano un rapporto privilegiato, con alcuni uomini come Bogarelli (pres. Infront) che hanno da tempo stretti legami affaristici con Fininvest. Jianlin mi sembra davvero l’uomo giusto al momento giusto per il Milan e non è detto che questo tempismo sia mera casualità, più probabilmente frutto di un piano d’azione minuziosamente studiato diverso tempo fa (ma questa è solo un’ipotesi).
Cosa devono aspettarsi i tifosi del Milan per il futuro?
È una domanda a cui si può rispondere con precisione solo nel momento in cui sarà realmente chiusa la vendita e potremo parlare sulla base di certezze. Il fatto che DSI sia presenza quasi certa comunque vada, mi fa però pensare cosa NON si potrà aspettare un tifoso del Milan: l’approccio utilizzato da Thohir con l’Inter, che prevede risanamento e programmazione sui ricavi a lungo termine perchè il club possa andare con le proprie gambe per diverso tempo. Attraverso DSI e i suoi capitali il Milan vuole andare più veloce con la competitività, quindi con i ricavi, assumendosi però il rischio di dipendere da attori esterni al club: se non per organigramma sicuramente per atteggiamento perché, come detto, per un fondo qualsiasi club è solo un punto di appoggio su cui far leva per creare profitti a sè stesso. Profitti che finiscono poi sempre al di fuori del calcio, nei tanti settori merceologici di cui si occupa questo particolare fondo, DSI. Credo che lo scenario più ottimistico per il Milan sia un modello piuttosto simile all’Atletico Madrid, club competitivo ma che si deve reinventare daccapo ogni anno a causa delle tante cessioni che genera e che, soprattutto, scegliendo questa strada non ha mai sistemato i suoi debiti pregressi.
L’uscita di scena di Galliani comporterebbe una spesa notevole per le casse del Milan in fatto di liquidazione. Non pensi però la sua figura e il suo modus operandi sia superato?
Da esterno posso affermare che Galliani abbia un peso politico, un’esperienza e un portfolio di contatti difficili da rimpiazzare in poco tempo. Certo è ragionevole pensare che sia il momento di affidarsi a nuove leve, ma non sottovaluterei ancora una volta il peso che DSI avrà all’interno di questa decisione, perchè fu proprio Galliani a introdurre DSI nel calcio italiano durante l’estate 2013, forte dell’amicizia con il CEO Nelio Lucas che nel Milan può diventare alleanza. Non è detto in fondo che con un budget più consistente e con un margine di manovra ben più ampio, Galliani non possa ridare vigore ai famosi (o famigerati) “giorni del condor”. Per mia ipotesi e previsione, Galliani nel nuovo Milan ci sarà pur facendo magari più opera di instradamento per i nuovi investitori per poi uscire di scena nel momento in cui lo farà Berlusconi.
Quali giocatori Doyen possono entrare da subito in orbita Milan?
DSI come detto ha interesse a lucrare sui giocatori, quindi è possibile che i giocatori di punta come Falcao, Felipe Anderson, Kondogbia, Bacca siano lasciati nei club di appartenenza ad essere ulteriormente valorizzati (è soprattutto il caso di Felipe Anderson) o venduti a club che hanno disponibilità di spesa immediata (nel caso di chi necessita un rilancio come Falcao o di chi è in trampolino di lancio come Bacca). Dei tanti giocatori in orbita Doyen, i più interessanti dal punto di vista tecnico sono soprattutto Defour (Anderlecht) e Brahimi (Porto): entrambi i profili possono essere valutati. In difesa può essere certamente alla portata lo spagnolo Botìa, attualmente all’Olympiakos, a centrocampo un buon profilo è quello di Guilavogui, attualmente al Wolfsburg. Può tornare di moda Ola John, l’olandese che è stato uno dei primi agganci tra Galliani e Nelio Lucas e a proposito di olandesi non è da escludere un ritorno di Castaignos a Milano, sulla sponda opposta. Infine è possibile muovere quei giocatori che DSI rilevò dal Santos come risarcimento allamancata restituzione di un prestito: Douglas Coutinho e Gabriel Barbosa, rispettivamente classe ’94 e ’96, sono giocatori che potrebbero essere dichiarati pronti per il salto in Europa. Doyen può comunque intervenire nell’acquisto di giocatori non di scuderia comportandosi da TPI, seguendo il modus operandi già descritto nella seconda domanda.
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