Per ora, pagina Facebook a parte, ci siamo tenuti un po’ al largo dalla ridda di voci e fatti che galleggiano attorno al futuro del Milan, per diversi motivi.
-L’ enorme fuffa che contorna sempre certi momenti: il 90% dei dettagli di operazioni simili, sempre che si concludano, saltano per l’ appunto fuori quando tali operazioni sono concluse visto che al momento sono ben chiusi dentro PC e valigette di studi legali o di analisi finanziaria difficilmente raggiungibili da “insider” o “ben informati” che imperversano tra tv , carta stampata e web.
-Le anime differenti all’ interno della stessa famiglia Berlusconi, tra una Marina che a tale passo sarebbe giunta volentieri già sei-sette anni fa, e una Barbara che sul Milan ha puntato per emergere nella galassia aziendale di famiglia.
-L’ assoluta imprevedibilità di Berlusconi. Per informazioni domandate pure ai suoi parlamentari tenuti per un anno alla rigida consegna di votare qualsiasi cosa domandasse il Berluschino di Firenze, salvo poi passare a fare “opposizione dura alla dittatura renziana” da un dì all’ altro.
-Le elezioni amministrative. Lo so: pare ridicolo che ancora venti e passa anni dopo il Milan possa spostare voti. Pare ancora più ridicolo che vent’ anni dopo qualcuno ancora lo voti, a dire il vero. Ma questo è. Chi ancora lo vota, lo vota in base al principio “è uno che ha fatto i soldi, sa come si fa”, e se per la gran parte dei tifosi rossoneri ormai è l’ inverso, per l’ uomo della strada che manco segue il calcio ma che sa che ha fatto vincere questa squadra, la dismissione di un pezzo dell’ impero proprio prima di una votazione, votazione in cui al massimo si aspira a non scendere al di sotto del 10%, apparirebbe come segno di debolezza.
E infatti la trama che si è dipanata finora è un mirabile mix di Le Carrè e Castellano & Pipolo.
Broker orientali glamour, eminenze grigie che si farebbero risalire al governo di Pechino, incontri che saltano e poi si fanno, misteriose dame rosse cinesi che si fanno un giretto turistico esclusivo del mondo Milan accompagnate direttamente dal capo della scorta di Berlusconi. I Rotschild, ragazzi, ci sono pure i Rotschild!
Internet ha rimpicciolito la comunicazione in maniera impressionante, per cui il principio del pettegolezzo di paese riferito di voce in voce, quello che partiva dal “nuovo fidanzato di Concetta” per arrivare a “Concetta si è messa con un altro dopo aver ammazzato l’ex”, è diventato modello perfetto per la stampa sportiva che già prima viveva di “si dice” e “pare che”, con la differenza che ora il rimbalzo può comodamente avvenire tra Milano e Bangkok nel giro di un paio di click.
A questo andrebbe aggiunto il fatto che, in mezzo a buona e neutra comunicazione, su altri versanti si assiste ad una specie di “tifo” calcistico, non si sa quanto “insufflato” da gente che un po’ più dentro le stanze del potere cerca di radunare a se una comunicazione che vive di quote e amicizie in pieno stile parlamentare; gente per la quale il signor Bee Taechaubol altro non è che mediaticamente il Seedorf della scorsa primavera: si fa troppi selfie, è esibizionista…chiaro, mica uno dal profilo basso come il sempre sobrio e mai sopra le righe Silvio Berlusconi.
Al momento ci sono un paio di comunicati, uno di Fininvest ed uno di Thai Prime, e sono le uniche certezze, poi di lì in giù una fioritura di leggende che manco quando a Loch Ness si avvista un tronco affiorante più grande del normale.
A partire dalla famosa frase “potrei tenermi il 51%” lo sforzo di una certa stampa amica è stato titanico: far credere al mondo intero che metà universo economico asiatico sia lì in ansia per le decisioni ed i perentori ordini di un anziano imprenditore e politico che dal 2011 ha iniziato un’ irreversibile decadenza in un paese, l’ Italia, che al momento vale quanto una provincia della Cina di medie dimensioni.
Francamente il colpetto di teatro era preventivabile, e credo che sia costato un bel po’ di suppliche a Marina da parte sua: mollare tutto in questo momento, col peggior Milan della sua èra impegnato a macinare figure ignobili anche grazie al peggior allenatore della medesima èra ,voluto da tutte le componenti societarie e benedetto da lui con mille folcloristiche visite pastorali del venerdì, facendo entrare qualcuno che sarebbe subito sembrare il salvatore della patria, per il suo ego sarebbe un qualcosa di inaccettabile; molto meglio un passaggio graduale, magari con immediato irroramento di capitali per rinforzare nel breve la squadra, in modo che nella piccola Italia, agli occhi dell’ uomo della strada, appaia ancora tutto come merito suo.
Concessione che, visti i progetti di sviluppo che costoro hanno in mente sul mercato asiatico, probabilmente possono pure fare. A Guangzhou o Shangai difficilmente arriverebbero come notizione le vanterie di un simpatico anziano ospite da Bruno Vespa. In Asia il club numero uno è il Manchester United, ma cinesi o malesi se ne fottono allegramente di chi sia il suo effettivo proprietario.
Di sicuro, dopo anni a parlare di “questione di cuore”, ci si è finalmente resi conto che avanti così non si può andare, e non va trascurato che la principale fautrice dei rubinetti chiusi per il Milan, la primogenita, è la stessa che al momento fa il tifo insieme a Confalonieri per la cessione, la stessa che presumibilmente scoppierebbe in una crisi di riso incontrollabile se il babbo le dicesse di voler mettere di tasca sua 100 milioni per il mercato.
Quindi staremo a vedere, in fondo “ci restano ancora quattro finali” da gustarci come direbbe Pippus Michels. Mica come quei quattro sfigati che sono in semifinale di Champions e al massimo possono sperare in non più di una.
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