Fiducia – Siamo il credito che ci danno

piet_mondrian_1_the_grey_tree– Tieni, tieni pure
– Sicuro? Ti prometto che cercherò di farne il miglior uso possibile
– Usala fin quando ti serve. Ci tengo, e parecchio, ma ideologicamente è tua, puoi farci ciò che vuoi, puoi persino distruggerla.
– Distruggerla mmm, dici?
– Certo. Un solo monito: non aspettarti ti venga prestata nuovamente, una volta che eventualmente sarà da buttar via.

Questo è il mio personalissimo concetto di fiducia. Nella vita tutta.
“Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno”, diceva José Saramago. Non ho mai particolarmente adorato le massime, ma questa mi accompagna ormai da tempo, e non me la posso scrollare di dosso. Con le frasi e le idee da cui ci facciamo accompagnare misuriamo tutto ciò che ci circonda, e in questi giorni la citazione del Nobel portoghese mi è tornata ancor più prepotentemente in mente (insieme al ritornello di una canzone, che dopo riporterò). La fiducia, il credito: dove nascono? Nei confronti di chi o cosa? Quando ciò che è definibile fiducia diventa pura fede? E’ un processo naturale, quest’ultimo?
Posto che la fiducia non deve essere una reazione a un credito pregresso, una sorta di premio, il termine credito suona bene per un semplice motivo, a parer mio: nel momento in cui io concedo la mia fiducia a qualcuno, idealmente la sto prestando; nel prestare tale fiducia a qualcuno (o qualcosa), mi aspetto che la stessa mi ritorni intatta o almeno non da buttar via. Quando si parla di credito in esaurimento, dunque, non si intende certo il termine di un saldo precedentemente caricato, ma di un livello di fiducia residua assolutamente marginale in seguito ad un abuso visibile e acclarato.
A chi, come, cosa concedere fiducia è scelta intima e personale, e non sia mai che qualcuno venga a determinare quanto o come io debba fidarmi di questa o quella persona: scelgo accuratamente i soggetti cui presto le mie cose. Persino nel momento in cui quella fiducia deve essere concessa a persone con cui non si ha mai avuto niente a che fare, esiste un meccanismo mentale che si innesca e sulla base di ottimismo, razionalità, affetto, simpatia, viene determinato ciò che credito può essere definito, a tutti gli effetti. Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno.
Il passaggio alla fede, a ciò che è definibile atto di fede è un passo abbastanza sconosciuto per il sottoscritto: non ho mai concesso fiducia illimitata a nulla e nessuno. Perché a volte basta un filo d’erba a creare ombra laddove il sole picchia a perdita d’occhio, e la fiducia illimitata coccia terribilmente con le idee stesse di evoluzione e conservazione della specie che albergano nella mia testa. Smettiamola, dai: questo è un blog che tratta di calcio, e non di Behemot. La chiudo, la chiudo: non posso nutrire più alcun tipo di fiducia nei confronti dei soggetti che gestiscono il mio Milan. Non posso nutrire più alcun tipo di fiducia nelle scelte delle persone che gestiscono il mio Milan. Avete preso in prestito una delle cose più preziose che vi si potesse affidare, e l’avete ridotta a stracci e pattume. Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno. Basta.

Ah, la canzone. Trattasi di un pezzo di un gruppo delle mie parti di qualche anno fa, non credo suonino più: i Grenouille. La canzone non parla di calcio, ovviamente, ma il ritornello non mi esce dalle tempie. “Milano sta bruciando, Milano sta bruciando, Milano sta bruciando, ma non mi sposterò”. Saltando Dentro Al Fuoco.

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