Come disse Felipe Massa: “Quando sono nel traffico divento intrattabile, tampono una Fiesta e riparto di slancio”

Carlo PellicaniCari amici e tifosi rossoneri. Ho ancora negli occhi quello splendido spettacolo che ho visto su Sky Sport, come tutti voi del resto. Immagini che emozionano, riaffiorano nella mente ancora adesso, salgono sulla colonna vertebrale creandoci un brivido, sfiorano il cuore e lo fanno pulsare intensamente, salgono ancora e toccano il cervelletto e tutte le aree del cervello dedicate alle emozioni, e poi escono dagli occhi con le lacrime. Grande spettacolo quello di ieri, ma lo sono proprio gustato come si gusta un bella insalatona fresca in riva al mare sotto il sole, magari con una birrettina gelata. Parlo ovviamente di “Buffa Racconta: La dinastia Maldini” che mi sono registrato con My Sky e ho potuto vedere ieri sera prima che iniziasse Milan-Sampdoria.

Quando rivivi le immagini della gloria del Milan che fu e poi ti rituffi nel presente, è come gettarsi da un altissimo trampolino. Emozionante e adrenalinica la discesa, riesci a vedere casa tua al di là delle fronde, verso l’orizzonte, stupendo. Poi guardi in basso e ti accorgi che il tuo destino ti sta aspettando sotto forma di piastrelle azzurrine prossime  a diventare rosso sangue. La piscina è vuota. Ed è lì, a pochi istanti dallo schianto, che ti chiedi “ma chi me l’ha fatto fare?”

Esatto amici cari. Ma chi ce lo fa fare di stare ancora appresso a questi disgraziati che elemosinano in piazza Italia e in piazza Europa? Chi ce lo fa fare di stare ad ascoltare questo gregge di imbonitori mediocri?  Chi ce lo fa fare di andare a San Siro, o in trasferta, o anche a litigarci il divano e la tv con la moglie, per seguire questa banda stonata con chitarre scordate, pianoforti senza tasti neri e trombe ossidate? Purtroppo e per fortuna conosciamo tutti la risposta: ce lo fa fare l’amore. Porco boia. Perché per quanto la tua donna con cui sei sposato da trent’anni, non sia più la stessa ragazzina tutto pepe, senza un filo di cellulite, che avevi conosciuto quando eri pieno di brufoli, per quanto il tuo cane non abbia lo stesso scatto che aveva da cucciolo quando gli lanci il legnetto, per quanto i tuoi figli non siano gli stessi che ti chiedevano di aiutarli nei compiti di matematica alle elementari ma adesso ti chiedono solo i soldi per uscire con “gli ami della compa”, come fai a non amarli comunque? E tu ai loro occhi sei forse sempre lo stesso?

Perché il punto è anche questo. Siamo arrivati in un momento storico in cui la nostra seconda famiglia, il Milan, sta involontariamente facendo una cernita tra tifosi. Tra quelli che la amano ancora nonostante tutti gli schiaffi e le pedate nel culo che ci continuano a tirare da anni e quelli che non la amano più. Non c’è nulla di male nel non amare più qualcuno, succede, le cose cambiano ed ognuno reagisce come il suo carattere e la sua vita personale lo hanno plasmato e preparato a reagire a questi cambiamenti. Bisogna solo avere il rispetto di accettare ogni decisione. Io ho deciso di continuare a seguire fino all’ultimo giorno questa flotta derelitta destinata ad affondare. Non riconosco i capitani come persone capaci, non riconosco gran parte della ciurma come navigatori degni di stare sui nostri ponti e nelle nostre cabine, ma continuerò a solcare i mari con loro aggrappato alle funi dei pochi alberi rimasti. Con il vento che mi soffia nel naso e mi esce dalle orecchie. Con i fulmini che lambiscono il mio volto segnato da mille rughe di mille battaglie. Con la pioggia torrenziale che si mescola con la schiuma delle onde e non risparmia un solo centimetro del mio corpo. Resterò qui, bagnato fino alle mutande, puzzolente di acqua salmastra, con un principio di vomito dovuto alla nausea, ma resterò qui.

Un giorno sicuramente la nausea passerà, potrò farmi un bagno e tornare a profumare di fresco; questa flotta tornerà a solcare gli splendidi mari azzurri e cristallini che conosce bene, si lascerà trasportare dalla brezza del vento leggero sulle acque calme, accompagnata da delfini, mante e balene a seguirne la rotta. Ci condurrà in porti che non visitavamo da tempo. Tornerà a splendere ed essere temuta e rispettata, ed ogni corsaro o pirata che sia, se ne starà alla larga. E quel giorno io vorrò esserci, come ci sono ora, come c’ero prima. Sarà così, dovrà essere così.

Una serie A senza Milan che lotta per conquistarla, è come Scarlett Johansson senza tette. Un delitto. Un’Europa senza Milan che sgomita per raggiungere una finale, è come Christopher Reeve in carrozzina. Inaccettabile. Ed il fallimento, l’eutanasia di questi colori, non è una soluzione, non è un “il peggio è passato”, è un delitto. I responsabili di questo devono pagare e poi lasciare la truppa. Ecco, loro si che dovrebbero buttarsi in mare e nuotare verso anonime isolette deserte, dove mandare messaggi in bottiglia carichi di veleno e rancore per quel che poteva essere e che per colpe loro non è stato. Non io, non voi che siete come me e la pensate come me. Noi restiamo qui sulla prua e sulla poppa, io preferisco le poppe in ogni caso… I veri responsabili di questo sfacelo, indegni, menzogneri, accattoni, arrivisti, canaglie, carogne, mascalzoni e lestofanti che scappino via come topi.

Il nostro rabdomante del gioco ama dire tante scemenze, tra queste il fatto che ci restano otto finali prima della conclusione della stagione. Io non le considero otto finali, quello lo fanno le provinciali abituate a lottare per non retrocedere, con rispetto parlando, io le considero otto partite di cui sette normalissime e una che non si deve assolutamente prendere sotto gamba, mai. La prossima. Se ci sono due partite all’anno (tempo fa furono anche più di due) che non si devono mai sottovalutare, che si devono giocare con il sangue agli occhi, con la bava alla bocca, col guinzaglio slegato, con gli artigli sguainati, sono i derby di Milano. Con questo non voglio dire che le altre partite si possano anche giocare alla viva il parroco, anzi, ma il derby è il derby. E siccome a queste due squadre di Milano, la nostra la prima e l’altra la quarta, è rimasto solo questo da giocarsi, la supremazia cittadina, mi aspetto una battaglia senza esclusione di colpi. Almeno da parte del Milan, degli altri me ne frego. E’ tempo di ristabilire le gerarchie almeno tra le nostre mura, da porta Venezia a porta Genova, da porta Garibaldi a porta Romana, un solo grido voglio sentire, perpetuo, roboante, assordante: Milan! Milan! Milan!

Carlo Pellicani
Twitter: @FinallyCarlo
Seguitemi anche sul Facebook se ce la fate

2 comments for “Come disse Felipe Massa: “Quando sono nel traffico divento intrattabile, tampono una Fiesta e riparto di slancio”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *