Nome: Giacomo Bonaventura. Ruolo: tuttocampista

bonaventura

 

“Un giocatore deve essere completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona

del campo”.

Frase dedicata a Johan Neeskens, colui senza il quale il calcio totale olandese che spazzò l’Europa dal 1970 al 1974, fermato alle porte del mondo soltanto dalla Germania ovest, non sarebbe mai esistito.

Sarà per quel cognome più consono ad altre epoche , perfetto per un crociato di stanza al Krak dei cavalieri, per quell’ aria ordinaria – essere sosia dell’Allegri ai tempi di Pescara non è proprio sinonimo di glamour – , fatto sta che da un paio di anni discutevamo sui forum di quanto fosse sottovalutato questo ragazzo a fronte di altri, basti pensare ad un Poli già transitato dall’ Inter, che ha mancato la Juve per intoppi burocratici nel gennaio 2013, che il Milan ha pagato ben sette milioni.

Eppure anche la scorsa estate pareva decisamente lontano dai radar delle big: timido tentativo della Fiorentina respinto da richieste atalantine eccessive ad inizio mercato, l’ Inter che lo voleva solo in caso di vendita di Guarin, addirittura un Hellas Verona che pareva farsi sotto nell’ ultima giornata di mercato.

Poi la fine nota: il pollice verso di Zaccardo, le ultime convulse ore milanesi, l’ approdo in rossonero.

In una stagione immonda, una stagione in cui quasi tutti, allenatore compreso, hanno preso una grande chance e l’ hanno buttata nel cesso, il ragazzo di San Severino Marche non ha sbagliato nulla, dimostrando di essere al momento il giocatore più versatile dell’intero calcio italiano.

Eh già, perché la confusione di Pippus Michels, il padre del caos totale, ha portato a visitare più zone del campo questo ragazzo, che città d’ arte un giapponese quando si fa un viaggio in Europa.

Ma lui non ha fatto il turista.

Il rischio di essere duttile spesso è quello di “spostare” da un settore all’ altro del campo niente altro che un burocratico grigiore da impiegato ministeriale prossimo alla pensione (non vorrei di nuovo citare Poli, però…); Jack questo rischio non l’ha corso affatto: ricordo l’ andata contro il Chievo in cui partì in mezzo in un 4-3-3 per poi spostarsi da trequartista sinistro nel 4-2-3-1. Risultato? Migliore in campo da centrocampista, migliore in campo da trequartista.

Il rammarico vero è che ne esista solo uno, visto che da mezzala ha fatto meglio dei caproni che lì sono transitati, da ala sinistra nel 4-3-3 e da esterno sinistro nel 4-2-3-1 è stato superiore ad El Shaarawy, da trequartista ieri pareva ricoprire quel ruolo dalla prima gara di settembre. Tutto questo senza mai dimenticarsi di far legna, senza mai sprecare una palla o regalare certi assassini, muntariani passaggi che mettono in difficoltà il ricevitore e magari causano un immediato ribaltamento di fronte.

Insomma, il futuro allenatore del Milan e quello della nazionale, nella speranza che non siano la stessa persona, possono stare tranquilli. Avere uno in grado di coprire tecnicamente, senza sbalzi di rendimento, quaranta e più metri di campo è una cosa positiva, straordinaria se si pensa di poterne disporre nel punto più basso della scuola calcistica italiana da tempo immemore; segno tangibile che Zingonia, insieme a quella della Roma, resta al momento la migliore bottega artigiana del nostro calcio.

Un’ ultima cosa: credo che il bello debba ancora venire. Se in mesi di confusione, cambi di modulo, risultati raccapriccianti, il ragazzo ha sempre giocato bene , provate ad immaginarlo in una squadra con un sistema di gioco funzionante, con una mentalità propositiva e libera da paure, senza il dubbio che lo attanaglia fino agli spogliatoi ogni domenica su quale ennesimo cambio di ruolo gli verrà propinato.

Perché il calcio totale è bello, è cool, è un piatto di alta cucina, ma se il tuo Crujff si chiama Ménez forse è meglio qualche ricetta un po’ più semplice. L’ importante è che l’ingrediente base resti quello lì: continuo, abile a far passare per semplici cose difficili e straordinariamente efficace,.

In una parola, Jack.

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