Come disse la tartaruga ribaltata sulla schiena: “Minchia volo!”

Carlo PellicaniCari amici tifosi purtroppo il nostro Grande Presidente Silvio Berlusconi non ha potuto raggiungere i nostri Ragazzi a Milanello, causa influenza del pilota del suo elicottero Air Force 69. Così come il nostro mister rabdomante del gioco non ha potuto allenarli causa influenza. Sempre per l’influenza durante la partita oignons omelette avec des haricots Menez ha dovuto lasciare il campo anzitempo. Tevez invece c’era ed è rimasto nonostante l’influenza. Anche questa volta dunque la Juve ha dimostrato che coi farmaci ci sa fare. Io comunque non sono né deluso, né arrabbiato dall’esito della sfida. Non era obbligatorio vincere contro la Juve ma semmai lo sarà nelle partite che seguono, certo che avrebbe fatto piacere togliere il sorriso alla vecchia rincoglionita nessuno lo nega, ma data la nostra dimensione di squadra di medio bassa classifica che lotta per restare in serie A, è difficile credere di potercela fare in casa della prima classificata con due terzi di scudetto 2014/15 sul petto. In pochi ci speravano, in pochissimi l’hanno sognato, nessuno ci ha creduto davvero.

Purtroppo ancora una volta della partita in sé ho poco da dire, primo perché come sapete io di calcio ne capisco quanto un insetto stecco, secondo perché è finita come preventivato, con la Juve vincitrice. Trovo miracoloso il gol del nipote della Sud Antonelli, nel senso che ritengo un miracolo aver segnato almeno un gol, ancora più miracoloso il fatto che l’abbia segnato uno appena ritornato a Milanello. Mi è piaciuto molto anche l’altro nuovo arrivo, Paletta e Secchiello, che ci ha aiutati a costruire in difesa un bel castello, infatti abbiamo preso solo tre gol, segno che si sta migliorando. Sul resto non posso tacere. Ritengo alquanto infantile ricondurre tutta la partita e il suo esito al solo presunto fuorigioco del bel Romeo Tevez, forse la nostra Giulietta del calciomercato ancora non ha smaltito la mancata coronazione della loro storia d’amore di qualche anno fa. Curioso poi che sia Marotta a dover spiegare al nostro geometra come funzionano le prospettive, lui che non è in grado di tirare due righe dritte senza chiudere un occhio. Leggo comunque in giro che qualcuno accomuna questo presunto fuorigioco al famoso gol di Muntari, quando invece tra i due episodi e le due partite non c’è nulla di uguale. Prima di tutto il gol di Muntari è gol, non è presunto, è proprio gol, come brillantemente evidenziato dalla grafica e dalle linee di Sky che quando fanno comodo vanno bene, in secondo luogo sarebbe stato il gol del due a zero in un momento in cui il Milan stava dominando la Juve, e a fine partita quel gol non convalidato su richiesta di Buffon e Vidal, sarebbe molto probabilmente servito a vincerla quella partita. Però! Penso di essermela cavata nonostante sia un insetto stecco.

Archiviamo subito questa parentesi con il calcio che conta e rituffiamoci nelle nostre vere dimensioni, lasciamo che i grandi si divertano e noi torniamo ai nostri giochi. Empoli e Cesena a San Siro, poi si va a Verona dal Chievo, poi si riceve il Verona a casa nostra, sotto il nostro cielo, sotto la nostra sottoscala del calcio. Un poker di partite che almeno sulla carta possiamo vincere, proprio come non abbiamo fatto all’andata. PippomiomiopropriomioPippomio ha per le mani un ampio mazzo. Mazzo di carte intendo, per giocarsi queste quattro mani di poker. Si è vero alcuni re, alcuni fanti e qualche asso, sono fermi nella scatola, usurati, spiegazzati, tenuti insieme col nastro adesivo, ma se confrontate la rosa dei nostri disponibili con quelle dei disponibili di Empoli, Cesena, Chievo e Verona, ditemi che partiamo svantaggiati se avete il coraggio.

Nel poker successivo poi ci sarà solo la partita interna contro il Cagliari sulla carta abbordabile, le altre tre non saranno per niente facili. Successivamente ci sarà il derby, ma del derby ne parlerò a tempo derbyto. Ora non spingiamoci troppo in là con lo sguardo che non siamo dei Geronimo che riescono a vedere a km di distanza, anche perché poi le prospettive cambiano e Galliani non le riconosce più. Cerchiamo anche di non volare troppo in alto che come Icaro rischiamo di bruciarci le ali di cera vicini al sole. Anche se a noi tifosi le ali per sognare le hanno strappate via con violenza, piuma dopo piuma in tutti questi anni ed ora siamo talmente piantati al suolo della realtà mediocre in cui viviamo, che abbiamo paura anche soltanto ad alzare la testa per vedere la neve che cade e copre tutto, rendendo il sogno Milan uno sbiancato, gelido e ovattato mondo che sembra non esistere più. Forse sotto quella neve una piccola fiammella arde ancora? Un piccolo nuovo Milan sta crescendo? Dicono che la speranza sia l’ultima a morire, sarà anche vero nel frattempo però che vita di merda.

Carlo Pellicani
Twitter: @FinallyCarlo
Sul Facebook mi trovate tra due post paralleli che non si incontrano mai

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