Appena le cose volgono al peggio è malcostume diffuso quello di scatenare la caccia al capro espiatorio. Lo è in tutti gli ambiti. Al Milan di più. Soprattutto ora che gli eventi volgono malauguratamente al peggio con seccante ripetitività.
I risultati di questo maldestro esercizio, talvolta sacrosanti talvolta puramente randomici, spaziano dal maiale che non può allenare (roba da ospedale psichiatrico) al fancazzismo di culonio, dalle palle mosce del papero all’attitudine al fallimento della capra, fino ai giorni nostri con Inzaghi disgraziatamente in panchina e Bonera, al contrario, troppo spesso incomprensibilmente in campo. Negli ultimi anni ne abbiamo sentite di ogni tipo, più o meno meritate, pretestuose, talvolta perfino spassose.
Il fenomeno affonda le radici nella consapevolezza dell’appartenenza ad un club dalle grandi potenzialità e dalle immense ambizioni, che si è sempre mosso scegliendo i migliori. Quando qualche elemento non ha fatto bene per i tifosi è stato automatico caldeggiarne la cessione, data la piena fiducia nella scelta di un sostituto all’altezza. Tempi lontani come i fasti dell’impero ottomano.
Dopo numerose stagioni di acquisti del tutto dissennati non ci sono dubbi che a San Siro non arriverà alcun fuoriclasse, a meno che non venga scaricato dal suo club in quanto piantagrane, alcolizzato o veterano della guerra ’15-18.
Eppure l’attenzione dei tifosi è ancora focalizzata sulla ricerca degli elementi da epurare: giocatori che occupano immeritatamente maglie da titolari o che succhiano una parte importante del monte stipendi, dirigenti incompetenti, allenatori incompetenti, preparatori incompetenti, raccattapalle incompetenti, e così via senza presunzione di esaustività.
Oggi, invece, prima di auspicare qualsiasi cessione si rende opportuna un’approfondita riflessione. Non ci sono garanzie sulla validità dei nuovi arrivati, ma vi è la certezza che le trattative saranno condotte senza poter impiegare risorse. Almeno statisticamente, quindi, è oltremodo improbabile ottenere risultati proficui.
Occorre quindi trasferire la propria attenzione e, invece di scatenare l’ennesima inutile caccia al capro espiatorio, ponderare attentamente cosa si può ottenere dagli elementi a disposizione, come farli rendere al meglio e quali figure sono realmente necessarie. Pazzini, ad esempio, non è meno abile di nomi che circolano come Osvaldo, Borriello, Destro ed Okaka, quindi perché sperperare le già scarse risorse? Pasqual significa per l’ennesima volta rappezzare alla meno peggio la corsia laterale per un periodo massimo di 12/18 mesi. Per un campionato da metà classifica non bastano Armero e De Sciglio? Ovviamente le voci non contano granché, quello che fa fede sono le firme sui contratti, il che è ulteriore fonte di cattivi presagi.
Ma se giocatori come Matri, Silvestre e Mesbah, bocciati in quattro e quattr’otto -e non a torto-, giocano titolari in formazioni che ci precedono, possibile che non si possa ottenere di meglio dagli elementi che abbiamo? E’ fin troppo banale affermare che impiegando i giocatori con maggiore continuità e adottando qualche accorgimento tattico tale da consentire alla squadra di sopperire alle lacune di ciascun elemento potremmo conseguire risultati ben superiori alla mezza ciofeca attuale. Inutile quindi auspicare la cessione dei vari Essien o Bonera per poi accogliere sostituti fatti della stessa pasta. Meglio valorizzare gli effettivi e concentrare le scarse risorse su poche mosse ben calibrate.
Discorso analogo vale per il mister (chiamiamolo così). E’ evidentemente un pesce fuor d’acqua, assolutamente e completamente fuori ruolo. La disposizione tattica, la gestione dello spogliatoio e la comunicazione con i media sono un’ingiuria ai suoi maestri. Ma a che serve cacciarlo se per sostituirlo non si individua una figura valida?
Non lo so. Però nel dubbio lo caccerei, e immediatamente. Questo Milan è una secchiata di merda a bocca aperta tutte le sante giornate. E lui non è certo esente da colpe.
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