Come si disse Baumgartner mentre rompeva il muro del suono in caduta libera: “Ma ho chiuso la macchina?”

carlo-pellicaniIl nostro grande Presidente Silvio Berlusconi l’aveva detto durante il consueto sermone del venerdì, l’aveva detto ai giocatori e anche a chi in questa rosa fa solo il figurante, al grande maestro tessitore dei tappetini da bagno del mercato Galliani, a sua figlia Barbarba, ai tre sponsors Adidas, Emirates e Baldassarre accorsi alla mangiatoia di Milanello per assistere alla predica, l’aveva detto persino a mister PippomiomioPippomiopropriomio Inzaghi: “Oggi meno male che il limoncello l’ho portato io! Che settimana scorsa vi siete dimenticati tutti! Cosa fareste senza di me?!” Grazie a queste grandi parole rivelatrici, i Ragazzi hanno perfettamente capito come si doveva affrontare il Genoa. Quel che non sapete invece, cari miei amici lettori, è che poi il nostro grande Presidente Silvio Berlusconi ha ricevuto uno ad uno i nostri grandi eroi rossomarronemagentamalvamelogranoneri al suo capezzale per dare conforto e consigli in privato, in intimità, in segreto, in culo alla balena e speriamo che non cachi. Per ultimo venne convocato il nostro rabdomante del gioco mister Inzaghi, il nostro grande Presidente Silvio Berlusconi lo abbracciò come Mātā Amṛtānandamayī e gli infuse tutto il suo sapere calcistico: “Ed ora dimmi Pippo, quanto paghi il commercialista?” a quelle parole PippomiomioPippomio s’illuminò!

Il nostro grande mago Forrest Gump del calciomercato Adriano Galliani sperava di vincere a Genova, sarebbe stato il suo triplete personale: vincere contro l’amico di karaoke Preziosi, il prestigioso e meritatissimo premio Ambrogino d’Oro e quarto posto in classifica che vuol dire Europa. L’Europa è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita, a meno che non sei il Milan e allora sai già che se ci finisci ti accoppiano col Barcellona. Un accoppiamento forzato, come un matrimonio pakistano deciso tra famiglie, tu non la vuoi ma te la becchi lo stesso, anche se è brutta, antipatica e puzzolente come un gabinetto dopo che ci ha fatto visita Adriano. No, non Galliani, Adriano Leite Ribeiro. Non avete idea di che cosa succeda in un gabinetto quando ci va Adriano, purtroppo io lo scoprii in un derby di qualche anno fa, quando i cessi peggiori erano quelli al di fuori del campo di San Siro mentre ora sono quelli che sul campo ci vanno.

Purtroppo a Genova abbiamo visto che non basta la grinta, l’entusiasmo, la voglia di vincere di German l’autista del pullman né quella di Antonello il giardiniere di Milanello, sarebbe stato utile ce l’avesse anche ogni singolo Ragazzo sceso sul campo con la testa di cazzo. Purtroppo è andata in scena ancora una volta un’opera teatrale degna della peggior compagnia amatoriale di provincia, dove gli attori non sapevano la parte e nessuno gliela suggeriva, dove nessuno sapeva quando fosse il momento di entrare in scena ma soprattutto di levarsi dalle balle. Una volta andai a vedere una partita di calcio tra ragazzini in un oratorio e mi divertii di più. Perché il problema poi non è mica nel risultato, nello sport si vince o si perde, è normale e scontato come un costume da bagno a dicembre, quello che a molti tifosi rossomarronemagentamalvamelogranoneri non va giù è la modalità. Ed iniziano ad essere troppe le partite non vinte per quel poco di calcistico che si è visto in campo. Empoli, Cesena, Fiorentina, Cagliari, Palermo, il derby e ora questa, troppe le pastiglie amare da ingoiare, troppe le supposte, se solo davvero si fosse visto in campo quanto viene raccontato ai microfoni dei giornalisti prima di ogni partita, adesso saremmo qui a vedere un Milan al terzo posto che sognava di giocarsela per il secondo. Come diceva un mio vecchio amico, Sergio lo scorreggione di Cantalupo: “Se facessi andare le mani come fai andare la lingua, tireresti dritta la torre di Pisa da solo.”

Ma non voglio essere troppo critico, voglio mantenere intatta la mia fiducia e il mio entusiasmo che ogni giorno respiro a Milanello quando vado a trovare i Ragazzi. A proposito di questo proporrei al nostro grande poliglotta degli idiomi di calciomercato, se può richiedere alla Figc di far giocare tutte le partite del Milan tra le mura amiche del centro sportivo. Perché a quanto pare l’entusiasmo che si respira, che si avverte come un brivido caldo sulla schiena, appena si varcano i cancelli rimane lì, fermo, non sale sul pullman coi ragazzi. Resta a casa in attesa che il padrone ritorni, come fa il mio Amedeo quando vado al circolino a bere il bianchino e giocare a briscola coi miei amici. Dai ragazzi! Vedrete che ce la faremo e a fine stagione potremo mettere un altro trofeo accanto all’Ambrogino d’Oro appena conquistato! Io ci credo! Io ho fiducia! Io me lo sento dentro che qualcosa da dietro sta spingendo! E allora forza Milan! Forza spingi! Dai che ce la fai! E se non ti riesce, prova con le prugne! Con me funzionano…

Carlo Pellicani
Twitter: @FinallyCarlo

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