Riceviamo e pubblichiamo un articolo dal nostro collaboratore Carlo Pellicani
Berlusconi il condottiero della nave da crociera fantasma che salpava dal porto della beltà milanese attraversando i mari in tempesta delle critiche non costruttive dei tifosi poco inclini all’amore nei confronti della nave stessa che poi sarebbe il Milan che cazzarola sto dicendo non ne ho idea! Berlusconi l’aveva detto in tempi non sospetti: “Donna nana, tutta tana” e così fu anche per noi a Cagliari la terra di donne nane e di nonne dame ma coriacee come testuggini spiaggiate a pancia sopra che non sanno girarsi per chiedere un Cuba Libre al cameriere che passa loro accanto, e poi quando lo chiami non ti da ascolto, ma che si fa così? Io ho pagato e pretendo rispetto! Lui, Berlusconi il condottiero, lo disse e Inzaghi PippomiomioPippomiomiopropriomio l’aveva capito subito che anche questa volta sarebbe stata dura, dura come la roccia sulla quale una goccia scava un buco dopo mille anni ininterrotti di sgocciolamenti che poi chiami l’idraulico che non dormi la notte con tutti quei plin plin plin e l’idraulico non c’è mai, ma che cazzo stanno a fare gli idraulici tutto il giorno se tutti quelli che li chiamano non li trovano, ma dove vanno i marinai con le loro facce stanche sempre in cerca di una bimba da baciar?
La bella Cagliari si è scoperta quella che era, bella scoperta, direte voi e lo dissi anche io. E lo disse anche Galliani il sommo tessitore delle trame del mercato degli imperatori maya che in estate aveva pensato a qualche sacrificio umano in virtù di una più convincente rosa da proporre al popolo bue, ma bue perché bue? Quando abbiamo le pecore? Si signori ecco il pecorame accorso a Cagliari ad esaltare le gesta dell’imperatore Adriano maya, Adriano ma maya, maya una volta che qualcosa gli caschi in testa, tipo un bue, dall’alto, perché qui casca l’asino di solito. Ma no non sarebbe giusto, proprio come disse Garibaldi ai suoi “qui si fa la nana o si muore” e difatti alcuni morirono ma di questo non ne parla nessuno perché viviamo in una nazione omertosa come Omero, colui che scrisse cose come l’Iliade che per gli antichi era un po’ come 50 sfumature di grigio, ma noi non vogliamo essere grigi, no! No signori miei no! Noi vogliamo essere rossoneri come il Milan, possibilmente con qualche striatura di Marrone, Magenta, Malva e Melograno che s’intonano perfettamente con i colori di Casa Milan che la nostra amata Barbara, l’elettrica Barbarella sta esportando in tutto il mondo. E chi l’ha Duran Duran la vince! Come cantavano gli Spandau Ballet!
Della partita c’è poco da dire se non elogiare due fatti che l’hanno sconvolta, sconvolta come sconvolta fu la sconvolgente storia “l’amore quando tutto crolla” di Giulia Ottaviano e quando tutto crolla ecco l’amore, la splendida conclusione a rete del nostro Bonaventura Hit the Road Jack e non tornare in dietro mai più, finalmente schierato titolare a difendere i nostri colori rossomarronemagentamalvamelogranonero contro le armate nemiche cagliaritane guidate dal condottiero fumoso, fumantino, fu mai amato, fumato perso Zeman che di Cagliari ha un bel ricordo, quel pomeriggio che portò la moglie in camporella al parco di Monte Claro fu subito claro a tutti che era meglio portarcela quando faceva scuro. E quando tutto crolla ecco l’amore, la stupenda parata a sacco di patate del nostro amato Christian Abbiati l’amico del cimurro, l’amico dell’osteoporosi, l’amico della sciatica, il cacciatore delle sòle, l’insaccatore di palloni, lui che si distende alla membro di animale domestico a vostra scelta sul tiro del prode sbananante Farias senza bollino blu, e riesce a respingere un pallone di piede perché come sappiamo con le mani non ci sa fare molto, ma diamogli tempo al nostro compagno di mille avventure, è giovane e si deve fare.
Concludo facendo mie le parole del grande Emiliano Cristian Zapata “è meglio morire in piedi che vivere in ginocchio, male che vada è meglio giocare nel Milan, che anche se non combini una fava tutto il tempo o stai addirittura fuori rosa, i tuoi tre o quattro milioni all’anno li porti a casa.” Addio bocca di rosa con te se ne parte l’autunno e se non parte l’aut’unno sarà colpa delle candelette io un’occhiata ce la darei, che mi hanno detto che in questo periodo capita. Guardate cosa è successo a Mexes per aver sbagliato candeggio una sola volta nella vita, io uso Ace e guardate la mia camicia dopo trentacinque anni che non me la cambio è ancora gialla ocra, ocra miseria quando l’ho comprata era bianca, ma questo è un dettaglio di poco conto come la partita che abbiamo visto a Cagliari. E adesso vi saluto che ho lasciato i sigari cubani accesi sul fuoco che poi mi si bruciano, fanno la crosticina nera che devo grattare via tutta e non sono buoni da mangiare insieme al Bio Presto. A presto amici cari, amici belli, amici di Maria De Filippi! Come De Filippo il grande attore di teatro che cominciò la sua carriera col padre Scarpetta, mentre noi siamo pieni di scarponi. Sigla! Consigli per gli acquisti! Forza Milan e soprattutto viva la libertà di espressioni alla lavagna!
Carlo Pellicani
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