That’s all folks !

that__s_all_folks__bSembra ieri, ma è ormai passato quasi un anno da quando il 3 novembre 2013, all’indomani dello 0-2 casalingo subito dalla Fiorentina, Barbara Berlusconi invocava un deciso cambio di rotta nella gestione della società, sottolineando che nelle ultime due campagne acquisti il Milan non avesse speso poco ma male.

La nota dell’Ansa riportava che il definitivo j’accuse di Barbara era stato preceduto da “varie telefonate intercorse tra padre e figlia”, non dunque un colpo di testa della figlia di secondo letto bensì una strategia pianificata e avallata dal padre, convinto (?) che fosse arrivato il momento di interrompere l’ultratrentennale sodalizio, non solo calcistico, con Galliani.

Una scalata al vertice del Milan, quella di BB, iniziata ai tempi della sentenza di primo grado del lodo Mondadori (su Diavoltaire se n’è parlato qui), con il beneplacito dei figli di primo letto Piersilvio e Marina,  i quali, soprattutto Marina, vedevano di buon occhio l’impegno della sorellastra in un asset secondario, con conseguente abbandono di ogni velleità su Mondadori.

Una scalata a tappe forzate, con il necessario apprendistato, seguito dal mutamento degli equilibri interni del CdA. Sono giorni caldi, quelli dell’autunno 2013, in cui Barbara, che si affida ad un consulente d’immagine, rilasciava interviste sempre più incalzanti sul Milan – “in questi tre anni ho maturato l’esperienza e le competenze necessarie per dare un contributi importante ad una società che è stata in un passato recente grande e che ha bisogno di essere rilanciata per raggiungere nuovamente prestigiosi obiettivi” (Huffington Post) – ma anche con digressioni sulla politica, in difesa del padre.

Le idee di Barbara erano chiarissime: 1) nuovo Direttore Sportivo 2) opera di scouting capillare alla ricerca di nuovi talenti in tutto il mondo 3) basta al solito giro di procuratori; 4) stop ai parametri zero; 5) rivoluzionare la squadra basandosi sui giovani (“vogliamo che i giovani possano arrivare in prima squadra e gradualmente cercheremo di costruire una squadra giovane con gente della cantera seguendo il modello Barça, calciatori che siano cresciuti con i valori del Milan”) .Nel frattempo Galliani, prima ancora di minacciare le dimissioni entro la fine dell’anno, taceva e veniva sorpreso per la prima volta dalle telecamere a imprecare sugli spalti contro i propri giocatori, proprio quelli da lui voluti o comunque sempre difesi: Birsa, platealmente mandato a quel paese per una punizione sbagliata durante Parma Milan e Abbiati, pesantemente insultato durante Napoli Milan con il famoso “portiere di m….” e “portiere del c….”, così entrando finalmente in sintonia con i tastieristi della tifoseria rossonera.

Sembrava il preludio alla definitiva caduta del Condor, sui media partiva il totonomi dei futuri componenti del nuovo organigramma societario del Milan: Uva, Paratici, Albertini, Maldini, Pradè o Sogliano come DS. Lo stesso Michele Uva, il 26 settembre 2014, ha ammesso di essere stato in quell’autunno vicinissimo al Milan. Si attendeva solo il CdA di aprile 2014 per la ratifica del cambio della guardia, quando, a sorpresa, il 30 novembre, Silvio Berlusconi annunciava che il Milan avrebbe avuto due Vicepresidenti e Amministratori Delegati, Barbara e Adriano, con aree di competenza ben distinte. Alla prima l’area commerciale, la comunicazione, il marketing, Fondazione Milan. Al secondo la supervisione della prima squadra, la gestione del mercato, la rappresentanza del Milan in Lega Calcio e in Federazione.

Complice il siluramento di Laura Masi nell’area marketing, l’addio di Braida e il licenziamento di Allegri, fedelissimo di Galliani, la pax tra i due duellanti, imposta dall’alto, pareva temporanea, concordata al solo fine di rinviare una rivoluzione che comunque si sarebbe dovuta concretizzare a fine stagione, tanto che i bene informati parlavano di cambiamenti almeno nell’area tecnica –  Stam e Crespo destinati ad affiancare Seedorf  in luogo di Tassotti – e di un Sogliano futuro DS.

Nulla di più sbagliato: nell’arco di pochi mesi si è viceversa realizzata la restaurazione (vedi qui), con Galliani tornato in sella più forte che mai , da gennaio in poi parametri zero a pioggia, tra i quali uno arrivato grazie al solito Bronzetti, Seedorf cacciato dopo una campagna stampa demolitrice, il miglior prodotto del vivaio arrivato in prima squadra, Cristante, venduto al Benfica per far posto ad un giovane olandese in prestito dal Chelsea, una testa di legno come lo sconosciuto Maiorino invece di Sogliano.

E Barbara, la nostra promessa e fulgida speranza di un futuro migliore (con tutti i limiti del rimanere sempre nell’alveo della famiglia Berlusconi) ? Che fine ha fatto? Cinguetta per  mesi sul futuribile nuovo stadio del Milan, salvo poi incontrarsi con Thohir per discutere sulla ristrutturazione di San Siro, sottolinea che il calcio è un business per fare soldi, anche attraverso la vendita delle magliette e le sponsorizzazioni, si occupa dell’apertura e dell’inaugurazione di Casa Milan, “la sede più bella al mondo di un club calcistico ” (cit. S.B.), di fatto un mausoleo dedicato al Milan che fu, tanto da non prevedere neppure uno sgabuzzino vuoto da occupare con futuri trofei, in aprile si dedica ad improbabili viaggi in Medio Oriente alla ricerca di nuovi sponsor e soci di minoranza (risultato zero), in qualità di Presidente delle controllate Milan Real Estate (raccogliendo il testimone da Galliani) e Milan Entertainment inserisce nel CdA l’amico nerazzurro Geronimo La Russa, auspica l’arrivo di quarantenni preparati in FIGC, discetta su qualsiasi argomento, purchè sia estraneo alle modalità di gestione del Milan..

Su tutto il resto tace ed il silenzio è assordante. Glissa sull’affaire Seedorf – “decideranno mio padre e Galliani nelle prossime settimane” – glissa sul mercato del Milan, sui potenziali acquisti – “Iturbe? Se ne stanno occupando mio padre e Galliani….”– e sulle cessioni (Cristante), nonchè sul nuovo arrivato Maiorino, delira su una ritrovata “voglia di investire nel Milan da parte della famiglia”, così dimostrando, quanto alla capacità di raccontare balle, di non essere inferiore al padre.

Ma cosa ha determinato un cosi clamoroso dietrofront di BB rispetto alle iniziali ambizioni e il mutamento nei rapporti di forza con Galliani? Chi ha pensato e tuttora pensa che il ripensamento di Berlusconi vada cercato nella presunta favolosa liquidazione che spetterebbe a Galliani  sbaglia. A prescindere dal fatto che nessuna somma risulta accantonata nei bilanci a tale titolo,che lo stesso Galliani ha espressamente negato di averne diritto, laddove il diritto ad averla dovrebbe risultare espressamente nei contratti sottoscritti tra le parti, l’entità della presunta liquidazione è data dal precedente Montezemolo. L’ex Presidente della Ferrari ha lasciato  dopo più di vent’anni un’azienda con un fatturato di oltre due miliardi di euro e con quasi 250 milioni di utile annuo, ottenendo una liquidazione, prevista nel contratto, di 27 milioni di cui 13 per il patto di non concorrenza fino al 2017. Non sono certo queste le cifre che avrebbero potuto spaventare Berlusconi, vicine all’ingaggio pluriennale di un Diego Lopez o un Essien.

Le risposte vanno cercate altrove, anche se sempre di soldi si tratta. Un primo stop dovrebbe essere arrivato da Marina Berlusconi, la quale cederebbe il Milan  a fronte della prima offerta accettabile che arrivasse in Via Rossi, contraria ad investire un solo euro sul nuovo stadio auspicato dalla sorellastra. L’altra risposta va cercata alla voce diritti tv: Galliani è stato colui che ha tirato le fila e portato a termine l’operazione che ha permesso a Mediaset, tramite l’advisor Infront, di acquisire i diritti tv (vedi qui), un affare di parecchi milioni per Mediaset. E’ plausibile che nel dicembre scorso, anche tramite Marina e Piersilvio, Galliani abbia chiarito al vecchio che la sua caduta avrebbe avuto quale effetto collaterale il crollo dell’impalcatura Infront-diritti tv con danni incalcolabili per Mediaset, a maggior ragione laddove si pensi che Mediaset Premium è in predicato di passare di mano ad Al Jazeera.

Barbara, che fessa non è, ha fatto un passo indietro riponendo nel cassetto le massime ambizioni. Si è accontentata di ritagliarsi spazio e visibilità nel Milan e nelle citate società controllate continuando a tessere la sua tela, in attesa di un regolamento di conti a babbo morto con Marina e Piersilvio.

Galliani, invece, è più potente che mai: controlla dietro le quinte la Lega (qui  per approfondire), ha appoggiato con successo Tavecchio nella corsa alla Presidenza della Federcalcio, tutela Mediaset e garantisce che le perdite del Milan rispondano alle necessità di bilancio di Fininvest. Che poi riesca attraverso la gestione del mercato a portarsi sempre a casa il dolce oltre al pane rimane un dettaglio, un prezzo accettabile, almeno per la Famiglia.

“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.

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