L’angolo tattico – Stagione 2014/2015 (Giornate 1 – 6)

lavagna_tattica_gDopo le prime sei giornate di campionato il bottino rossonero è di 11 punti, con 3 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta casalinga contro la Juventus, 13 gol fatti (miglior attacco in coabitazione con la capolista) e 9 subiti, con la fase difensiva che resta un problema. In generale, l’assetto tattico della squadra appare ancora confusionario e privo di equilibrio.

Inzaghi ha incentrato il suo corso sul 4-3-3, modulo prescelto fin dal suo arrivo e proposto anche nella maggior parte delle amichevoli estive, probabilmente con l’intento di esaltare il rendimento degli attaccanti esterni, numerosi e talentuosi nella rosa a disposizione. Eppure questo schieramento ha palesato più di un equivoco. Principalmente in mediana, laddove la mancanza di qualità complessiva e, in particolare, di mezz’ali di ruolo abili in entrambe la fasi, ha portato ad una manovra spesso asfittica. Significativo in tal senso è il dato della percentuale di passaggi riusciti : nelle prime 6 gare di campionato, si è sforato il dato del 70 % solo a Parma, con il 71,1 %, contro il 71,5 degli avversari, mentre il dato più basso si è avuto alla prima giornata, in casa con la Lazio, dove nonostante la vittoria per 3 a 1, la percentuale di passaggi riusciti è stata del 62,9 %.

Dati che cozzano con l’approccio alle prime partite, basato sull’intento di ribaltare velocemente il fronte in contropiede, atteggiamento che necessiterebbe, viceversa, di grande precisione e di tempi giusti nei passaggi.  Del resto le prime partite non devono ingannare : contro la Lazio il Milan ha segnato 3 reti su 4 tiri nello specchio, contro il Parma ne ha segnate 5 a fronte di 7 tiri nello specchio. Dati non propriamente esaltanti per quanto riguarda la pericolosità complessiva della manovra. La gara interna con la Juventus, che ha segnato i picchi più bassi sotto tutti gli aspetti (eccezion fatta per la percentuale di passaggi riusciti, attestata al 65,5 %) ha fatto da spartiacque. I dubbi sono aumentati, soprattutto su una mediana a tre interpreti inadatti a costruire gioco, con De Jong costretto a prendere palla in mezzo ai due centrali, e ad impostare con compagni troppo distanti e con linee di passaggio coperte sempre da almeno un avversario, non avendo le caratteristiche per farlo. Soprattutto, con Muntari eccessivamente coinvolto nella costruzione dell’azione, compito che non gli si addice per nulla, e con Poli sempre sottotono in entrambe le fasi. Al tempo stesso, la mancanza di Alex, unico dei centrali difensivi con caratteristiche d’impostazione, ha palesato a dismisura questo limite nella costruzione della manovra, affidata troppo spesso o a retropassaggi, col portiere chiamato eccessivamente in causa, o a lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, imprendibili per un attacco composto da giocatori veloci e brevilinei.

La disastrosa prima frazione di Empoli ha costretto Inzaghi a schierare quel  4-2-3-1 che sembra sposarsi decisamente meglio con le caratteristiche degli uomini a disposizione, soprattutto dei centrocampisti. Non a caso la partita è tornata sui binari giusti in pochi minuti, con le reti di Torres, maggiormente nel vivo dell’azione, e di Honda. Nonostante questo, gli errori individuali hanno pesantemente influenzato anche la gara successiva, a Cesena, dove per la prima volta il Milan si è schierato dall’inizio con il 4-2-3-1. Eppure, ancora una volta, al di là della papera di Abbiati che, di fatto, ha regalato un gol e un pareggio insperato ai padroni di casa, la squadra è stata pericolosa, anche se solo nella prima frazione, evidenziando questa incapacità di tenuta fisica e mentale nell’arco dei novanta minuti vista anche nelle precedenti gare. A questo si aggiungono scelte poco convincenti al momento dei cambi, che a conti fatti hanno portato più spesso a un peggioramento piuttosto che a un miglioramento delle partite.

Pertanto sotto l’aspetto della lettura della partita e, più in generale, della duttilità tattica, il Mister non sembra ancora pronto (ma il giudizio è chiaramente limitato all’arco di tempo considerato nell’analisi). Allo stesso modo alcune scelte di base non paiono ottimali. In primis Honda esterno d’attacco, che nonostante le ottime prestazioni fin qui fornite, resta comunque limitato dal ruolo, per il quale non ha il passo e la velocità sufficiente, soprattutto se la squadra intende giocare di ripartenza.  Certamente la sua presenza in quella posizione garantisce maggior equilibrio e copertura anche in fase di non possesso, ma la sensazione è che il gioco non valga la candela. Inoltre, il ruolo di Menez rischia di diventare ambiguo. Mattatore assoluto da falso nove, impalpabile presenza contro la Juventus, eccessivamente veneziano nelle ultime uscite, pare che scelga da sé dove giocare, imponendosi sulla guida tecnica. E questo, se confermato, sarebbe grave. La sensazione è che il suo passo, il suo dribbling, la sua qualità nel saltare l’uomo, vadano sfruttati sulla corsia esterna, lasciando da parte le velleità personali  di fare il centravanti o il trequartista centrale, senza alternative.  Anche la duttilità di Bonaventura, che indubbiamente è un pregio, paradossalmente non aiuta a diminuire i dubbi nella testa di Inzaghi. Il suo impatto complessivo è stato più che buono, eppure ha convinto maggiormente nella posizione di mezz’ala, più che in quella da esterno d’attacco, ruolo che, tra l’altro, comporta l’inevitabile ballottaggio con El Shaarawy, che, dal canto suo, avrebbe bisogno di giocare e riprendere quel discorso interrotto per i fastidi alla caviglia dopo l’ottimo esordio casalingo con la Lazio. Questo, ovviamente, dando per inamovibili Honda e Menez, i quali a loro volta causano gli equivoci tattici di cui sopra.  In generale, tenendo presente il ristretto campione di gare, la squadra ha dato la sensazione di coprire meglio il campo con il 4-2-3-1, modulo che esalta le caratteristiche dell’unico giocatore in grado di proteggere adeguatamente la difesa, Nigel De Jong, e che consente di non utilizzare mezz’ali adattate, in difficoltà nel gestire sia la fase di impostazione, sia quella di non possesso.

In conclusione, se i numeri complessivi sono tutto sommato positivi, specie se rapportati agli inizi delle stagioni passate, l’equilibrio tattico complessivo della squadra è ancora da trovare, ed è appeso, attualmente, a fili sottili. Per ottenere risultati migliori, la prima cosa da migliorare è la distanza tra i reparti, in modo da avere una squadra più alta nello stare in campo, guidata dalla linea di difesa, per giocare in meno metri (con più opzioni di passaggio per il giocatore che recupera palla in fase di non possesso) e dare più spazio alle ripartenze in velocità. La presenza stabile di una guida difensiva come Alex (al tempo stesso abile ad impostare la manovra dalle retrovie) potrebbe e dovrebbe, si spera, aiutare in tal senso. Per il resto, lo sviluppo della manovra dipenderà molto dalle scelte in mediana : con due uomini in linea davanti alla difesa e con esterni abili anche in fase difensiva come El Shaarawy (o Bonaventura) e Honda (che, come detto, ci può stare in quel ruolo principalmente per motivi di equilibrio), tatticamente duttili, la squadra potrebbe coprire molto meglio il campo, senza uomini fuori ruolo nella zona nevralgica, considerando che nessuno dei centrocampisti in rosa ha le caratteristiche giuste per giocare da mezz’ala, se non (forse) il solo Bonaventura.  Resta l’incognita Torres, che necessità di maggior coinvolgimento nel gioco, essendo un centravanti di manovra, e quella di Menez, che se è davvero convinto di giocare da trequartista deve necessariamente limitare l’egoismo delle ultime uscite, e dialogare maggiormente con i compagni. In caso contrario sarebbe molto meglio che il francese si scambiasse la posizione con Honda che, per caratteristiche naturali, è molto più abile a giocare di prima e a costruire gioco tra le linee.

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