Estate = tempo di mercato estivo. Tempo di trepidante attesa intrisa di speranze e aspettative. Un po’ meno degli altri anni, a dire il vero, per il cima finora tutt’altro che estivo e per la reminiscenza delle ultime infauste sessioni di mercato. Milanisti incollati alla gazza e ai vari siti sportivi a caccia dell’ultima voce di mercato sono bestie in via d’estinzione.
Nemmeno giornalisti/giornalai e vari lustra deretani provano con sufficiente convinzione a mantenere l’enfasi attorno alla brutta copia della società che appena un decennio fa guardava dall’alto l’intero mondo pallonaro. I pochi timidi tentativi di attribuire al Milan trattative milionarie per talenti come Iturbe e Campbell si perdono evanescenti in un misto d’indifferenza ed autoironia tra un burraco e un’acqua tonica. Non ci crede più nessuno.
Eppure, per il condor, il gioco entra nel vivo ora, quando la preparazione e l’impostazione della stagione sono in fase più che avanzata e nel mercato non rimangono che rimasugli di banchetti altrui, destinati a rimpolpare l’invendibile accozzaglia di acquisti precipitosi e doni indesiderati di cui già abbonda il nostro organico.
Finora i pezzi pregiati del mercato sono il portiere Diego Lopez ed il difensore brasiliano Alex, ultratrentenni. Per quanto la porta e la linea difensiva fossero tra i talloni d’Achille della passata stagione, e quindi rinforzi in questi reparti fossero prioritari, il fatto che anni addietro voci sul possibile acquisto di Alex venivano snobbate dalla tifoseria da la misura di quanto sia ripido il precipizio per il quale stiamo ruzzolando. Il brasiliano non veniva ritenuto all’altezza di rappresentare il ricambio generazionale di Nesta e Maldini, ora è un rinforzo che migliora il reparto. Da questo arco temporale siamo usciti deteriorati, scaduti, andati ai cani. Dopo aver quantificato i danni dei vari Bonera, Zapata e Mexes, qualcuno avrà proposto di riarruolare i vecchi baluardi, magari aggiungendoci anche Costacurta.
Gli altri acquisti come Menez ed Armero hanno le stesse probabilità di rivelarsi elementi utili come autentici bidoni. Innesti che non rimediano alle lacune strutturali ormai consolidate e che, a differenza del passato quando venivano presi campioni dal nome altisonante non funzionali allo schema di gioco, non consentono nulla nemmeno all’immaginazione fanciullesca del più sprovveduto dei sognatori. E’ un’estate poco soleggiata ed è un mercato estivo privo di colori, di suggestioni, di emozioni.
A questo si aggiunga l’impatto del nuovo mister Inzaghi, che dalle prime interviste si è distinto per determinazione e forza di volontà (confermando le doti esibite da calciatore) ma rivelandosi eccessivamente filo-societario. La cosa preoccupa, nella misura in cui la società non è un’entità ben definita con una visione ed una mission comune. Lo abbiamo già visto con Seedorf, passato da salvatore della patria a capro espiatorio nel tempo di un battito di ciglia per ragioni più torbide delle responsabilità della strage di Ustica. E per parte della stampa anche quella era chiaramente colpa sua.
Un allenatore non può avere l’appoggio della società fintanto che non è nemmeno chiaro da chi sia costituita/rappresentata. Appena un mese fa, una delle stagioni più frustranti della storia recente si chiudeva con la consapevolezza di non poter veramente ripartire finchè non si sarebbero definite gerarchie e competenze. Ed eccoli qua i nostri due AD, coesi come non mai, uno per Tavecchio e l’altra per Albertini. Conservatori e riformatori che convivono remando con voga, costantemente in direzioni opposte. Un coacervo eterogeneo di individualità prive di sintesi ed obiettivi comuni. Uno scherzo, un’utopia, una parodia. Non fossero i nostri, ci sarebbe da divertirsi. Un senso del bene comune che nemmeno un branco di arrivisti al palio di una sagra di paese. Cosa si aspetta a risolvere questa situazione? Can’t explain, come ripete martellante un pezzo epocale degli Who.
L’unica conferma è che non esistono punti fermi. La società non ha obiettivi definiti, una visione d’insieme, una pianificazione condivisa, non ha nemmeno una guida chiara. La squadra viene rinforzata tramite e-bay ordinando gli articoli dal più economico. L’allenatore è una potenziale testa di legno, e non ce ne voglia il povero Pippo, verosimilmente ennesima incolpevole pedina di un gioco di potere ben più grande di lui. Non si può che guardare la stagione alle porte con una certa preoccupazione.
Con meno impegni a disperdere risorse ed una rosa più snella a cui dare continuità si potrà tornare a lottare per un posto in Europa, magari sperando nel flop di qualcuno davanti. Ma se le cose non gireranno subito per il verso giusto, saranno in molti a mettersi a sedere, esattamente come visto nella stagione appena conclusa. Non ci resta che sperare che l’infinita determinazione e professionalità di Super Pippo portino subito dei risultati, in un modo o nell’altro, come i suoi gol, altrimenti il neo-acquisto Entusiasmo potrebbe finire presto fuori rosa.