Su Mario

134152327-f0696-27073[1]In questi giorni, su Balotelli, se ne sono lette e viste di cotte e di crude. Ultime, le dichiarazioni di incedibilità al 99.9% e l’editoriale del direttore di Ischia Channel che delira su “fuochi d’artificio” nel caso in cui Mario avesse fatto un buon Mondiale. Chissà come mai, negli ultimi anni, per parlare di mercato milanista, si usa praticamente sempre il periodo ipotetico di terzo tipo, ma tant’è.

Tralasciando queste facezie, vorrei provare ad analizzare a tutto tondo la situazione del nostro attuale uomo di punta, iniziando dal suo passato, per arrivare a presente e futuro. La storia della sua nascita e della sua infanzia è nota, e non verrà approfondita qui dentro: si parte da quando Mario è diventato famoso. A 17 anni, con l’esordio in Serie A, dopo un anno passato da giocatore assolutamente dominante, quasi illegale, nella Primavera dell’Inter. Pochi giorni dopo, le prime reti, in Coppa Italia, contro Reggina e Juventus. In particolare, dopo la partita contro i gobbi, si aveva la netta impressione di trovarsi davanti ad un predestinato: uno che, continuando a lavorare e sgrezzando gli inevitabili difetti di gioventù, sarebbe diventato un fuoriclasse assoluto. Tecnica sopraffina, doti fisiche straripanti, cattiveria già a 17 anni (chiedere al buon Legrottaglie che, oltre a subire una doppietta, fu pure menato dal ragazzino), facilità di calcio strabiliante (Mancini faceva battere i corner a questo giovanotto minorenne, preferendolo nel fondamentale ad un ex Pallone d’Oro come Figo, non ad un Birsa qualsiasi). Il futuro di Mario sembrava già scritto, e da star di prima grandezza.

Purtroppo, non è andata così. Negli anni successivi, sia all’Inter che al City, squadre forti con ambizioni da titolo in Patria e competitive in Europa, il suo ruolo è stato fondamentalmente quello dell’alternativa. Di lusso, regalando anche belle giocate, ma non riuscendo mai a guadagnarsi il posto da titolare fisso.  E’ mancato un ingrediente fondamentale: la testa, nel senso di capacità di concentrazione e continuità ad alti livelli. Delle bizze e dei colpi di testa fuori dal campo, alla fine frega il giusto, il problema fondamentale di Mario è che è un giocatore inaffidabile ed altamente discontinuo, capace di farti vincere alcune partite quasi da solo (vedi Italia-Germania o Italia-Danimarca), ma anche per il suo innervosirsi se i difensori avversari giocano un po’ sporco, o per il pubblico, o per i fatti suoi, lasciandoti di fatto in 10. Un esempio su tutti, Inter-Barça, partita europea più importante dei cugini nell’epoca della tv a colori. Mario, messo in campo nell’ultimo quarto d’ora al posto di un Milito strepitoso, ma con i crampi per la generosità profusa nelle due fasi, entrò totalmente molle, essendo di fatto un peso per il resto della squadra che si stava facendo un mazzo pazzesco per difendere un doppio vantaggio preziosissimo. Inevitabili i fischi del pubblico e Mario prima perse il controllo durante il match e poi, a fine partita, gettò a terra la maglia dell’Inter. Quella serata gli costò l’epurazione da parte di Mourinho e, di fatto, la cessione.

Il talento ed il potenziale hanno fatto approdare comunque Mario in un club ricco ed ambizioso come il City, in cui, però, nonostante l’allenatore fosse il Mancini che lo ha lanciato nel calcio professionistico, Balotelli non si è consacrato, continuando a collezionare panchine ed a palesare i soliti limiti. Inevitabile, dunque, il passo indietro: l’approdo, a 22 anni e mezzo, e per soli 23 milioni, in un Milan in piena fase di ridimensionamento, ben lontano dall’essere competitivo in Europa e perfino con pochissime possibilità di lottare in Italia contro una Juventus che, nonostante ciò che ci hanno propinato Sky e Gazzetta negli ultimi anni per vendere il prodotto, NON è una squadra competitiva per la Champions.

In rossonero, Mario ha avuto per la prima volta in carriera la possibilità di essere schierato da titolare fisso, dato che è passato dal dividere il reparto  con i vari Dzeko, Aguero e Tevez al doverlo fare con El Shaarawy, Niang, Robinho, Pazzini. Nei suoi primi 6 mesi rossoneri, con un Milan nel pieno dell’entusiasmo derivante da una rimonta iniziata da prima del suo arrivo e con una quadratura ben definita, Balotelli ha dato un contributo fondamentale per portare a termine con successo la stagione rossonera, chiusasi con un dignitoso terzo posto.

Quando, però, nella stagione successiva, il Milan ha deciso di puntare forte su di lui, costruendogli la squadra intorno e ritagliandogli un ruolo da leader, la scelta si è rivelata un fallimento. Mario continua ad essere fortemente discontinuo, sia di partita in partita, che all’interno del singolo match. Ha girato bene quando la squadra alle sue spalle andava bene, nelle difficoltà ha palesato i suoi storici difetti.  Sia chiaro, complessivamente è stato uno dei pochi a salvarsi in una stagione disgraziata, ma da uno con il suo potenziale in una squadra mediocre, ci si aspetta di più. Dovrebbe caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti difficili, o almeno trovare più spesso il guizzo che risolve situazioni complicate, invece di incazzarsi, smoccolare ed uscire dal match. Ad oggi, non sembra essere in grado di farlo e, per come vedo io il calcio, è il motivo che mi fa preferire a lui, come rendimento attuale, non solo i campionissimi, ma anche dei semplici Tevez o Higuain.

E nel frattempo gli anni passano:  tra pochi giorni saranno 24. Non si può più parlare di Mario come di un giovane che deve farsi. Thomas Müller è solo undici mesi più vecchio di lui. E, all’età di Mario, i vari Van Basten, Messi e Ronaldo (entrambi) erano già ampiamente esplosi ed avevano già vinto cose importanti da trascinatori. Balotelli, nonostante le premesse,  è praticamente impossibile che raggiunga quei livelli (altrimenti ora costerebbe troppo per essere al Milan), ma non è affatto da escludere che migliori almeno parzialmente in futuro e diventi comunque uno da grande squadra. Va detto, infatti, che, a differenza di altri talenti bizzosi limitati dalla testa, Mario si allena molto ed ha gran cura del suo fisico, quindi avrà più tentativi a disposizione di un Cassano. E rimane sicuramente il nostro miglior giocatore, anche dopo un brutto Mondiale.

Va aggiunta al discorso un’attenzione speciale nei suoi confronti della stampa. Mario è un personaggio, oltre che una testa matta, attira click, ogni cagata che lo riguarda viene esasperata, e lui non fa nulla per evitarlo. E poi, in questo momento, è anche nella squadra sbagliata. Fosse, che ne so, alla Juve (squadra a caso), ho come la sensazione che i toni nei suoi confronti da parte dei tromboni sarebbero leggermente diversi.

Concludo dicendo che questo è proprio il momento peggiore per cederlo:  a mio parere, meglio aspettare che imbrocchi una mezza stagione buona e poi monetizzare. A patto che poi l’incassato venga re-investito in gente buona, che aiuti il Milan a migliorare, non in Entusiasmo.

 

 

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