Di questi tempi è necessario tanto amore, e una buona dose di incoscienza, per decidere con consapevolezza di assistere ad una gara del Milan. Non che, dal mio punto di vista, mi aspettassi faville dalla prima uscita della tournèe americana nell’ambito della Guinnes Cup, eppure il sonoro 3 a 0 subito ad opera dell’Olympiakos assume i contorni di una batosta poco rassicurante.
Certamente le attenuanti sono tante, diciamo pure tantissime, in queste uscite di inizio stagione, con le gambe pesanti, dopo un viaggio intercontinentale e dopo le “fatiche” per presentare le orribili divise di gara per la stagione 2014/2015 in tenuta da gelatai.
Nonostante tutto questo, resta il verdetto del campo, che ha visto un Milan molle, sulle gambe, incapace di creare occasioni da rete e di prendere in mano con decisione il pallino del gioco. Entusiasmo, grinta e ferocia, i nuovi acquisti spiattellati a gran voce e a furor di popolo in queste prime settimane di ritiro, non si sono visti. Probabilmente, come Menèz, soffrivano anch’essi di affaticamenti muscolari : con i primi carichi di lavoro può succedere!
Quel che si è visto, facezie a parte, è stata la solita linea difensiva impresentabile, ad eccezione di Adil Rami. Reparto imbarazzante non per movimenti, non per coesione, perché a questo punto della stagione è chiaro che certi aspetti non possano essere rodati, ma proprio per l’inadeguatezza di gente come Zaccardo, Bonera, Albertazzi e di un portiere, il brasiliano Gabriel, che di partita in partita conferma di non essere all’altezza di certi livelli. Indubbiamente le intenzioni di gioco erano buone, alcune delle idee di Inzaghi, soprattutto in fase di uscita del pallone dalla difesa e di impostazione dell’azione, si sono viste, seppur a sprazzi e in maniera decisamente embrionale, con Cristante molto basso, spesso in mezzo ai due centrali di difesa, a gestire la palla e a creare gioco, con Saponara molto attivo negli inserimenti (sua la traversa colpita nella ripresa, unica occasione da gol nitida per i rossoneri in tutta la gara), e con la mezz’ala destra, Poli, a fare densità e pressing in fase di non possesso. Di sicuro le uniche note positive sono venute dalla zona nevralgica, in particolar modo dal giovane italo-canadese, una delle poche speranze a cui potersi aggrappare con velleità di successo. Totalmente non pervenuto, invece, il reparto offensivo, fatta eccezione per il solito Niang, volenteroso ma esasperatamente molle al momento di concretizzare, nonché assolutamente incapace di prendere la decisione giusta al momento giusto nei pressi dell’area avversaria. Mi aspettavo molto da El Shaarawy, ma il faraone è stato praticamente nullo, se si eccettua qualche recupero generoso in fase difensiva. Nessun dribbling vincente, nessuna accelerazione degna di nota, nessuno spunto dei suoi. Probabilmente le gambe sono pesanti, ma inizio a credere che il giocatore sia limitato dalla richiesta di coprire sempre e solo un’unica zona di campo. Non mi aspettavo nulla di diverso invece da Pazzini, che ha dimostrato, ancora una volta, quanto deliranti siano le considerazioni di chi vorrebbe affidare l’intero peso dell’attacco a lui, in caso di cessione di Balotelli. Non me ne voglia Giampaolo, ottima riserva, ottimo professionista, ma non si può pensare di affrontare una stagione intera con un centravanti che non sa dialogare nello stretto, che sbaglia il novanta per cento degli appoggi di prima ai compagni, e che mi pare aver perso anche quello smalto che lo contraddistingueva in area di rigore, specialmente nel gioco aereo.
Queste considerazioni tecniche e tattiche assumono valore solo fino ai primi minuti della ripresa. Dopo il raddoppio dell’Olympiakos, i due allenatori hanno effettuato una marea di cambi, che hanno inevitabilmente falsato l’aspetto tattico della gara. Non a caso il terzo gol è frutto di un tiro della domenica da trenta metri, imparabile per il subentrato Agazzi.
Resta una certa preoccupazione, al di là del risultato, per il palese ritardo di condizione fisica e di amalgama, oltre all’inadeguatezza tecnica di molti dei giocatori scesi in campo a Toronto. Inzaghi ha molto da lavorare, di più ne avrebbe la dirigenza, che deve a tutti i costi trovare il modo di offrire al tecnico almeno tre giocatori importanti, uno per reparto. Senza questi rinforzi la situazione resta molto complicata.
Nel frattempo bisognerà affrontare Liverpool e Manchester City, e se le prospettive sono queste, appare difficile che la squadra possa limitare i danni.
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