Bilancio 2013 tra perdite e metafore

16310610_MGTHUMB-INTERNAIl bilancio 2013 chiude -di nuovo- in rosso: la spending review ha intaccato la competitività della squadra e indirettamente la sua capacità di produrre introiti. Ad ogni modo la situazione contabile è meno disastrata delle calamitose performance sportive.

Il risultato economico (-15,7 mln) migliora rispetto al 2012, il cui bilancio esibiva una moderata perdita (-6,8 mln) dopo essere stato abbondantemente incipriato da oltre 53 mln di plusvalenze. Attualmente, ricavi e costi della gestione tipica sono in pareggio e la perdita deriva dalla gestione finanziaria e dalle imposte. Le plusvalenze ammontano, comunque, a ben 24 mln, in parte derivanti da scambi con contropartita tecnica come Antonini-Birsa e Mesbah Zaccardo: sotto il profilo contabile ricavi non monetari, sotto il profilo sportivo il guadagno del castagnaro.

I ricavi da gare ed abbonamenti diminuiscono di 6 mln: un’inezia rispetto al totale dei ricavi (2%), una voragine rispetto al loro valore nel 2012 (-23%). La causa è principalmente il minor numero di gare disputate (in particolare i quarti di Champions League e la semifinale di Coppa Italia), parzialmente compensata dai maggiori introiti delle amichevoli estive (+1,8 mln) e da qualche felice intuizione commerciale (Milan Library +3,3 mln). Il calo di vendita dei pacchetti “Sky Box” e “Sky Lounge” è stato attribuito al difficile momento di congiuntura economica. Può darsi. Può anche darsi che qualcuno si sia domandato perché spendere soldi per vedere Constant e Muntari, e può darsi che ancora non si sia dato una risposta convincente.

Se sponsorizzazioni e proventi commerciali si mantengono sul livello del 2012, i diritti audiovisivi precipitano di oltre 20 mln (da 140 a 120, -14%). Tale contrazione deriva per 7 mln dal peggior piazzamento nel Campionato di Serie A (terzo posto rispetto al secondo del 2012) e nella Tim Cup (quarti di finale rispetto alla semifinale del 2012) e per 13 mln dall’eliminazione agli ottavi di Champions League edizione 2012/13 (contro i quarti di finale dell’edizione 2011/2012) e dal peggior market pool (3 squadre italiane nella competizione, contro le 2 dell’edizione precedente). Ci vuole un istante a realizzare che tali numeri sono inevitabilmente destinati a peggiorare.

La drastica riduzione del fatturato che scende da 329 a 279 mln lo ha portato a pareggiare il livello dei costi, diminuiti nello stesso periodo di 46,6 mln. La voce che ha subito tagli maggiori è il monte ingaggi: -32 mln, grazie al mancato rinnovo ad alcuni giocatori con contratto in scadenza e alla campagna trasferimenti da crisi petrolifera.

Inoltre, la società ha razionalizzato ed ottimizzato i costi di gestione dello Stadio di San Siro (-4 mln) e dei servizi ad esso connessi come gestione di palchi, tribune, stewarding, assistenza, biglietteria e catering durante le partite casalinghe. Altri 4 mln sono stati risparmiati grazie alla riduzione di costi operativi e generali legati a ristorazione, logistica, vigilanza e pulizia, trasporto, locazione, produzione e distribuzione audiovisiva. I tagli hanno colpito proprio tutti gli ambiti della gestione aziendale e grazie a tali sforzi costi e ricavi sono quasi in pareggio.

Quando fu raddrizzata la Costa Concordia dei “gonzi” metaforizzarono la situazione invitando l’Italia a rialzarsi, trascurando il fatto che il relitto non sarebbe mai tornato ai fasti passati e men che meno a produrre ricchezza non derivante dal mero smantellamento. Per il club rossonero potrebbe valere altrettanto: i conti sono -quasi- raddrizzati, ma per trovare le risorse finanziarie bisognerà ancora vendere qualche pezzo. Tuttavia, la società è molto meno relitto di quanto rabbia e frustrazione spingano talvolta ad affermare.

Il processo di rinnovamento che ha investito quasi ogni aspetto della vita societaria non si esaurisce nella razionalizzazione delle risorse. Nel 2013 il Milan ha rivoluzionato la propria dotazione infrastrutturale, cedendo gli immobili in cui era ubicata la vecchia sede di Via Turati (appena riscattati dal contratto di locazione finanziaria) incassando 10,4 mln e realizzando una plusvalenza di 3,3 mln (con l’eccezione di una sola unità immobiliare comunque ceduta ad inizio 2014). La nuova sede di Via Aldo Rossi è destinata ad accogliere centro direzionale, museo, merchandising, sala stampa e Mila Lab. L’immobile è detenuto con un contratto di locazione finanziaria di 8 anni e prevede un’opzione per l’acquisto gratuito esercitabile a partire dal 1 gennaio 2019.

L’innovazione non riguarda solamente la sede: sono stati infatti effettuati notevoli investimenti nelle infrastrutture destinate ad accogliere il settore giovanile, con l’acquisto per 3,7 mln di un diritto di superficie decennale sul Centro Sportivo Vismara e sono stati investiti 1,8 mln per apportarvi migliorie.

Contemporaneamente, sono stati stanziati 2,4 mln per ristrutturazione del personale nell’ambito di un più ampio processo riorganizzativo che dovrebbe concludersi nel 2014.

Non è dato sapere se il nuovo canone di leasing decorrente dal 2014 sia più o meno elevato del precedente, nè se la forza lavoro impiegata sarà più o meno numerosa e/o qualificata. Si può tuttavia affermare che un’operazione di riorganizzazione di questa portata è certamente la cartina tornasole di una dirigenza che è tutt’altro che intorpidita o distratta, ma che anzi si sta sforzando di cambiare pelle al club per riportarlo al passo coi tempi.

Una società in equilibrio economico/finanziario e all’avanguardia infrastrutturale farà certamente piacere all’azionista di maggioranza Fininvest S.p.a., che non dovrà più rimettervi dei soldi. Anche perché in data 4 giugno 2013 la F.I.G.C. ha abrogato il comma 4 dell’art. 90 N.O.I.F., che imponeva, prima dell’attuazione di operazioni di acquisizioni di calciatori, il rispetto di specifici indicatori economico finanziari o, alternativamente, che l’azionista di maggioranza effettuasse versamenti in conto capitale e/o copertura perdite ovvero finanziamenti postergati infruttiferi.

In forza di tale norma, Fininvest S.p.a. ha effettuato nel 2013 versamenti in conto copertura perdite per 3,7 mln. Contemporaneamente, il bilancio del Milan espone crediti verso imprese controllanti (Fininvest) per 26,8 mln, riferiti a benefici fiscali derivanti dall’opzione per il consolidato fiscale. Presumibilmente, le perdite pregresse di A.C. Milan S.p.a. hanno abbassato l’imponibile fiscale della capogruppo. Crolla quindi il mito de “e io pago”. Il club rossonero ha portato notevoli benefici alla proprietà, che questa si è dimenticata di contraccambiare.

La composizione di attività e passività è rimasta pressoché invariata: le uniche differenze consistono nella diversa ripartizione di debiti verso banche e verso altri finanziatori connessa alla decisione di farsi anticipare i proventi contrattuali futuri dalle prime in luogo delle società di factoring. Diminuiscono i debiti verso altri club scadenti a breve termine per effetto delle rate saldate ed aumentano quelli a lungo termine per effetto delle rate residue dell’acquisto di Mario Balotelli (16 mln aventi scadenza oltre l’esercizio successivo).

Nell’anno 2014 sono in scadenza un mutuo ipotecario sul Centro Sportivo Milanello del costo di circa 1,2 mln a stagione ed un ulteriore mutuo del costo di circa 6,4 mln annui.

Complessivamente, pare che si siano poste le basi per un futuro diverso. Probabilmente non sarà impreziosito da scaffali di coppe e trofei, ma -si spera- nemmeno travagliato e frustrante come la rovinosa caduta dall’Olimpo. Stiamo a vedere.

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