Ricordo un caldo pomeriggio estivo. Mia nonna vorrebbe regalarmi uno stereo, di quelli portatili che -aahhh, la tecnologia- legge sia musicassette che compact disk. Perfetto, per la mia cameretta. Una volta in negozio, dopo averne guardati diversi, mia nonna mi indica un modello. Lei, ovviamente, non capisce nulla di impianti audio. Sono abbastanza convinto non abbia mai nemmeno preso in mano una cassetta, per intenderci. L’istinto, però, la porta sulla buona strada: il modello è un Sony, di quelli che in teoria ti durano vent’anni (ma che in realtà mi durerà solo qualche mese, visto l’utilizzo maniacale e sconsiderato del me adolescente).
– Si, questo è davvero bello. Ti piace?
– Si nonna, mi piace, ma mi sembra un po’ caro…
– Non ti preoccupare, adesso parliamo con il venditore e ci facciamo fare uno sconto
– No, no, ma come lo sconto? E’ un negozio, non un venditore ambulante, nonna…
Con lo sguardo cerca qualcuno del personale e, non appena avvistato, si precipita in piena picchiata:
– Mi scusi? Sarei molto interessata a quel modello di radio.
– Buongiorno signora. Parla degli stereo? Mi dica pure, come posso aiutarla?
– Costa troppo. Duecentocinquantamila lire è un prezzo sconsiderato per una radiolina.
– Guardi, quel modello in effetti è costoso, ma se prova a dare un occhio, sul ripiano subito sotto dello stesso scaffale, troverà dei modelli simili, di marche diverse, a prezzi più accessibili.
– Eh, ma quello sembra davvero caruccio. Non si può far nulla per abbassare il prezzo?
– Guardi, io sono solo un dipendente, ma tendenzialmente i prezzi esposti non sono…ehm…ritoccabili.
Io ovviamente mi sento sprofondare. Ovvio, un teenager ha paura dell’umiltà di alcune richieste. Un teenager come me, poi, è tanto orgoglioso da non voler chiedere “favori” a nessuno, figurarsi ad un omino che nemmeno conosce.
– Posso parlare con il capo?
– Certo, glielo chiamo subito.
In un minuto arriva questo quarantenne, all’apparenza brillante e cordiale.
– Mi dica, signora.
– Io vorrei comperare per mio nipote quella radiolina, ma è troppo cara.
– Le piace proprio quel modello? Perché se prova a dare un occh-
– Eh si, quel modello mi sembra il più caruccio. Non possiamo venirci incontro?
La discussione prosegue per pochi minuti: mia nonna è cresciuta nell’umiltà, e non ha mai avuto problemi a contrattare i prezzi per le proprie necessità, da buona sarda qual è. Il risultato? Con centocinquantamila lire si porta a casa lo stereo della Sony, due pacchi di pile alcaline ciccione da radio portatile, di quelle che costano un sacco e durano poco, e persino una cassetta degli 883 (La donna, il sogno e il grande incubo, gialla con caratteri neri, come tutte le loro cassette).
L’episodio, in effetti minuscolo, mi ha dato da ragionare per tanto tempo, e da quel giorno, ogni volta che vado a comprare qualcosa, penso al fatto che in effetti, a volerci perdere tempo, un ritocchino al prezzo potrei persino spuntarlo. O forse no, perché non sono proprio portato alla contrattazione. Quando ho un bisogno effettivo cerco un prodotto che possa esaurire al meglio il bisogno stesso, possibilmente mantenendo una buona proporzione di qualità/prezzo.
Eppure la generazione precedente, forse quella prima ancora, viveva di queste cose. Penso e ripenso: mia nonna è nata e cresciuta in un piccolo e splendido comune della Sardegna sud-occidentale; la contestualizzazione è significativa, perché è effettivamente quell’isolamento proprio dei comuni sardi, quella mancanza di scelta e concorrenza a determinare la necessità di dare un proprio prezzo all’oggetto, che non deve obbligatoriamente coincidere con il prezzo determinato dal venditore. Talvolta quindi non è più fondamentale l’oggetto in sé, ma la possibilità di trattarlo alle proprie condizioni. In soldoni: mia nonna, a parità di bisogno, per formazione e cultura personale, andrà sempre dal mercante che permetterà di gestire gli affari a modo suo, con contrattazioni e quant’altro. Questo ovviamente precluderà a mia nonna la possibilità di affacciarsi verso altri mercati che non contemplano questo genere di abitudini. Se il venditore di fiducia vende solo vecchi pc o non ne vende proprio, per esempio, mia nonna o avrà un vecchio e lento pc, o non ne avrà mai uno. Io non sono capace di trattare, ma sono stato comunque in grado, spendendo qualcosa in più di quello che avrebbe speso lei, di acquistare un ultrabook che risponde esattamente alle mie esigenze. Claro?
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