Alla vigilia del sorteggio 23 dei 24 tecnici delle squadre pippone, quelle non teste di serie, avevano confidato spaventati ai giornalisti che l’importante sarebbe stato non pescare la Svizzera. Il ventiquattresimo, Deschamps, aveva invece dichiarato con la solita spocchia gallica che avrebbe preso la Svizzera subito perché tanto se si vuole vincere il mondiale quelle forti bisogna batterle tutte.
“Speravamo di poter regalare ai tifosi la vittoria contro una grande anche nel girone, il sorteggio sembra fatto apposta per noi”, aveva ammesso con gli occhi lucidi di commozione. In sala però ad alcuni attenti delegati era parso di sentire il più pragmatico Platini maledire il fato avverso.
Sesta nel prestigioso ranking FIFA, squadra del simbolo del malaffare mitico prez Sepp Blatter, guidata da Ottmar Hitzfeld, allenatore che ha fatto del giuoco spregiudicato bandiera, è una delle tre nazionali del blocco dell’ex Jugoslavia a qualificarsi per il Mondiale brasiliano, dato che sancisce senza mezzi termini la bontà del movimento. Potendo fare affidamento su giocatori del calibro di Djourou, Senderos, Rodriguez, Inler, Xhaka, Behrami, Shaqiri, Dzemaili, Fernandes, Seferovic, Gavranovic, Mehmedi e Drmic, l’ammuffito esperto selezionatore non ha dovuto ricorrere a particolari artifici per permettere l’integrazione nel gruppo delle poche stelle naturalizzate, facciamo riferimento in particolare a Benaglio, Lichtsteiner e Barnetta. In poco tempo i tre nonostante lo scetticismo dei media più nazionalisti sono riusciti a diventare colonne della squadra e a far breccia nel conto cuore dei tifosi.
Il cammino per il mondiale non è stato faticoso, nonostante il trattamento scomodo ricevuto dall’urna anche in fase di determinazione dei gruppi di qualificazione della zona UEFA. La concorrenza agguerrita di Islanda, Slovenia, Norvegia, Cipro e dei fratelli albanesi è stata sbaragliata con autorità grazie a 7 vittorie e 3 pareggi, non tanti gol fatti ma pochi subiti, come da tradizione.
In Brasile gli svizzeri sono alla loro terza partecipazione consecutiva, in Sudafrica si erano permessi prontivia di prendere a sberloni la Spagna per poi perdere con il Cile e pareggiare con l’Honduras, mentre in Germania dopo aver vinto il girone a spese della Francia di Zidane erano stati sconfitti ai rigori dall’Ucraina, evitando perlomeno l’onta di farsi rifilare un severissimo parziale dai futuri campioni del mondo azzurri.
È chiaro che per una compagine così forte sia dura mantenere la concentrazione anche contro le squadrette che purtroppo affollano le varie edizioni dei campionati del mondo. Visto il possibile accoppiamento agli ottavi con Bosnia/Iran/Nigeria dopo la prevedibile vittoria del gruppo di ferro toccato in sorte, anche quest’anno sembra difficile che i nostri vicini d’oltralpe possano trovare le motivazioni necessarie per fare strada.
Probabile formazione: (4-2-3-1) – Benaglio – Lichtsteiner, Djourou, Von Bergen, Rodriguez – Inler, Dzemaili – Shaqiri, Xhaka, Barnetta – Nonno Frei Seferovic (pardon, l’abitudine).
Pronostico dei bookies: Secondi nel girone, fuori agli ottavi.
Pronostico del profeta: Primi nel girone, fuori agli ottavi.
ECUADOR
La nazionale dell’Ecuador, comunemente chiamata la Svizzera del Sudamerica, un po’ per i monti, un po’ per il calore della gente, un po’ per la puntualità, quella con cui stranamente batte tutti a 12500 metri di quota, vigogne incluse, e quella con cui viene ribaltata persino dalle Falkland quando si scende al livello del mare, è ormai un’habitué della rassegna iridata. Per la Selección andina infatti si tratta della terza qualificazione nelle ultime quattro edizioni, dopo l’eliminazione nel girone nel 2002 e quella agli ottavi contro l’Inghilterra nel 2006. Il coach è Reinaldo Rueda, un santone colombiano che dopo aver fallito la qualificazione per i mondiali di Germania è dovuto fuggire in Honduras, procurandosi la doppia cittadinanza e guidando la nazionale locale in Sudafrica. Vivrà un personalissimo derby il 21 giugno, quando affronterà a Curitiba i suoi ex ragazzi. Come già anticipato il percorso della Tri è stato trionfale in casa, 8 vittorie e 1 pari con gli argentini, (abili nello sfruttare i 13 centimetri di altezza di Messi per contrastare la quota), e buffo in trasferta, dove non è arrivata nemmeno una vittoria. Ad ogni modo, probabilmente ingannati dal nome della sede dell’evento, a Montevideo gli ecuadoregni hanno strappato il punto fondamentale per la qualificazione diretta, rimandando i maestri uruguagi allo spareggio contro una delle pittoresche rappresentative che vengono periodicamente esposte al pubblico ludibrio durante i playoff intercontinentali. Grande clamore ha suscitato la testimonianza di un pastore che si spacciava per il nonno di Heidi riportata dall’affidabilissimo quotidiano locale “la Staffetta del Grigione”. Il vecchio dell’Alpe avrebbe assicurato di essere stato raggiunto via telegrafo dal sempre al passo coi tempi Ottmar Hitzfeld (che in prussiano classico si può tradurre pressappoco come Giovanni Trapattoni). Il messaggio lasciava trasparire un Ottmar annebbiato dalla paura di dover fronteggiare un calciatore devastante come Ulises de la Cruz. Quando ha saputo che il panico era ingiustificato, visto che il suddetto non gioca più, con un sorriso ha tagliato 10 difensori dalla rosa per il Brasile, sostituendoli con 7 imbianchini kosovari e 3 punte asfittiche. Purtroppo però dopo il ritiro del fenomeno omerico e l’arresto del figlio di una vacca direttore di gara Byron Moreno, grande amico di Sepp, (ma quante storie che si intrecciano in questo girone!), il calcio ecuadoregno non ha più prodotto campionissimi.
La stella della squadra è Antonio Valencia del Manchester United, altri buoni elementi sono Noboa, Caicedo e Montero. Possibile acquisto di Galliani per via della tamarraggine senza limiti il giovane Fidel Martinez. Molti giocatori sono tesserati in patria, i restanti in Sudamerica e Messico e solo in otto conoscono o hanno conosciuto i ritmi del calcio europeo. Ma dato che le avversarie del girone fanno pietà la competizione non si gioca in Europa, per i tifosi della Tri sognare non è proibito. (Sebbene altamente sconsigliato).
Probabile formazione: (4-4-2) – Domínguez – Paredes, Guagua, Erazo, Ayoví – Valencia A., Noboa, Castillo, Montero – Caicedo, Valencia E.
Pronostico dei bookies: Terzi nel girone.
Pronostico del profeta: Secondi nel girone, fuori agli ottavi.
HONDURAS
Con due Chavez, due Palacios, due Garcia e due Martinez, più che una nazionale in partenza per la coppa del mondo l’Honduras sembra un dipartimento dell’università di Bari. Il mister, Luis Suarez, scelto perché confuso dal presidente della federazione col mitico pallone d’oro interista, ha comunque assicurato che a dispetto delle frequenti omonimie non è una nazionale di raccomandati, ma solo di pippe. Si tratta dell’ennesimo incrocio del girone, infatti il robusto culturista colombiano, che vedrei bene intervistato vis-a-vis da te-le-levo-dalle-mani Varriale dopo una sconfitta, era l’allenatore dell’Ecuador. Il grassone nuovo mister ha rilanciato la squadra creando un compatto gruppo di giovani che giocano in maggioranza nel campionato locale. Le qualificazioni sono andate in maniera più rosea del previsto, con i Catrachos che prima hanno avuto la meglio su Panama, Canada e Cuba, (e qui ci starebbe un applauso condito da un oooh di approvazione) e poi hanno completato l’impresa arrivando terzi nel girone finale, addirittura davanti al Messico, costretto a spareggiare.
Ora potrei tediarvi con improbabili descrizioni di talenti così talentuosi che a 28 anni ancora giocano in Honduras, ma mi limiterò a dirvi che uno dei due raccomandati Palacios è fortino e gioca allo Stoke, altri tre compagni lo hanno seguito in Premier, e uno è arrivato per vie traverse in Cina. Il più forte pare essere tale Izaguirre, che voi che come me seguite il campionato scozzese ogni sabato non potete non ammirare. Contro di noi in Champions si è distinto in particolare per aver deviato nella sua porta il bel tiro di Zapata. Orfana di Suazo la squadra honduregna non annovera buoni attaccanti e dovrebbe essere particolarmente angosciante in difesa. Vi piacerebbe che dicessi che il centrocampo è il piatto forte, ma mentirei. A livello calcistico l’Honduras è famoso solo per essere andato in guerra con El Salvador per via dell’incazzatura reciproca del rapido peggioramento delle relazioni in concomitanza delle partite di spareggio per partecipare ai mondiali di Messico 70. La guerra non la vinse nessuno, la partita El Salvador. Mai una gioia.
I Catrachos arrivano dunque a questo mondiale senza grosse aspettative, ma fiduciosi di poter migliorare l’avventura di quattro anni fa, conclusasi con 0 gol fatti e 1 solo punto, raccolto contro la Svizzera.
Probabile formazione: Sentitevi liberi di combinare a piacere una serie di Chavez, Palacios, Garcia e Martinez, senza dimenticare Izaguirre.
Pronostici dei bookies e del profeta: ultimi ma felici.
FRANCIA
Eravamo rimasti a Deschamps che paventava l’ipotesi di un girone accomodato in favore della Francia. Mah. Supposizioni senza una base. Non sto a ricapitolare la situazione che ha determinato lo slittamento della Francia, l’ultima europea, nel girone più facile della competizione, sono sicuro che è stata solo una casualità e che sarebbe successo anche all’Italia nella stessa situazione. Qualificati per il rotto della cuffia, eterni ripescati, hanno perso il girone per mano della Spagna e si sono trovati a dover rimontare un 2 a 0 rimediato a Kiev nel playoff. Per loro fortuna sono riusciti a mostrare il carattere necessario e grazie alla doppietta di Sakho e alla rete di Benzema hanno strappato il 3 a 0 che è valso il pass per il Brasile. Almeno questa volta il gol decisivo non l’hanno fatto di mano.Per candidarsi ad un ruolo da protagonisti però i francesi dovranno aumentare sensibilmente sia il livello di gioco sia la continuità. Anche nelle ultime amichevoli hanno alternato due risultati rotondissimi contro Norvegia e Giamaica ad un pari per 1 a 1 contro un Paraguay mai così scarso da almeno due decenni.
Deschamps dovrà chiedere ai giocatori più importanti, Lloris, Varane, Sakho, Matuidi, Valbuena, Mister 100 milioni Polpo Ba, Griezmann e soprattutto Benzema di remare nella stessa direzione e di creare un gruppo coeso per poter migliorare rispetto al disastro sudafricano, terminato senza aver vinto nemmeno una partita e con sconfitte difficili da digerire. La rinuncia a Nasri e l’infortunio occorso a Ribery vanno ad impoverire la cifra tecnica della squadra, ma potrebbero generare nel gruppo dei Bleus il giusto approccio mentale alla competizione e favorire il conseguimento di un risultato importante. L’obiettivo dei francesi è vincere il girone, strapazzare la seconda del gruppo dell’Argentina e presentarsi al massimo della forma all’atteso quarto di finale contro la Germania; se arriverà sino a quel punto sarà lì che la Francia scoprirà di che pasta è fatta.
L’impressione comunque è che seppur supportata da buone individualità, la Francia rimanga una squadra incompleta e priva di mordente, facile alla depressione e ai contrasti interni. Ad un buon centrocampo, comunque piuttosto monocorde e privo di un cervello pensante, si unisce un attacco basato su Benzema ed una difesa facile allo svarione. La giovane età della pur forte coppia centrale composta da Sakho e Varane non lascia presagire nulla di buono.
I tempi di Zidane sono passati e sembrano solo un vago ricordo.
Probabile formazione: (4-3-3) – Lloris – Debuchy, Varane, Sakho, Evra – Pogba, Matuidi, Cabaye – Valbuena, Griezmann, Benzema.
Pronostico dei bookies: Primi nel girone, fuori ai quarti.
Pronostico del profeta: Terzi nel girone, a casa subito.
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