Brasile 2014: gruppo C e gruppo D

fifa-world-cup-brazil-2014GRUPPO C

COLOMBIA

Sedici anni dopo ecco che il Mondiale ritrova Los Cafeteros, assenti dalla poco soddisfacente trasferta francese del 1998. La Colombia torna e lo fa in grande stile, con un brillante secondo posto nel girone di qualificazione sudamericano e con un gruppo di talenti non indifferente. Josè Pekerman ha a disposizione una rosa di ottimo livello e dopo anni di vacche magre i colombiani si candidano nuovamente a essere degli outsider pericolosi. La speranza è di non ripercorrere le orme della grande Colombia del 94 guidata da Francisco Maturana, probabilmente la nazionale colombiana più forte di sempre, ma prematuramente eliminata anche a causa dello sfortunato autogol del compianto Andres Escobar, freddato da alcuni colpi di pistola pochi giorni dopo la rassegna iridata, in una oscura storia di scommesse clandestine e narcotraffico. Dopo la coppa del mondo del 1998 la Colombia è sparita dai radar del calcio di alto livello, una Copa America vinta (nel 2001 e da paese organizzatore) non è bastata a rilanciare il movimento calcistico del paese che ha dovuto attendere oltre dieci anni per tornare ad essere competitivo. Come detto, la Colombia ha ben impressionato nel girone di qualificazione, chiuso alle spalle dell’Argentina e con la miglior difesa del torneo, permettendosi il lusso di rifilare quattro schiaffoni all’Uruguay di Suarez e Cavani. In panchina Pekerman:  di lui si ricordano  le polemiche per le esclusioni eccellenti di Zanetti e Samuel dai convocati per Germania 2006, forse meno noto è che il tecnico di Villa Dominguez ha guidato l’albiceleste alla conquista di tre titoli mondiali nella categoria Under-20. A lui il compito di guidare la selezione colombiana verso la fase a eliminazione diretta, obbiettivo fattibile, ma da raggiungere senza l’apporto della grande stella della Tricolor: Radamel Falcao. Il centravanti del Monaco non ha recuperato dalla rottura del legamento crociato rimediata il 22 gennaio scorso e Pekerman non lo ha inserito nella rosa dei 23, così come non sarà in Brasile l’attaccante dell’Udinese Luis Muriel, ufficialmente per problemi fisici non del tutto chiari, probabilmente legati alla condizione del giocatore, alle prese con evidenti problemi di peso.  Senza Falcao, le sorti dell’attacco sono nelle mani del sevillista Carlos Bacca, assistito da Jackson Martinez, James Rodriguez e Juan Cuadrado. Il punto debole sembra essere la coppia centrale che con l’ormai stagionato Yepes e il distratto Zapata non offre garanzie. Nota di colore: la Colombia ha in rosa il giocatore più “attempato” dell’intera rassegna ovvero il portiere Faryd Mondragon, 43 anni da compiere il 21 giugno e terzo mondiale dopo quelli del ‘94 e del ‘98, con la possibilità di diventare il più anziano calciatore della storia ad aver giocato nella fase finale della coppa del mondo, record al momento appartenente a Roger Milla.
PROBABILE FORMAZIONE: (4-4-2) Ospina, Arias, Yepes, Zapata, Armero; Cuadrado, Aguilar, Guarin, J.Rodriguez; Bacca, J.Martinez.
PRONOSTICO: obiettivo minimo il passaggio del girone, agli ottavi ci sarà una fra Inghilterra, Italia e Uruguay e lì sarà molto dura.

COSTA D’AVORIO

Terza partecipazione mondiale consecutiva per gli Elefanti, ormai potenza affermata dell’Africa nera. In realtà gli ivoriani non sembrano essere particolarmente fortunati nella loro recente storia: hanno vinto un po’ a sorpresa la Coppa d’Africa del 1992, quando il calcio del continente nero si legava principalmente ai nomi di Camerun e Nigeria, ma negli ultimi anni nonostante lo status di “grande” del calcio africano non hanno raccolto quanto avrebbero voluto e dovuto. Didier Drogba e compagni hanno tentato l’assalto al massimo trofeo continentale per cinque volte negli ultimi sette anni senza successo, in particolare bruciano ancora le due finali perse ai rigori contro l’Egitto nel 2006 e soprattutto contro lo Zambia nel 2012 nonostante i favori del pronostico. Non è andata molto meglio ai mondiali, a causa di un sorteggio beffardo che li ha messi di fronte a Olanda, Argentina e Serbia nel 2006 e a Brasile, Portogallo e Nord Corea nel 2010. In entrambe le occasioni gli africani hanno fatto si una buona figura, ma non sono riusciti a ottenere il pass per gli ottavi di finale. E’ andata decisamente meglio quest’anno con un’urna molto più benevola che offre Colombia, Grecia e Giappone per un girone molto equilibrato dove i giochi sembrano apertissimi. Per molti della “generazione d’oro” ivoriana sarà l’ultima occasione per rendersi protagonisti in un mondiale, difficile infatti ipotizzare una Costa d’Avorio con Barry, Kolo Tourè, Boka, Zokora, Yaya Tourè, Ya Konan e Drogba ancora in campo per la spedizione russa del 2018. Ed è ovviamente Didier Drogba il leader e il simbolo su cui si fondano le speranze della nazionale arancioverde, perché nonostante le sue 36 primavere l’attaccante del Galatasaray (lo era fino a maggio, dopo il mondiale chissà) sa ancora fare la differenza e ha una dose infinita di carisma. Accanto a lui agiranno Gervinho e Salomon Kalou. Il primo si è ritrovato a Roma con Garcia dopo una fallimentare esperienza londinese alla corte di Wenger, il secondo si è ritagliato un ruolo di protagonista al Lille riuscendo finalmente a segnare con continuità. A condividere il ruolo di superstar insieme a Drogba c’è Yaya Tourè, reduce da una stagione da 24 reti con la maglia dei  Citizens e indiscutibilmente fra i migliori (forse il migliore) al mondo nel suo ruolo. Alla guida della Costa d’Avorio una vecchia conoscenza del calcio italiano: Sabri Lamouchi, che a Parma ha lasciato un buon ricordo, mentre meno buono fu il breve periodo passato all’Inter. Il 42enne francese è al suo primo incarico da allenatore e sulla panchina degli Elefanti ha raggiunto i quarti nell’ultima coppa d’Africa per poi qualificarsi a Brasile 2014 dominando il proprio girone eliminatorio prima di imporsi allo spareggio finale contro un Senegal lontanissimo parente di quello ammirato in Corea e Giappone nel 2002.
PROBABILE FORMAZIONE: (4-2-3-1) Barry, Aurier, K.Tourè, Bamba, Boka; Tiotè, Zokora; Gervinho, Y.Tourè, Kalou; Drogba.
PRONOSTICO: il girone è molto equilibrato anche se la Colombia sembra superiore alle altre. Per la Costa d’Avorio buone chance di passare il turno, ma agli ottavi la corsa si fermerebbe.

GRECIA

Fino al 2004 la nazionale di calcio della Grecia ristagnava nell’oblio, contando al suo attivo la partecipazione all’Europeo del 1980 con risultati molto modesti e una misera apparizione al Mondiale USA ‘94 dove furono notati solo per il 4-0 subito contro l’Argentina, partita storico in cui Diego Armando Maradona segna il suo ultimo gol mundial prima che l’antidoping lo rispedisse a casa anzitempo. Poi qualcosa è cambiato. In quell’estate del 2004 gli dei dell’Olimpo hanno deciso di puntare gli occhi sul Portogallo e lì , fra Oporto e Lisbona, la Grecia ha compiuto una delle più grandi imprese della storia dello sport pedestre e non solo. Il miracolo di dieci anni fa è giustamente rimasto unico, ma da allora la Grecia è diventata ospite fissa dei grandi appuntamenti per nazionali, mancando solo il mondiale di Germania. L’allenatore campione d’Europa 2004 Otto Rehhagel ha lasciato spazio al portoghese Fernando Santos, già conosciuto in terra ellenica per aver guidato AEK Atene, Panathinaikos e PAOK Salonicco. Santos non ha modificato più di tanto l’impronta tattica lasciata dal tedesco: il “catenaccio” greco è rimasto più o meno tale e quale e anche i risultati del girone di qualificazione testimoniano la capacità difensiva dei Galanolefk, capaci di subire solo 4 gol in 10 partite di cui 3 nella trasferta in Bosnia. Proprio i bosniaci hanno soffiato la qualificazione diretta agli uomini di Santos, costretti ad affrontare lo spareggio con la Romania, superato senza alcun problema. A 37 anni suonati l’ex interista Giorgios Karagounis sarà in campo a guidare i suoi ed è uno dei due superstiti (l’altro è Katsouranis) di quella formidabile Grecia campione d’Europa. In difesa l’ex rossonero Sokratis Papastathopoulos e il giovane Manolas compongono la coppia centrale, Torosidis e Holebas sono gli esterni di difesa designati. A centrocampo Tziolis e Maniatis partono davanti nelle gerarchie rispetto ai bolognesi Konè e Christodoulopoulos, fondamentale il ruolo di Dimitris Salpingidis che può fungere da esterno di centrocampo o d’attacco a seconda delle esigenze. Davanti Samaras e Mitroglou sembrano sicuri del posto da titolare, con l’attaccante del Fulham chiamato a riscattare una seconda parte di stagione da vero desaparecido dalle parti di Craven Cottage dopo una partenza sprint ad inizio anno con la maglia dell’Olympiakos (17 reti in 19 gare ufficiali). Gli ellenici proveranno a migliorare il risultato del 2010 quando furono eliminati nel girone con 3 punti, frutto di una vittoria con la Nigeria e due sconfitte contro Argentina e Corea del sud. Sulla carta è la squadra meno attrezzata del gruppo, ma la meticolosa organizzazione difensiva può fare ancora una volta la differenza.
PROBABILE FORMAZIONE: (4-3-3) Karnezis, Torosidis, Sokratis, Manolas, Holebas; Salpingidis, Maniatis, Karagounis, Tziolis, Samaras; Mitroglou.
PRONOSTICO: mai fidarsi della Grecia, ma fra le quattro è la meno accreditata per il passaggio del turno. Terzo o quarto posto nel girone.

GIAPPONE

Fino ai primi anni 90 il Giappone e il calcio erano legati principalmente dal manga (e dall’anime) “Captain  Tsubasa”, meglio conosciuto in Italia come “Holly e Benji”, cartone animato che fra gli anni ‘80 e ‘90 ha segnato un’intera generazione di adolescenti. Con la vittoria nella Coppa d’Asia  del 1992 il Giappone ha iniziato la rincorsa verso un posto di rilievo nel panorama calcistico internazionale e in pochi anni gli eroi animati Oliver Hutton, Benji Price e Mark Lenders (Tsubasa Ozora, Genzo Wakabayashi e Kojiro Hyuga nella versione originale) hanno lasciato spazio a protagonisti in carne e ossa, alcuni molto noti dalle nostre parti: Kazuyoshi Miura, capostipite dei giapponesi sbarcati in Italia, secondo miglior marcatore della storia della nazionale giapponese, autore di un solo gol con la maglia del Genoa, segnato però in un derby della Lanterna; Shunsuke Nakamura, artista dei calci di punizione con cui deliziò prima il Granillo di Reggio Calabria e poi (non me ne vogliano i reggini) il decisamente più accogliente e affascinante Celtic Park di Glasgow;  Hidetoshi Nakata, probabilmente il più talentuoso e protagonista con le maglie di Perugia, Parma e Roma, con cui vinse uno scudetto risultando decisivo; meno fortuna ha avuto Atsushi Yanagisawa che in due stagioni, fra Sampdoria e Messina, ha raccolto una quarantina di presenze e un solo gol, in coppa Italia contro l’Acireale; molto più attuali sono i nomi di Yuto Nagatomo e Keisuke Honda: il terzino dopo aver ben impressionato a Cesena ha trovato un posto da titolare nell’Inter, mentre Keisuke lo abbiamo conosciuto ancor più da vicino con la maglia del Milan anche se nei cinque mesi in rossonero ha mostrato ben poco rispetto a quanto di buono fatto vedere con la maglia del CSKA Mosca. Vinte tre delle ultime quattro coppe d’Asia, i Samurai Blu (soprannome decisamente poco originale) sono riusciti a ben figurare anche ai Mondiali, superando il girone sia nel 2002, quando co-ospitarono l’evento con gli “amici” sudcoreani, sia nel 2010 sfiorando la qualificazione ai quarti, mancata solo ai rigori contro il Paraguay. In panchina Alberto Zaccheroni, sorprendente campione d’Italia con il Milan nel 1999 ed ex allenatore, con molte meno fortune, di Inter e Juventus. “Zac” dovrebbe accantonare il suo amato 3-4-3 per un ormai classico 4-2-3-1 puntando soprattutto sulla classe di Shinji Kagawa, trequartista dello United che non è ancora riuscito ad esprime il suo potenziale in terra d’Albione. Honda e Kiyotake completano il terzetto a supporto dell’unica punta Okazaki, mentre a centrocampo Makoto Hasebe supporterà il piede educatissimo di Yasuhito Endo. Uchida, Yoshida, Konno e Nagatomo formano il quartetto difensivo con Kawashima confermato fra i pali.
PROBABILE FORMAZIONE: Kawashima, Uchida, Yoshida, Konno, Nagatomo; Hasebe, Endo; Kiyotake, Honda, Kagawa; Okazaki.
PRONOSTICO: dovrebbe giocarsi un posto per gli ottavi con la Costa d’Avorio, con gli africani leggermente favoriti.

GRUPPO D

ITALIA

Si, ci siamo anche noi. L’Italia sarà presente alla fase finale di un Mondiale per la quattordicesima volta consecutiva, l’ultima (e unica) occasione in cui gli azzurri non si qualificarono per il grande evento risale al 1958: la nazionale di Alfredo Foni cade rovinosamente a Belfast lasciando il pass per i mondiali svedesi proprio all’Irlanda del Nord. L’ obiettivo è dimenticare la figuraccia del 2010, un’eliminazione al primo turno senza alcuna vittoria contro le modeste Nuova Zelanda, Paraguay e Slovacchia. Di quella nazionale però è rimasto ben poco, appena 6 saranno i calciatori di quella spedizione convocati anche per il Brasile: Buffon, Chiellini, De Rossi, Marchisio, Pirlo e Bonucci. Diverso sarà anche il CT, dopo il fallimento del Lippi-bis la panchina azzurra è affidata ormai da quattro anni a Claudio Cesare Prandelli, 56 anni da Orzinuovi, un passato da calciatore con le maglie di Cremonese, Atalanta e Juventus e una carriera da tecnico cominciata in provincia fra Lecce, Verona e Venezia, per poi decollare con gli ottimi risultati al Parma e soprattutto alla Fiorentina, di cui è diventato l’allenatore con più vittorie sulla panchina della viola, davanti al leggendario Fulvio Bernardini. Nonostante le polemiche per alcune scelte tecniche e non (vedi applicazione “codice etico”), i risultati al momento sono tutti dalla parte del commissario tecnico. Prandelli infatti non ha avuto, e non ha, a disposizione il materiale pregiato avuto dai vari Vicini, Sacchi e Maldini negli anni 90 e nemmeno quello a disposizione di Marcello Lippi nel 2006, eppure la sua nazionale ha ben figurato a Euro 2012, cedendo solo alla grande Spagna di Del Bosque, e anche alla Confederations Cup dove ancora una volta le Furie Rosse hanno avuto la meglio, stavolta in semifinale e ai rigori. La qualificazione per il Brasile è arrivata senza particolari patemi e la squadra ha fatto valere il suo status di favorita; non è andato benissimo il sorteggio per il girone mondiale, dove l’Italia a causa dell’esclusione dalle teste di serie (criteri Ranking FIFA rivedibili) è finita nella morsa di Inghilterra e Uruguay, avversari non superiori ma da prendere con le pinze. Che Italia vedremo in Brasile? Le opzioni tattiche sembrano essere principalmente due: il  4-3-3 e il 4-3-1-2. Difesa e centrocampo sembrano già annunciati, con capitan Gigi Buffon tra i pali e una linea a quattro con De Sciglio, Bonucci, Barzagli e Chiellini; a centrocampo Pirlo, De Rossi e Marchisio formeranno il trio titolare mentre i dubbi riguardano l’attacco che sicuramente si affiderà a Mario Balotelli, ma senza la certezza di chi agirà al suo fianco. In caso di tridente, il granata Alessio Cerci e il laziale Antonio Candreva sosterranno il rossonero in un 4-3-3 un po’ “ibrido”, mentre lo schieramento con le due punte premierebbe Antonio Cassano, alla prima chiamata mondiale dopo una carriera schizofrenica.
PROBABILE FORMAZIONE:Buffon, De Sciglio, Barzagli, Bonucci, Chiellini; De Rossi, Pirlo, Marchisio; Cerci, Balotelli, Candreva.
PRONOSTICO: L’Italia non è fra le prime favorite, il girone è più complicato di altri, ma in caso di passaggio del turno l’ottavo di finale sarebbe ampiamente alla portata. Obiettivo minimo i quarti di finale.

INGHILTERRA

Se oggi siamo qui a parlare e vivere di calcio sicuramente lo dobbiamo agli inglesi, il problema è che ciò che loro hanno inventato gli altri sono riusciti a migliorarlo. L’Inghilterra ai mondiali non ha mai avuto una grande tradizione, eccezion fatta per I ragazzi del ’66 che fra le mura amiche di Wembley superarono, con qualche aiuto, la Germania Ovest conquistando il primo e unico oro mondiale della loro storia. The Three Lions per il resto hanno ruggito ben poco e la miglior prestazione dopo il Mondiale di casa risale al 1990 con un’eliminazione ai rigori per mano dei tedeschi, un solo buon risultato in mezzo a sconfitte premature e figuracce assortite. Le premesse per il 2014 non sono incoraggianti, basta leggere la rosa dei 23 selezionati da Roy Hodgson per capire che non sarà un Mondiale facile. Roy Hodgson, ve lo ricordate? L’uomo che bocciò Roberto Carlos perché poco bravo a difendere, allenatore fra le altre di Inter e Udinese, senza lasciare un grandissimo ricordo. Gli unici successi su una panchina li ha ottenuti fra Halmstadt e Copenhagen, non proprio due club di primissimo livello. Ad onor del vero bisogna ammettere che Hodgson non ha a disposizione uno squadrone memorabile: Rooney è l’unico giocatore di livello mondiale, Gerrard e Lampard meritano rispetto infinito ma fanno quasi 70 anni in due, Jagielka e Cahill non eguagliano i migliori Ferdinand e Terry. Il probabile undici inglese vede l’incostante Hart in porta, una difesa per tre quarti made in Liverpool con il Red Glen Johnson e i Toffies Phil Jagielka e Leighton Baines, a centrocampo Steven Gerrard e Frank Lampard dovrebbero partire titolari, ma è possibile che ci sia spazio per il giovane Wilshire che può dare maggior freschezza. Davanti ovviamente Wayne Rooney, coadiuvato da Daniel Sturridge e Danny Welbeck con il giovanissimo Sterling e il “centometrista” Oxlade-Chamberlain primi rincalzi. Insieme a loro un gruppo di onesti comprimari come Henderson, Milner, l’interessante Lallana e il sorprendente Rickie Lambert, una carriera quasi tutta spesa fra League One e Championship dove ha segnato a raffica guadagnandosi a 30 anni suonati il salto in Premier League, la nazionale a da agosto la gloriosa maglia del Liverpool. Per la patria del football non si preannuncia un Mondiale da protagonista, ma visto il precedente brasiliano del ’50 con la clamorosa sconfitta subita contro gli ex sudditi americani, forse una partenza in sordina non è necessariamente un male.
PROBABILE FORMAZIONE: Hart, G.Johnson, Cahill, Jagielka, Baines; Gerrard, Henderson, Lampard; Sturridge, Rooney, Welbeck.
PRONOSTICO: se tutto va bene saranno quarti di finale, ma già passare il girone sarà una bella faticaccia.

URUGUAY

Maspoli, Gonzalez, Tejera, Gambetta, Varela, Andrade, Ghiggia, Perez, Miguez, Schiaffino, Moran. Gli undici uomini che fecero piangere il Maracanà e il Brasile intero. Non c’è bisogno di spiegarvi cosa sia il Maracanazo del 1950, un evento troppo importante e troppo noto anche da chi raramente si è interessato al calcio. Sono passati sessantaquattro anni, l’Uruguay non è più la potenza mondiale di allora e non è nemmeno lontanamente paragonabile alla squadra formidabile degli anni ’20 e ’30, capace di dominare Olimpiadi e Mondiale con irrisoria facilità. L’orgoglio dei Charrua però non è mutato nel tempo, lo hanno dimostrato anche nel 2010 battendo ai quarti il Ghana, spinto da uno stadio e da un continente intero. Il quarto posto ottenuto in Sudafrica sarà difficilmente ripetibile, la complessa qualificazione ottenuta solo allo spareggio contro la Giordania è già un deciso segnale. Oscar Washington Tabarez non è stato fortunato nella sua esperienza europea, ma alla guida della Celeste ha riportato l’Uruguay ad alti livelli: ha vinto la Copa America del 2011 e ha ottenuto un quarto posto mondiale che mancava dal 1970. Diego Forlan ha imboccato la via del tramonto, ma in Uruguay non se ne sono accorti visto che la nuova coppia gol Suarez-Cavani è roba da primi della classe. Luis Suarez è la stella più brillante, 31 gol nell’ultima Premier League e la corte del Madrid che pare sia pronto ad allungare i suoi tentacoli offrendo al Liverpool cifre esorbitanti pur di portarlo in Spagna. Il vero problema sarà la condizione dell’attaccante, attualmente infortunato e recuperabile in extremis per l’esordio contro il Costa Rica. Accanto a Suarez agirà Edinson Cavani, consacratosi al Napoli e ora protagonista sotto la Tour Eiffel anche se parzialmente oscurato da Ibrahimovic. Solo l’Argentina può vantare una coppia gol di questo livello, il problema dell’Uruguay però è il centrocampo che abbonda in quantità, ma lascia a desiderare dal punto di vista qualitativo: Gonzalez, Perez e Arevalo Rios garantiscono corsa e fiato, ma la costruzione del gioco non è propriamente nelle loro corde.  La coppia difensiva Godin-Lugano è affidabile anche se pecca in rapidità, tra i pali troverà ancora spazio Muslera e la sua pericolosa discontinuità.
PROBABILE FORMAZIONE: Muslera, M.Pereira, Godin, Lugano, Caceres; Ramirez, Gargano, Rios, C.Rodriguez; Suarez, Cavani.
PRONOSTICO: difficile bissare la semifinale di quattro anni fa, ma se la coppia lì davanti funziona la squadra può trovare un posto fra le migliori otto.

COSTA RICA

Quarta partecipazione ai Mondiali per il Costa Rica, qualificato grazie alle ottime prove nel girone CONCACAF, in particolare le cinque vittorie (in cinque partite) all’Estadio Nacional di San Josè, fortezza in cui i costaricani hanno costruito le loro fortune. Il sorteggio però è stato spietato: Italia, Inghilterra e Uruguay nello stesso girone spengono ogni flebile speranza di ripetere la sorprendente qualificazione agli ottavi di Italia ’90. Il CT colombiano Jorge Luis Pinto proverà a costruire un fortino difficilmente penetrabile schierando un prudente 5-4-1. Pinto è alla seconda esperienza sulla panchina del Costa Rica dopo quella del 2004, ha allenato e vinto in Colombia (un titolo con il Cucuta Deportivo), Perù (Allianza Lima), Venezuela (Deportivo Tachira) e pure in Costa Rica, guidando l’Alajuelense. La Sele non vanta tra le sue file calciatori molto conosciuti e fare una descrizione precisa dell’undici titolare non è semplice. In porta Keylor Navas, estremo difensore del Levante, linea difensiva con Gamboa, Acosta, Gonzalez, Umana e Diaz; a centrocampo Borges, Tejada, Bolanos e Bryan Ruiz, uno dei più noti con all’attivo un discreto numero di presenza al PSV Eindhoven; punto di riferimento in attacco sarà Joel Campbell, classe 1992, ammirato in Champions League con la maglia dell’Olympiakos, giocatore dotato di grande rapidità  e che già interessa alle grandi d’Europa.
PROBABILE FORMAZIONE: Navas, Gamboa, Acosta, G.Gonzalez, Umana, Diaz; Ruiz, Borges, Tejeda, Bolanos; Campbell.
PRONOSTICO: girone infernale per il povero Costa Rica, speranze di qualificazioni vicinissime allo zero.

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