15 dicembre 1995.
A Lussemburgo, sede della Corte di Giustizia Europea, venne presa una decisione che ha rivoluzionato per sempre il calcio europeo. Il sistema dei tesseramenti e trasferimenti dell’epoca venne considerato contrario al Trattato di Roma, in quanto contrario alla libertà di circolazione dei lavoratori comunitari all’interno dell’UE.
Prima di questa data, c’erano limiti nel numero di giocatori stranieri tesserabili e schierabili in campo (in Italia, rispettivamente, al massimo 6 e 3). Inoltre, se il club A voleva comprare un giocatore tesserato per il club B, doveva versare in ogni caso un indennizzo al club B, anche se il contratto che legava il giocatore al club B era scaduto. Un esempio di ciò fu Roberto Baggio: pochi mesi prima della sentenza, passò dalla Juve al Milan per 18 miliardi di lire, anche se il suo contratto con i bianconeri era scaduto.
Dopo la sentenza, le regole diventarono quelle ancora in vigore oggi: ogni squadra di un Paese UE può tesserare un numero illimitato di giocatori comunitari e nulla è dovuto al club B nel caso in cui il club A tesseri un giocatore dopo la scadenza del contratto che lo lega a B.
A scatenare tutto questo fu un mediocre calciatore belga, Jean Marc Bosman che, avendo perso la possibilità di trasferirsi ad una squadra francese 5 anni prima nonostante il suo contratto che lo legava all’R.F.C. Liegi fosse scaduto, assistito dall’avvocato Dupont, decise di tutelarsi legalmente e vinse tre cause (una contro la federazione belga, una contro la Uefa, una contro la squadra dell’R.F.C. Liegi).
Inutile dire che la sentenza stravolse le regole del mercato: il potere contrattuale dei giocatori aumentò, e, di conseguenza, i loro ingaggi, così come, lentamente, ma inesorabilmente, iniziò un travaso dei migliori talenti UE verso i Paesi in cui i club sono più ricchi. Non è affatto un caso che, dopo la sentenza Bosman, i club dell’Est Europeo, i club belgi o olandesi non siano più riusciti ad arrivare in fondo alla Champions League.
Il Milan, ai tempi, era innegabilmente tra i club più ricchi al mondo. Non dominatore assoluto del mercato a suon di miliardi come prima dell’entrata di Berlusconi in politica, ma comunque tra i più ricchi della Serie A, all’epoca ancora il campionato di più alto livello del pianeta. Ovvio che i rossoneri fossero una meta ambita per i giocatori di tutta la UE: squadra vincente, stipendi alti, campionato stupendo, qualità della vita italiana.
Non per niente, i primi giocatori acquistati a parametro zero dal Milan furono Davids e Reiziger per la stagione ’96-‘97, prelevati da un Ajax reduce da due finali di Champions consecutive (una vinta contro il Milan di Capello, una persa contro la Juve di Lippi ed Agricola). I due olandesi si rivelarono dei flop (il primo per infortuni e carattere difficile, il secondo perché non era da Milan), e da lì iniziò il rapporto di amore-odio tra i rossoneri ed i parametro zero, ricco di meteore, bolliti e con qualche colpo buono. Durante la stessa stagione, a gennaio, arrivarono gratis anche Vukotic e Vierchowod, il primo iscrivibile alla categoria delle meteore, il secondo a quella degli ex campioni sul viale del tramonto che sarà tanto cara alla nostra dirigenza qualche anno più tardi.
Nella stagione ’97-’98 fu la volta di Bogarde, Kluivert, Moriero, Donadoni e Beloufa. Il primo, mediocre difensore olandese, giocò poco (e male) prima di venire ceduto al Barcellona. L’attaccante, considerato uno dei migliori al mondo, arrivò tra mille squilli di tromba, accolto come il nuovo Van Basten, ma fu un flop clamoroso, con goal divorati che andavano oltre i limiti della decenza e fu anch’egli ceduto al Barcellona di Van Gaal dopo un anno (beffa tecnica, ma 30 miliardi di pura plusvalenza). Moriero fu subito ceduto all’Inter come risarcimento per lo sgarbo fatto nel duello (vinto) per arrivare ad Andrè Cruz. Fu una beffa: l’ala pugliese fece un campionato da protagonista assoluto nell’Inter di Ronaldo, non vinto solo per una serie di errori arbitrali clamorosi (indovinate a favore di chi), mentre il difensore brasiliano, chiamato per l’impossibile compito di sostituire Baresi, si rivelò un bidone. Donadoni, grandissimo protagonista con Sacchi e Capello, fa parte della categoria “cavalli di ritorno ormai finiti” che tanto piace alla nostra dirigenza, mentre Beloufa fu un’altra giovane meteora.
Nelle 4 stagioni successive, il Milan continuò ad investire sul mercato, anche se in Italia non andò oltre ad uno scudetto casuale: c’erano Lazio, Parma, Roma ed Inter che spendevano di più. Risultati alterni, ma acquisti come Sheva, Kaladze, Gattuso, che diventarono importanti negli anni successivi. Poco spazio per i parametro zero: il solo Valerio Fiori (per fare il terzo portiere), nella stagione ’99-’00.
L’estate 2001 ci fu la svolta. Forti investimenti (Rui Costa, Inzaghi) ed investimenti normali (Pirlo) per tornare a vincere. Nell’estate 2002, oltre a ringraziare l’Inter per aver dato Seedorf per Coco, e Simic per Umit, si completò l’opera con un cospicuo investimento per Nesta, costruendo un gruppo che, con Carlo Ancelotti in panchina, fece innamorare l’Europa con il suo bel gioco, conquistando 2 Champions (3 finali, 4 semifinali) in 5 anni. Arrivò durante quell’estate anche il primo acquisto a parametro zero realmente azzeccato: Jon Dahl Tomasson, attaccante duttile, intelligentissimo tatticamente ed autore di goal pesantissimi per le vittorie dei primi trofei ancelottiani. Oltre al danese arrivò a zero un Rivaldo sul viale del tramonto, che però fece discretamente nel suo primo anno rossonero, mentre il cavallo di ritorno spompato Leonardo si aggregò, da svincolato, ad ottobre.
La squadra del 2002-03 era molto forte, ma le mancava qualcosa. Perse lo scudetto perché gli avversari capirono che, ammassandosi al centro e chiudendo gli spazi in quella zona del campo, riuscivano quasi ad annullare la pericolosità del Milan. I terzini, del resto, erano Simic e Kaladze: due difensori centrali adattati che non potevano garantire fase offensiva e cross. Galliani e lo staff capirono che serviva spinta sulle fasce e, nell’estate 2003, ingaggiarono a parametro zero il 33enne Cafù, considerato finito dalla Roma. Fu un grande affare. Due stagioni ad altissimo livello, una buona terza, poi la bollitura. Arrivò assieme a Kakà, preso per un tozzo di pane, (ah, l’importanza degli osservatori), ed il Milan divenne una macchina quasi perfetta.
Il gruppo era forte e, negli anni successivi, arrivarono in pratica solo rincalzi destinati alla panchina. Nella stagione ’04-’05 arrivarono a zero Dhorasoo, discreto giocatore, ma utilizzato pochissimo causa concorrenza di campioni e totem dello spogliatoio, e l’amico di Seedorf Esajas, ex lavapiatti, di cui ricordiamo soltanto una manciata di minuti in coppa Italia.
Nella stagione seguente, fu la volta di Vogel, ordinato geometra svizzero. Svincolatosi dal PSV delle meraviglie che fece soffrire il Milan in semifinale di Champions, arrivò come vice-Pirlo e conquistò solo pochi minuti. Lo svizzero arrivò assieme a Kalac (preso a zero come vice-Dida) e Vieri, svincolatosi dall’Inter. Il portiere australiano fece anche una mezza stagione da titolare, complice l’imbrocchimento di Dida. Il centravanti arrivò totalmente finito e durò pochi mesi. A gennaio lo sostituì Marcio Amoroso, preso anch’egli a zero, ma che si rivelò altrettanto bollito.
Nell’estate 2006 scoppiò Calciopoli. Il Milan fu coinvolto e da lì iniziò un ridimensionamento, dovuto anche ad una crescita economica di Liga e Premier League. Stelle non più incedibili (fu l’anno della cessione di Sheva), ma gruppo di senatori blindato con rinnovi a vita e con ingaggi pesantissimi. Risultato: nemmeno un euro ricavato dalla loro cessione e budget per il mercato nullo. Il numero di acquisti a zero o frutto di scambi tornò in aumento. Nel 2006 arrivarono a zero Coppola (quarto portiere, prestato in giro per l’Italia), ed il 34enne Favalli, che, pur nei limiti della sua ormai avvenuta spremitura, diede un contributo. La squadra vinse la Champions, come ultimo sussulto d’orgoglio di un gruppo ormai a fine ciclo, ma la politica societaria fu quella di tenere quello zoccolo duro per altri 5 anni, con risultati pessimi.
L’estate 2007 vide, oltre agli acquisti di Pato e della mummia Emerson (uno dei maggiori pacchi targati Bronzetti) ,l’arrivo di Ba a zero, come talismano. Portò talmente fortuna che il Milan arrivò quinto.
Nel 2008 il Milan spese qualcosa pagando stipendi d’oro a Ronaldinho e Zambrotta, entrambi sul viale del tramonto, riscattò Abate, riportò a casa Abbiati e fece flop con l’ennesimo cavallo di ritorno bollito: Sheva. Lo zeroparametrato fu Flamini, reduce da una grande stagione all’Arsenal, per dare nuova linfa ad una mediana ormai alla canna del gas. Purtroppo, il francese rese complessivamente molto al di sotto delle aspettative, ed il suo pesantissimo ingaggio lo rese impossibile da vendere. Da notare che a gennaio fu acquistato Thiago Silva, ultimo grande colpo degli osservatori milanisti, anche se non poté giocare fino alla stagione successiva, dato che i posti disponibili per gli acquisti extracomunitari erano già stati esauriti da Sheva e la meteora Viudez.
Durante l’estate 2009, quella della cessione di Kakà e degli addii di Ancelotti e Maldini, gli acquisti a zero furono Roma ed Onyewu. Il primo fece da terzo portiere, il secondo, roccioso difensore statunitense, si fece notare solo per una rissa con Ibrahimovic in allenamento.
Nel 2010, dopo anni di bocconi amari, con squadre mai competitive per lo scudetto, ma monti ingaggi da top team, arrivò una campagna acquisti col botto, anche se sempre oculata. Ibra, Robinho, Boateng portarono nuova linfa, il nuovo allenatore Allegri gestì bene la rosa e la squadra vinse subito lo scudetto. Durante quella stagione, gli acquisti a zero furono tutti giocatori ben sopra i 30 anni: Yepes durante l’estate, Van Bommel e Legrottaglie a gennaio. Il difensore colombiano è stato una riserva solida, il centrocampista olandese molto importante nei primi 6 mesi di permanenza, per poi cedere all’età, l’atleta di Cristo barese fondamentalmente inutile: preso come rattoppo, vide il campo solo per pochi minuti.
Il 2011 fu l’ultimo anno prima della rivoluzione. La squadra partì come super-favorita in Italia (ma sappiamo tutti come finì) e sul mercato puntò solo a trattenere i migliori, senza pensare a rinforzarsi seriamente. Durante l’estate, arrivarono a zero Mexes, destinato ad essere prima riserva della coppia Nesta-Silva, per poi prendere il posto di un Sandro avanti con gli anni e Taiwo, terzino sinistro nigeriano che avrebbe dovuto risolvere un problema che andava avanti da anni. Sulla carta, erano buoni colpi, ma in pratica il francese è stato discontinuo, rendendo decisamente al di sotto delle sue potenzialità. Il nigeriano è stato un flop, mai convincente nelle poche occasioni in cui è sceso in campo e prontamente sbolognato in giro per il mondo.
Il 2012 fu l’estate della doppia cessione Ibra – Silva e quella in cui, con qualche anno di ritardo, il blocco dei senatori fece le valigie. Da quel momento, dopo anni di perdite anche consistenti, la proprietà impose il (quasi) pareggio di bilancio come vincolo. Gli zeroparametrati e gli scambi divennero quasi l’unico tipo di acquisto, visto che, secondo l’AD rossonero, il ruolo del DS (e degli osservatori) è obsoleto. Scelta precisa, anche se, come abbiamo già dimostrato più volte, comprare parametri zero con ingaggi pesanti in realtà non fa risparmiare. Gli zeroparametrati che arrivarono furono: Montolivo, Muntari, Traoré e Pazzagli. L’ex capitano viola fece una prima stagione molto buona, tanto da guadagnarsi i galloni anche in rossonero, ma una seconda mediocre. Sulley, confermato dopo il prestito gratuito dei sei mesi precedenti, confermò pregi e difetti visti nelle altre squadre in cui ha militato. Traoré fu il solito oggetto misterioso. Pazzagli, figlio dell’Andrea che difese la porta milanista ai tempi di Sacchi e deceduto da pochi mesi, fu un’opera di cuore, visto il livello tecnico da Lega Pro. La squadra, dopo una brutta partenza, colse un miracoloso terzo posto.
Durante l’estate scorsa, la dirigenza, invece di continuare a costruire su quella squadra per rinforzarla, decise di cambiare rotta, con una rosa fatta su misura per un altro modulo di gioco. Sfiduciò pubblicamente un allenatore già in scadenza di contratto, sbagliò totalmente il mercato estivo, dando 11 milioni alla Juventus per un mediocre Matri. E, soprattutto, iniziò una guerra intestina tra Galliani e Barbara Berlusconi che sembra non essere ancora finita. Per quanto riguarda i parametro zero, in estate ritornò Coppola, come quarto portiere. Anche Kakà, rientrato dopo il clamoroso flop madrileno, per ora è costato zero, ma solo perché il Milan fece una stagione disastrosa, chiusa con un ottavo posto che lo ha mandato, dopo 16 anni, fuori dalle coppe. Il brasiliano ha fatto vedere impegno, senso di appartenenza, ha fatto 3 mesi a buoni livelli, ma anch’egli sembra ormai alla canna del gas e, a mio parere, non vale l’ingaggio che gli viene riconosciuto. A gennaio, poi, sono arrivati Honda ed Essien. Il primo, reduce da buone stagioni in Russia, non si è ancora ambientato nel calcio italiano. Il secondo sembra essere finito, ma il Milan non ha potuto rinunciare a pagare un prepensionamento dorato all’ennesimo ex campione.
Arriviamo quindi ad oggi ed al futuro prossimo… Altri zeroparametrati ci aspettano. L’antipasto è Agazzi, mediocre portiere 30enne ex Cagliari, già ufficializzato.
La storia d’amore tra il Milan ed i parametro zero è ancora viva, anche se per ora i pacchi, i bolliti, i flop sono stati ben superiori ai buoni acquisti. Del resto, per costruire squadre forti ci vogliono o soldi a palate o osservatori competenti, ascoltati e un po’ di voglia di scommettere su giocatori non ancora affermati; mentre il Milan degli ultimi anni ha navigato a vista, sperperando in stipendi alti più di quello che ha risparmiato sui cartellini.
Vedremo ciò che ci riserva il futuro. Io mi auguro un cambio di politica societaria, ma, con Galliani saldo al timone ed un ds fantoccio, mi aspetto di più un affidarsi a procuratori ed agli entranti “fondi” per prendere giocatori in leasing e lucrare sulle commissioni.
Lista completa acquisti a parametro zero milanisti:
96/97 Davids, Reiziger, Vukotic, Vierchowod
97/98 Moriero, Donadoni, Bogarde, Kluivert, Beloufa
98/99 –
99/00 Fiori
00/01 –
01/02 –
02/03 Leonardo, Tomasson, Rivaldo
03/04 Cafu (Pancaro fu scambiato alla pari con Albertini)
04/05 Dhorasoo, Esajas
05/06 Amoroso, Kalac, Vieri, Vogel
06/07 Coppola, Favalli
07/08 Ba
08/09 Flamini
09/10 Onyewu, Roma
10/11 Yepes, Van Bommel, Legrottaglie
11/12 Mexes, Taiwo
12/13 Montolivo, Muntari, Traorè, Pazzagli
13/14 Honda, Coppola, Essien, (Kakà)?
14/15 Agazzi
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